domenica 22 Dicembre 2024

Il governo italiano annuncia: “Chico Forti tornerà presto in Italia”

Dopo anni di speranze, promesse e interminabili attese, è finalmente ufficiale: il velista italiano Chico Forti, condannato all’ergastolo per l’omicidio, avvenuto in Florida nel 1998, dell’australiano Dale Pike – ma sempre dichiaratosi innocente e vittima di un errore giudiziario -, tornerà a scontare la sua pena in Italia. A renderlo noto è stata la premier italiana Giorgia Meloni, in un breve video registrato a Washington, dove si trovava per discutere con il presidente USA Joe Biden le priorità dell’agenda del G7. «Sono felice di annunciare che dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti è stata firmata l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti, un risultato frutto dell’impegno diplomatico di questo governo, della collaborazione con lo Stato della Florida e con il governo degli Stati Uniti che ringrazio – ha detto la Presidente del Consiglio –. È un giorno di gioia per Chico, per la sua famiglia, per tutti noi. Lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto e ora aspettiamo in Italia Chico Forti».

Il governo australiano e i familiari della vittima hanno dato il loro benestare alla scelta di far scontare a Forti nel nostro Paese il resto della pena comminatagli. Così, giovedì scorso, il consigliere legale del governatore della Florida Ron DeSantis ha indirizzato una missiva al Dipartimento di Giustizia Usa in cui ha scritto che la Florida ha accettato il trasferimento del detenuto in Italia, dal momento che le autorità federali hanno affermato che “è nell’interesse nazionale in quanto vantaggioso per promuovere il rapporto tra i governi di Italia e Stati Uniti“. Negli ultimi anni, i leader politici che hanno espressamente manifestato sostegno alla causa di Chico Forti sono stati la stessa Giorgia Meloni, il segretario della Lega Matteo Salvini e l’ex numero uno del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. Quest’ultimo, da ministro degli Esteri, il 23 dicembre 2020 aveva dichiarato con soddisfazione che il governatore della Florida aveva “accolto l’istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia”, ma quell’annuncio non aveva avuto seguito, poiché DeSantis aveva successivamente interrotto le procedure.

Il caso di Chico Forti parte dalla fine degli anni Novanta. Dopo essersi trasferito a Miami in cerca di fortuna ed essere entrato in rapporti con l’affarista tedesco Thomas Knott, nel 1998 il velista si interessò all’acquisizione del Pykes Hotel di Ibiza, di cui era proprietario l’imprenditore Anthony Pike, versando 25mila dollari di caparra. Il fondatore della famosa discoteca, però, non era in buone condizioni di salute, così suo figlio, Dale Pike, decise di raggiungere Forti a Miami per seguire in maniera diretta l’operazione. Il 15 febbraio 1998, Chico andò a recuperare all’aeroporto Dale. Quest’ultimo verrà ritrovato la mattina successiva a Sewer Beach con due colpi di pistola calibro 22 in fronte. Da quel momento partirà un’odissea giudiziaria per Chico, con interrogatori senza registrazioni video e senza la presenza di un avvocato, trascrizioni degli stessi effettuate mesi dopo la loro reale avvenuta, controlli errati dei tabulati telefonici e un’arma del delitto svanita nel nulla. In seguito a un processo lampo durato 24 giorni, il 15 giugno 2000 il giudice Victoria Platzer pronunciò la sentenza di condanna all’ergastolo come “felony  murder”, ovvero come delitto compiuto in esecuzione di un altro reato: nel caso specifico, la presunta truffa di Chico ai danni dei Pyke. Eppure, Forti venne prosciolto dagli otto capi di imputazione per frode di cui era accusato. Ma ora, dopo 24 anni di galera in America, in applicazione alla Convenzione di Strasburgo Forti tornerà, da detenuto, nel suo Paese d’origine.

[di Stefano Baudino]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

1 commento

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria