Il colosso italiano della cantieristica navale Fincantieri collaborerà con EDGE Group, una holding degli Emirati Arabi Uniti specializzata nel settore della Difesa, per produrre una vasta gamma di navi militari e sottomarini. La notizia, passata in sordina, è stata annunciata dalla stessa società partecipata al 71,3 per cento dallo Stato italiano attraverso Cassa Depositi e Prestiti. «L’accordo creerà un business con base negli Emirati Arabi Uniti dal valore stimato di 30 miliardi di euro», scrive Fincantieri sul proprio sito. L’intesa lungo l’asse Roma-Abu Dhabi arriva al culmine di un progressivo riavvicinamento diplomatico e commerciale, iniziato dal governo Draghi e portato avanti dall’attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Proprio quest’ultima, in visita l’anno scorso nella monarchia del Golfo, si soffermò sulla «volontà di recuperare un rapporto di amicizia per gli interessi nazionali dell’Italia» con gli Emirati Arabi Uniti, Paese impegnato, tra le altre cose, a demonizzare i diritti umani e a seminare morte nella guerra in Yemen.
All’accordo stipulato tra Fincantieri ed Edge Group farà seguito la nascita di una società controllata per il 51 per cento dalla holding emiratina e che vedrà il restante 49 per cento delle azioni di proprietà di Fincantieri. «La joint venture, basata ad Abu Dhabi, avrà diritti di prelazione per gli ordini non NATO, sfruttando in particolare l’attrattiva degli accordi G2G (accordi intergovernativi, ndr) degli Emirati Arabi Uniti», fa sapere il colosso italiano della cantieristica navale sul proprio sito. Edge Group, holding emiratina comprendente 25 società, si è affermata come uno dei principali gruppi mondiali di tecnologia avanzata e Difesa. Attraverso la holding, Abu Dhabi ha stipulato accordi con decine di Paesi: nel 2022 Edge Group ha contratto ordini per un valore di cinque miliardi di dollari. Il 30 per cento delle vendite ha riguardato l’export, per una crescita del 500 per cento rispetto al 2021. Un incremento coerente con il fermento bellico degli ultimi due anni, che ha strizzato l’occhio all’industria militare e portato la spesa mondiale per la Difesa a raggiungere, nel 2023, la cifra record di 2,2 trilioni di dollari.
La joint venture tra Fincantieri ed Edge Group godrà poi di «una serie di ordini strategici effettuati da alcuni selezionati Paesi membri della NATO», sempre più proiettata verso imminenti scenari di guerra. In quella che appare a tutti gli effetti come una nuova – e rapida – corsa agli armamenti, con l’impegno diplomatico per una de-escalation finito in soffitta, l’Italia piazza una bandierina ad Abu Dhabi, preparandosi a realizzare un’ampia gamma di navi da guerra. Queste dovrebbero essere costruite in Liguria per stanziarsi poi in un secondo momento nei porti degli Emirati Arabi Uniti.
Con la nuova intesa Roma e Abu Dhabi continuano lungo la strada del riavvicinamento diplomatico e commerciale, lasciandosi definitivamente alle spalle gli anni di “gelo” iniziati con la vicenda Alitalia-Etihad, carica di accuse reciproche per la mancata cessione della compagnia nazionale italiana al colosso emiratino, e continuata poi con la limitazione di Palazzo Chigi all’export di armi verso la monarchia del Golfo, venuta meno nell’aprile scorso su volontà del governo Meloni.
[di Salvatore Toscano]