martedì 3 Dicembre 2024

Le strane dimissioni di Victoria Nuland, il falco antirusso dell’amministrazione Biden

Antony Blinken, Segretario di Stato degli Stati Uniti, ha comunicato che Victoria Nuland si dimetterà presto da Sottosegretario di Stato per gli Affari Politici. Nuland, funzionaria di lungo corso, è stata un falco della politica USA in ogni ruolo che ha ricoperto. Negli ultimi anni, la sua posizione anti-russa è stata utilizzata dagli Stati Uniti per impostare una politica estera aggressiva, sia nei confronti del “nemico” sia nei confronti degli alleati: rimarrà nella storia il suo «Fuck the Europe» in merito alle decisioni statunitensi all’indomani del colpo di Stato in Ucraina, nel 2014, che evidenziava come il suo unico obiettivo fosse la tutela degli interessi americani, anche a danno degli alleati. Inusualeè poi il fatto che a comunicare la decisione sia stato Blinken anzichè lei stessa, che fa pensare ad un dimissionamento forzato. La decisione potrebbe riflettere la volontà di un atteggiamento più aperto sulla questione ucraina da parte dell’amministrazione Biden, magari in ottica elettorale.

Nuland dovrebbe quindi andare in pensione dopo più di 30 anni di servizio diplomatico. Blinken, nel fare l’annuncio, ha sottolineato la «feroce passione» di Nuland per la libertà, la democrazia e i diritti umani e la promozione di queste cause all’estero. Il Segretario di Stato USA ha poi sottolineato il lavoro di Nuland in Ucraina, che ha definito «indispensabile per affrontare l’invasione su vasta scala del Paese» da parte della Russia. E proprio in Ucraina, Victoria Nuland è stata protagonista fin dal 2013, per poi prendere totalmente le redini a seguito del colpo di Stato di Euromaidan del 2014. Nuland, dal 2013 al 2017, è stata Assistente Segretario di Stato per gli Affari Europei e Euroasiatici e fu lei a pronunciare la famosa frase «Fuck the Europe», proprio in merito alle vicende ucraine di quegli anni. E proprio di recente è stata resa nota la presenza ufficiale statunitense in Ucraina dal 2014 e di basi segrete della CIA a partire dal 2016.

Recentemente, Nuland era stata candidata a succedere a Wendy Sherman come vice segretario di Stato e aveva ricoperto il suo ruolo ad interim quando Sherman si è pensionato sette mesi fa, salvo poi perdere la sfida interna al personale dell’amministrazione quando il presidente Joe Biden ha nominato Kurt Campbell, entrato in carica il mese scorso. Nuland aveva prestato servizio presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Mosca nei tumultuosi anni Novanta e si trovava in città durante il tentativo di colpo di Stato contro l’ex presidente russo Boris Eltsin. In seguito è diventata ambasciatrice degli Stati Uniti presso la NATO, prima di essere nominata portavoce del Dipartimento di Stato sotto l’ex segretario Hillary Rodham Clinton durante il primo mandato del presidente Barack Obama.

Il ministero degli Esteri russo ha immediatamente commentato l’annuncio, definendolo un’ammissione della politica fallimentare degli Stati Uniti nei confronti della Russia. «Non vi diranno il motivo. Ma è semplice: il fallimento del corso anti-russo dell’amministrazione Biden. La russofobia, proposta da Victoria Nuland come il principale concetto di politica estera degli Stati Uniti, sta trascinando i democratici sul fondo come una pietra», ha detto Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo.

Inusuale anche la decisione della comunicazione da parte di Blinken, anziché da parte della stessa Nuland, che farebbe pensare ad un suo dimissionamento forzato. La decisione potrebbe riflettere la volontà di un atteggiamento più aperto sulla questione ucraina da parte dell’amministrazione Biden, magari in ottica elettorale, oppure semplicemente un cambio di forze o di obiettivi strategici. Nuland sarà sostituita temporaneamente come sottosegretario da un altro diplomatico di carriera, John Bass, un ex ambasciatore in Afghanistan che ha supervisionato il ritiro degli Stati Uniti dal Paese. Attualmente è sottosegretario di Stato per la gestione.

I funzionari statunitensi hanno affermato che la favorita per succedere a Nuland in modo permanente è l’attuale ambasciatrice degli Stati Uniti presso la NATO, Julianne Smith, un ex funzionario del Pentagono che è stata anche vice consigliere per la sicurezza nazionale dell’allora vicepresidente Biden. Dal 2014 al 2018 ha lavorato presso il Center for a New American Security (CNAS), un think tank specializzato in questioni di sicurezza nazionale tra cui terrorismo, guerra irregolare e le implicazioni per la sicurezza nazionale del consumo di risorse naturali, ma anche riguardo al futuro delle forze armate statunitensi, l’emergere dell’Asia come centro di potere globale e i giochi di guerra che contrappongono gli Stati Uniti alla Repubblica Popolare Cinese.

Come che sia, la partenza di Nuland mette fine ad un ciclo diplomatico-politico predatorio, proprio come l’attitudine da falco che la funzionaria statunitense ha sempre avuto nei ruoli che ha ricoperto, tanto con gli avversari che con gli alleati. Nel prossimo futuro scopriremo chi prenderà il suo posto e come porterà avanti il ruolo affidatogli.

[di Michele Manfrin]

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5 Commenti

  1. Grazie MM, articolo interessante e forse anche una buona notizia.

    Segnalo una ripetizione della proposizione qui sotto, che svaluta il testo depotenziandolo leggermente. Da togliere.

    “Inusuale è poi il fatto che a comunicare la decisione sia stato Blinken anzichè lei stessa, che fa pensare ad un dimissionamento forzato. La decisione potrebbe riflettere la volontà di un atteggiamento più aperto sulla questione ucraina da parte dell’amministrazione Biden, magari in ottica elettorale.”

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