giovedì 21 Novembre 2024

Gli ucraini non vogliono più Zelenski: il sondaggio sulle elezioni che non ci saranno

Zelenski avrebbe dato l’ok per la nomina dell’ex-capo di Stato maggiore ucraino, Valerij Zaluzhnyi come nuovo ambasciatore ucraino a Londra. Il generale giubilato proprio dal presidente appena poche settimane fa, porta a casa un buon risultato. Ma potrebbe essere anche un modo per tenere lontano quello che è diventato l’uomo più popolare dell’Ucraina, lontano dai palazzi di Kiev, l’uomo che in qualche modo Volodymyr Zelenski teme più di tutti per la sua leadership nel Paese. Ma per ora il presidente può riprendere fiato. Come è noto infatti, le elezioni in Ucraina sono sospese a causa della guerra in corso. Ma nell’ipotesi che venissero indette, Valerij Zaluzhnyi sbaraglierebbe proprio il presidente. Lo dimostra un recente sondaggio condotto dall’agenzia ucraina Sotsis e commissionato dal sito giornalistico, tsenzor.net.

I risultati parlano chiaro: ad eventuali elezioni presidenziali, Zaluzhnyi otterrebbe il 41% contro il 23,7% dell’attuale capo di Stato ucraino. Non solo. In un successivo ballottaggio, la vittoria di Zaluzhnyi sarebbe quasi travolgente: 67,5% contro il 32% del suo avversario Zelenski. Per gli altri ipotetici candidati, poche briciole: l’ex leader ucraino Petro Poroshenko e l’ex presidente della Verkhovna Rada Dmitry Razumkov otterrebbero rispettivamente il 6,4% e il 5,6%. Il sondaggio, pubblicato anche dal popolare quotidiano ucraino Zerkalo nedelij, realizzato nel periodo tra il 22 febbraio scorso e il 1 marzo e pubblicato il 5 dello stesso mese, ha sottoposto agli intervistati (circa 3000 di diverse fasce di età, genere e condizione sociale) un altro quesito riguardante un possibile voto in Parlamento, la Verkhovnaja Rada: immaginando le fazioni partitiche in “blocchi” (bloky) il 46,4% degli ucraini voterebbe per un eventuale “blok Zaluzhnyi”; il 21,1% per il “blok Zelenski”; il 7,5% per il “blok Poroshenko”; il 7% per il “blok Prytula”; il 6,8% per il “blok Razumkov”.

Considerato che nel 2019, quando l’outsider Zelenski si presentò candidato alle presidenziali contro il presidente uscente, Petro Poroshenko, vinse col 74% dei voti si tratterebbe di un vero e proprio crollo verticale quindi, che al momento però è scongiurato. Le elezioni, come detto, non ci saranno. Lo aveva annunciato il 6 novembre dello scorso anno, lo stesso Zelenski, ritenendole impossibili da svolgere a causa del conflitto. Da allora però sono accadute diverse cose. Tra le quali, forse la più significativa è quella dello scorso 8 febbraio scorso, quando furono annunciate le “dimissioni” del generale Valerij Zaluzhnyi, capo di Stato maggiore dell’esercito ucraino e la sua sostituzione il giorno stesso con il generale Oleksandr Syrskij. Tra il presidente e l’ormai ex-capo dell’esercito infatti erano sorti parecchi dissapori dopo che quest’ultimo aveva affermato pubblicamente che il conflitto fosse da troppo tempo in una fase di stallo. Affermazione che a Zelenski, già alle prese con una serie di scaramucce interne all’amministrazione e nel giro dell’intelligence, non era piaciuta affatto.

In realtà il dissidio tra i due era iniziato già dalla primavera dello scorso anno: il presidente ha sempre spinto per la ripresa della Crimea e del Donbass intero. Zaluzhnyi, come accade spesso tra i militari su un campo di battaglia, aveva avuto invece una visione più “realista”, specie alla luce della fallita controffensiva ucraina degli scorsi mesi. Le due posizioni erano andate a divaricarsi sempre più, quasi a voler seguire di pari passo quello che accadeva sul campo di battaglia e il pensiero magico del presidente, volendo utilizzare una felice espressione coniata tempo dal Wall Street Journal in merito alle aspettative dell’Occidente sul conflitto (i maligni dicono che il generale riscuoterebbe maggiori favori da parte degli Stati occidentali che supportano l’Ucraina e questo sarebbe stato un ulteriore elemento di irritazione per Zelenski). Così, dopo tante voci e ipotesi sul destino di Zaluzhnyi, alla fine la decisione venne presa. Una decisione accettata però con molta diffidenza sia da parte dei vertici militari ucraini che della stessa popolazione.

Zaluzhnyi, autore della vittoriosa controffensiva nell’autunno del 2022 che aveva portato alla riconquista di vaste zone cadute sotto il controllo russo, da Kharkiv al nord a Kherson, nella parte sud est del Paese, è tutt’ora considerato un eroe da gran parte della popolazione ucraina. «Zaluzhnyi è un uomo d’azione, si presenta molto bene, è conosciuto e stimato a livello internazionale e nei momenti bui della guerra, è stato colui che riconquistato i territori finiti in mano ai russi. Certo, viene riconosciuto il merito a Zelenski ma il capo e l’autore di quelle vittorie è indubbiamente lui», spiega a L’Indipendent Oles Horodetskyy, presidente dell’associazione cristiana ucraina in Italia, da anni abitante a Roma e molto attivo per la causa del suo Paese. Horodetskyy spiega che anche in Ucraina, come ormai in ogni altra parte del mondo, la personalizzazione, nella vita politica ucraina, ha un peso preminente: «Zaluzhnyi è rassicurante, di poche parole. Al contrario di Zelenski che parla molto e non sempre viene compreso dagli ucraini. La comunicazione di Zaluzhnyi invece è molto efficace. Inoltre, come si diceva, è stato il capo dell’esercito e in questo momento particolare e drammatico che stiamo vivendo, l’esercito è diventato la prima istituzione nel cuore degli ucraini, prima ancora addirittura della Chiesa che pure per noi è sempre stata al vertice della gerarchia». Volodymyr Zelenski comunque, «finché c’è la guerra rimane sempre il nostro presidente, supportato in maniera incondizionata», chiosa Horodetskyy.

C’è un altro punto che potrebbe creare maretta al governo di Zelenski: la legge marziale introdotta dal presidente (e di conseguenza la sospensione delle elezioni, sia presidenziali che parlamentari) scadrà il 13 maggio. La Corte costituzionale avrebbe dovuto discutere il 20 maggio la legittimità del mandato dell’attuale capo dello Stato. Al momento non è chiaro sapere se dall’ufficio del presidente o dal parlamento sia giunta una richiesta in tal senso. Nel caso comunque, i tempi per una decisione potrebbero essere lunghi. È ancora il sondaggio di Sotsis però a venire involontariamente in aiuto per districare la matassa: secondo la maggior parte degli ucraini, il 59,7% ritiene che indire elezioni in questo momento sarebbe sbagliato. A chiederle sarebbe soltanto il 24,2%.

[di Giancarlo Castelli]

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