giovedì 21 Novembre 2024

La censura governativa si abbatte sul writer Jorit: “stop ai finanziamenti, è filorusso”

Ancora una volta esponenti del governo cercano di penalizzare artisti colpevoli di avere idee considerate illegittime. Dopo che gli inviti alla fine del genocidio di Gaza avevano provocato la proposta di vietare le esternazioni politiche sul palco di Sanremo, è ora la volta di Jorit, l’artista napoletano “colpevole” di essere andato ad effettuare murales in Russia ed aver incontrato Putin. Il senatore di Fratelli d’Italia, Antonio Iannone, ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, per chiedere se non sia il caso di intraprendere azioni per impedire alla Regione Campania di “utilizzare risorse pubbliche per finanziarie soggetti e progetti apertamente filo-putiniani”. Nel mirino il bando attraverso il quale la Campania avrebbe finanziato la realizzazione di opere di Jorit sulle facciate di diverse scuole superiori che “hanno spesso espresso veri e propri messaggi politici, dal momento che, come dichiarato dallo stesso Jorit, sono volte a dire NO al riarmo“.

Nel testo dell’interrogazione parlamentare presentata da Iannone, visionato dall’Adnkronos, si fa riferimento a notizie stampa secondo le quali l’artista avrebbe “ricevuto novantamila euro di cachet da un’azienda controllata dal Ministero dell’Edilizia russo per dipingere dieci murales nei territori russi e nell’Ucraina occupata militarmente”. L’incontro di Jorit con Putin, inoltre, “sarebbe stato preparato (e non improvvisato) dall’ambasciata russa in Italia”. A ciò, Iannone aggiunge che “la Regione Campania, tramite i fondi del POR Campania Fse 2014-2020 [il Piano Operativo Regionale, che si inserisce in un più ampio programma europeo di crescita sostenibile e inclusiva dell’Europa, ndr], finanzia da anni la Fondazione Jorit”. La Regione Campania avrebbe inoltre finanziato anche il progetto della Fondazione Jorit Right between the eyes, il quale “prevede la partecipazione di ben diciotto scuole campane (oltre 300 alunni) volto alla realizzazione di opere su pareti e spazi pubblici che caratterizzano la street art”.

A rivendicare il valore politico delle sue opere è proprio Jorit, che sottolinea la vicinanza della propria arte ai movimenti no global e di lotta per i diritti sociali. I suoi murales sono apparsi in tutto il mondo, dal Sudamerica alla Cina, passando per l’Africa, il Nordamerica e la Palestina. In Italia, la sua attività si concentra soprattutto a Napoli, dove ha realizzato enormi dipinti sulle facciate di abitazioni situate sia nel centro storico che nelle periferie, come i ritratti di Pasolini e Angela Davis realizzati a Scampia. Una sua opera (un gigantesco ritratto del cosmonauta sovietico Jurij Gagarin, accompagnato dall’acronimo CCCP, sigla cirillica per l’URSS) è stata realizzata nel 2019 a Odintsovo, in Russia.

Ma Jorit non è l’unico artista che cerca di portare un messaggio politico con le proprie opere. Di fatto, sono numerosi gli artisti che, attraverso i propri testi o le proprie immagini, cercano di fare della propria arte uno strumento di rivendicazione politica, molto spesso di stampo pacifista e antimilitarista. Cosa che non sempre va giù alle istituzioni, e non solo di questo governo. Basti pensare alla persecuzione giudiziaria contro l’artista sardo Bakis Beks, o quanto successo dopo che Ghali ha osato pronunciare la frase «stop al genocidio» a Sanremo. A questo si associa poi la totale mancanza di contraddittorio, quantomeno nell’informazione mainstream, che scatena una immediata levata di scudi quando la parte “nemica” viene interpellata. È quanto accaduto, tanto per dirne una, con l’intervista realizzata a Putin dal giornalista americano Tucker Carlson.

«Il tempo della guerra sta volgendo al termine perché lo scontro sta raggiungendo un grado di intensità che può portare soltanto o a una soluzione diplomatica o alla terza guerra mondiale. I politici europei o inizieranno un dialogo con Putin o ci porteranno alla fine dell’Umanità» ha dichiarato Jorit in un’intervista, quando interpellato in merito alla propria decisione di incontrare Putin. «Io spero che alla fine la ragione trionfi e l’umanità si salvi. A quel punto saranno in molti a farsi la foto con Putin. Io ho fatto il primo passo e provato a distruggere quell’immagine di Putin “mostro”. Lavorando con le immagini so quanto queste sono potenti, anche più delle parole. E l’immagine di Putin che si “apre” al mondo ha mandato in tilt l’idea costruita del mostro che ci descrivono. Detto questo non ho mai dato giudizi morali su Putin, da occidentale non ho alcun diritto di giudicare l’operato del presidente russo».

[di Valeria Casolaro]

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