giovedì 21 Novembre 2024

Continua a peggiorare la situazione nelle carceri italiane: tre suicidi in 24 ore

Sono tre i morti suicidi in carcere in appena 24 ore: a Pavia, il trapper Jordan Jeffrey Baby si è impiccato all’interno della sua cella; a Teramo, poche ore dopo, un detenuto di appena 21 anni si è tolto la vita in modo analogo; a Secondigliano è stato il turno di Robert, un uomo di 33 anni. «Tre detenuti che si suicidano in un giorno segnano il fallimento delle istituzioni» ha dichiarato Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, che ha lanciato un appello alla classe politica: «Fermatevi con il ddl sicurezza e approvate norme di umanità. Ogni suicidio è un atto a sé ma, quando sono così tanti, evidenziano un problema sistemico». Il numero complessivo di detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno sale così a 23, con una media di uno ogni tre giorni. Nel frattempo, a Milano è record di denunce da parte dei detenuti per “trattamenti inumani e degradanti” in carcere: sono state 555 in un solo mese (dal 1° gennaio al 10 febbraio), contro le 447 dell’intero 2023 e le 534 del 2022.

La problematica del sovraffollamento carcerario permea ormai gli istituti penitenziari di tutte le aree del territorio. Secondo quanto recentemente certificato dal Garante Nazionale dei diritti dei detenuti, l’indice medio di sovraffollamento – risultato del rapporto tra il numero delle persone detenute presenti e quello relativo ai posti effettivamente disponibili – ha subìto un forte incremento dal dicembre 2020, anno dello scoppio della pandemia. Allora, esso era del 113,18%, per poi passare al 114,6% nello stesso mese del 2021 e al 117,85% nel 2022. La brusca impennata si è però verificata nel 2023, quando il tasso di affollamento si è alzato al 127,06%, per poi attestarsi al 127,48% nel gennaio 2024. Su 190 istituti penitenziari, quelli interessati dal fenomeno del sovraffollamento della popolazione carceraria sono ben 146, ovvero il 77% del totale. L’altissimo tasso di sovraffollamento è, neanche a dirlo, il fattore che accomuna anche le strutture teatro dei tre ultimi suicidi. Per quanto concerne la casa circondariale di Pavia – in cui a fine febbraio si attestava al 126% –, in occasione di una visita risalente allo scorso ottobre, gli osservatori di Antigone avevano trovato alcuni reparti infestati dalle cimici e almeno un detenuto con un nido di insetti nei capelli, evidenziando la necessità di una maggiore attenzione nella gestione degli aspetti igienico-sanitari, specie in relazione ai casi di detenuti con disturbi psichiatrici. Si appurava, inoltre, come in molti casi i reclusi non avessero a disposizione acqua calda e le condizioni dei bagni – e, più in generale, delle intere celle – risultassero inaccettabili per sporcizia, sanitari danneggiati o non funzionanti e scarsa areazione. Uno spaccato simile è stato rinvenuto nel carcere di Teramo, un istituto che, come raccontato da Antigone in un report dell’anno scorso, “necessita di molti lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria”, le cui camere, concepite per ospitare una persona sola, a causa del sovraffollamento (con un indice del 147%), sono occupate da due detenuti. “Il personale civile, in divisa e medico lamenta la forte carenza di organico che rende difficoltosa la gestione delle situazioni ordinarie e straordinarie – ha scritto Antigone –. Ci viene segnalato che l’Istituto ospita molte persone affette da disagio psichico e che la maggior parte dei trasferimenti, in entrata e in uscita, avvengono per ordine e sicurezza”. Anche la struttura di Secondigliano vede un grande affollamento (il tasso è del 127%). All’interno del carcere è stata rilevata la scarsità di personale penitenziario e, come riferito dal personale sanitario, il fatto che “circa l’80% della popolazione detenuta” faccia uso di psicofarmaci.

Non è evidentemente un caso che il boom del numero di detenuti si verifichi in un periodo storico in cui la spinta repressiva del governo si sia sostanziata, in particolare, nella creazione di un gran numero di nuovi reati. «Le politiche governative dell’ultimo anno non hanno di certo aiutato le politiche penitenziarie. Tanti sono stati infatti i nuovi reati o gli inasprimenti delle pene varati da Governo e Parlamento, dal dl Caivano, alle norme anti-rave, fino al recente pacchetto sicurezza – ha dichiarato a fine dicembre 2023 Patrizio Gonnella –. Scelte che non avranno alcun impatto sulla prevenzione dei reati, per cui servirebbero altresì politiche economiche e sociali, ma che stanno contribuendo e contribuiranno sempre di più al sovraffollamento penitenziario e ad un peggioramento delle condizioni di vita delle persone detenute, ma anche del personale, su cui viene scaricata la fatica quotidiana di gestire situazioni complesse a fronte di scarse gratificazioni economiche». Il sovraffollamento da record, infatti, coinvolge ora anche le carceri minorili, come dimostrano i casi delle strutture di Torino, Milano, Treviso, Potenza e Firenze, che “scoppiano” di reclusi. Parallelamente, crescono in maniera smisurata i ricorsi di detenuti che denunciano «trattamenti inumani e degradanti» in carcere, in violazione dell’articolo 3 della CEDU. Come ha confermato il tribunale di Sorveglianza di Milano, dal primo gennaio al 10 febbraio di quest’anno le nuove denunce registrate sono state 555. Un dato addirittura più alto di tutto il 2023 (le denunce presentate in 12 mesi furono 477) e dell’intero 2022 (534). Ennesimo tassello estremamente indicativo di una situazione sempre più ingestibile.

[di Stefano Baudino]

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