In seguito a una vigorosa protesta da parte di decine di studenti, all’Università Federico II di Napoli – precisamente nella facoltà di Ingegneria di Fuorigrotta – è saltato un incontro sul “Ruolo della cultura nel contesto di un Mediterraneo conteso” che avrebbe visto la partecipazione del Rettore dell’Ateneo, Matteo Lorito, e del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, chiamato a presentare il suo ultimo libro sul conflitto in Medio Oriente. Proprio la presenza di Molinari, accusato dagli studenti di promuovere dal 7 ottobre sul suo giornale «una propaganda sionista e distorta di quello che in realtà è un genocidio perpetrato da Israele nei confronti del popolo palestinese», ha innescato le contestazioni, sfociate in spintonamenti tra i giovani e i membri delle forze dell’ordine e poi nell’ingresso degli universitari nei locali della facoltà. Qui è stato affisso uno striscione con la scritta «Fuori i sionisti dalle università».
La conferenza è stata in un primo momento annullata, poi dichiarata solo «sospesa» dal Rettore. In seguito, gli universitari hanno rivendicato la loro azione con un comunicato inviato all’Ansa. «Volevamo dire al direttore Molinari che, anche se lui sembra non riuscire a capirlo, in Palestina sono 30 mila i morti ammazzati da Israele – hanno scritto –. Come possono parlare di Mediterraneo mentre si consuma nel cuore dello stesso, un genocidio?». A stigmatizzare l’accaduto, esprimendo “solidarietà” al direttore Molinari, è stato subito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il quale, come reso noto da fonti del Quirinale, ha affermato che «quel che vi è da bandire dalle Università è l’intolleranza, perché con l’Università è incompatibile chi pretende di imporre le proprie idee impedendo che possa manifestarle chi la pensa diversamente». In realtà, la protesta studentesca non aveva come bersaglio solo le posizioni del direttore di Repubblica – testata quanto mai allineata alla narrazione unilaterale mainstream sulla guerra a Gaza – ma anche i legami tra gli atenei italiani e quelli israeliani. «Vogliamo che l’università interrompa gli accordi con le università israeliane e Leonardo – ha spiegato Nicola, membro del Collettivo Autorganizzato Universitario, che ha animato la protesta –. Non è un caso che l’incontro sia stato organizzato nel Polo di Ingegneria, che ha accordi con Leonardo e pure con Eni, che depreda i giacimenti di gas del Mediterraneo di fronte alla Striscia di Gaza. Noi volevamo su questo un incontro con Lorito e Molinari, ma vigliaccamente hanno deciso di non concedercelo». Antitetica, naturalmente, la versione di Molinari: «Dopo aver annullato l’evento, ho proposto a questi manifestanti di incontrarli ed ascoltare le loro opinioni sulla guerra in corso in Medio Oriente e su qualsiasi altro tema avessero voluto ma purtroppo hanno rifiutato, dicendo che non erano interessati a incontrarmi e a parlarmi», ha scritto in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano che dirige. Nel primo pomeriggio, i giovani si sono uniti in corteo di solidarietà verso Anaan Yaheesh, rifugiato palestinese che il governo italiano vuole estradare in Israele, e tutti i prigionieri politici palestinesi, organizzato dal coordinamento “Napoli con la Palestina”, partito da Piazza Garibaldi.
A levare gli scudi contro le proteste studentesche, con la consueta retorica del ritorno all’antisemitismo, sono stati la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, e il presidente della Comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi, che in una nota congiunta hanno scritto: «È inconcepibile e inaccettabile che l’Università Federico II di Napoli sia stata costretta a cancellare una conferenza per le intimidazioni e la violenza di un gruppo di facinorosi contro il relatore, il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, solo perché ebreo. Solo perché cerca ancora di agire responsabilmente come giornalista […] Se prevale l’antisemitismo, è una sconfitta per tutti». Al coro pro-Molinari, pressoché univoco all’interno dei grandi giornali, partecipano anche i partiti politici, da quelli di centrodestra fino ad Alleanza Verdi-Sinistra, dai centristi di Italia Viva e Azione fino a Movimento 5 Stelle e Partito Democratico (la cui segretaria, Elly Schlein, ha chiamato al telefono il giornalista per esprimergli vicinanza).
È curioso constatare come tra le tante figure che stanno pubblicamente solidarizzando con Molinari, urlando all’«antisemitismo strisciante» che dilagherebbe nelle università e alla «negazione della libertà d’espressione», ve ne siano molte che non più tardi di una decina di giorni fa chiedevano l’allontanamento della Professoressa Donatella di Cesare dall’Università de La Sapienza per aver scritto un post affettuoso nei confronti dell’ex brigatista Barbara Balzerani, pubblicato il giorno della sua morte. Un commento che – nonostante fosse stato subito cancellato – ha fatto scattare l’avvio di un procedimento da parte dell’Università nei confronti della Docente. Ieri, la sua lezione è stata interrotta dall’irruzione di un gruppo di giovani militanti di Forza Italia, che hanno sbarrato l’ingresso e alzato cartelli. Il tutto nel silenzio di giornali e politici. Che, anche questa volta, hanno tenuto fede alla regola non scritta “due pesi e due misure”.
[di Stefano Baudino]
C’è chi li manganella e c’è chi li tratta come incapaci di pensare di testa propria, appellandoli come immaturi e facinorosi e tele-guidati, tutte considerazioni volte a delegittimare il corpo degli studenti (in generale, non solo dissidenti), umiliandoli, deridendoli e criminilizzandoli. Questi studenti invece dimostrano di non farsi mettere i piedi in testa dalle autorità, rivendicando gli spazi scolastici come luoghi di conflitto mentre la vera intolleranza continua senza vergogna: ciò che sta accadendo qui e altrove, compresi gli inviti impresentabili e i doppi standard. Solidarietà con gli studenti che occupano, si auto-organizzano, danno fastidio, interrompono, chiedendo magari anche un confronto, anche con chi la pensa diversamente, ma rivendicando le loro istanze in uno spazio decisionale condiviso e non deciso o imposto dall’alto. E per chi abbia l’idea che in fondo anche occupare un liceo sia in fondo lo stesso modo di operare rispetto a ciò che si vuole contestare, beh, ci si chieda perché il clima sia così esasperato e come mai le scelte e i metodi si siano radicalizzati: forse perché si sentono un tantino inascoltati?
Finalmente una buona notizia!
E bravi i ragazzi. Quale che sia il pensiero una cosa deve essere ben chiara: tutto si può e si deve dire. Se poi il Sig. Molinari riteneva di avere argomenti validi avrebbe dovuto accettare il confronto. Ma complimenti ai ragazzi che dimostrano uso della ragione e volontà e determinazione. Ripeto e riscrivo: al di là del pensiero politico o sociopolitico ogni pensiero va espresso e discusso. Non si scappa attendendo le solite frasi fatte di “compartecipazione” dai soliti 4 gatti.
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