Il 4 marzo 2024 la Sottocommissione sulla Stratigrafia del Quaternario (SQS), organismo della Unione Internazionale di Scienze Geologiche (IUGS), ha rigettato la proposta di aggiungere il concetto di “Antropocene” nella lista delle epoche geologiche, respingendo dunque la teoria secondo la quale l’attuale epoca geologica possa a tutti gli effetti venire inquadrata sotto tale nomenclatura. Il dibattito sull’Antropocene, concetto che vuole definire la attuale epoca geologica rimarcando il ruolo centrale dell’umanità nel suo sviluppo, va avanti da anni, e si fonda sull’universale riconoscimento da parte della comunità scientifica dell’impatto che le attività dell’essere umano hanno sul pianeta Terra. Secondo l’IUGS, tuttavia, non sussistono ancora le condizioni per definire l’attuale epoca come “Antropocene”, perché essa non risponde ai criteri usati per definire la cronologia della Terra.
La votazione terminata in data 4 marzo ha visto la maggior parte degli scienziati concorde sul fatto che l’Antropocene non possa venire definita, in termini strettamente geologici, come una vera e propria epoca della Terra, e ha visto 12 voti contrari, 4 voti a favore e 3 astensioni. A condividere i risultati della votazione è stata la stessa IUGS, che il 20 marzo ha rilasciato una nota per comunicare l’esito della riunione e spiegarne brevemente i contenuti, nonché le motivazioni del respingimento della teoria. Secondo quanto si legge nel resoconto della IUGS, a far dubitare sulla scientificità in senso stretto del termine sono stati molteplici ragioni, che vanno dalla difficoltà nell’individuare un vero e proprio inizio all’Antropocene, alla assenza di strati rocciosi abbastanza sedimentati da potere indicare il passaggio da un’unità di tempo geologico a un’altra. Generalmente parlando, secondo la IUGS, l’Antropocene non è un concetto da rigettare in toto, e ha indubbio valore sia dal punto di vista del dibattito sociale che all’interno del panorama scientifico, ma questo non significa che esso possa definire una intera epoca geologica. A livello scientifico l’Antropocene parrebbe invece avere più le caratteristiche di un macro-evento al pari dell’esplosione cambriana e dei grandi eventi di bio-diversificazione, perché “nessuno di questi importanti eventi trasformativi nella storia della Terra è rappresentato da unità cronostratigrafiche, e dunque non c’è stato nessuno obbligo per una ratifica formale”; in tal senso l’Antropocene “potrebbe venire considerato come un termine non-stratigrafico informale”, senza necessariamente scomodare la periodizzazione dei tempi terrestri.
I tempi di cronologia della Terra vengono dettati dalla cosiddetta “scala dei tempi geologici”, spesso rappresentata a forma di spirale. Questa racchiude le varie periodizzazioni temporali della Terra individuate per motivi pratici di studio sulla base delle rilevazioni scientifiche sugli strati di roccia. I tempi della scala geologica sono classificati in base alla loro lunghezza secondo uno schema di raggruppamento ricorsivo, “a cipolla”, per cui all’interno dell’unità maggiore ne sono presenti alcune più piccole anch’esse contenenti unità di minor durata: l’unità di tempo più ampia è l’eone, che è a sua volta diviso in ere geologiche, le quali racchiudono i periodi, che contengono varie epoche e infine le età. Attualmente ci troviamo da circa 11.700 anni nell’epoca dell’Olocene all’interno del periodo del Quaternario dell’era Cenozoica dell’eone Fanerozoico. La teoria dell’Antropocene voleva dunque ridefinire il periodo in cui ci troviamo, reinserendo gli ultimi anni dell’Olocene all’interno di una nuova periodizzazione.
Il concetto di Antropocene è stato per la prima volta introdotto nel 2000 da parte del meteorologo Paul Crutzen, e intende designare quell’epoca segnata dagli effetti delle attività umane in generale, che vanno dal cambiamento climatico all’inquinamento, per arrivare fino alla perdita della biodiversità e al mutamento dell’intero ambiente terrestre. Esso, comunque, era già stato preannunciato in epoche passate, come dal geologo Antonio Stoppani che nella seconda metà dell’Ottocento iniziò a parlare di una “epoca antropozoica” per trattare dell’impatto dell’essere umano sull’ambiente. L’introduzione della teoria dell’Antropocene ha dato avvio a uno dei più accesi dibattiti scientifici del nuovo millennio, che ha portato la comunità scientifica ad accogliere il valore di tale concetto anche solo dal punto di vista strumentale. Se si guarda alla diatriba più strettamente geologica, tuttavia, le opinioni sollevatesi nel corso degli anni sono state numerose e spesso contrapposte: in generale uno dei maggiori problemi nel concetto di Antropocene è stato quello di fissarne un inizio. Crutzen inizialmente voleva fare coincidere l’inizio dell’Antropocene con la seconda metà del ‘700, ma col tempo si è fatta maggior strada la proposta di farlo cominciare nel 1952, con quella che viene definita la “Grande Accelerazione”. Il Gruppo di Lavoro sull’Antropocene ha condotto a tal proposito numerosi studi a supporto della propria teoria, come quelli relativi alla perdita delle barriere coralline o quelli sulle sostanze intrappolate nei ghiacci dell’Antartide, concludendo proprio che l’inizio dell’Antropocene andasse fissato attorno all’inizio della seconda metà del secolo scorso. Secondo l’IUGS, tuttavia, tali prove non sono sufficienti a determinare l’esistenza di una vera e propria epoca geologica e in sede di votazione ha rigettato la proposta.
Per registrare un nuovo concetto all’interno della scala dei tempi geologici, la Commissione Internazionale di Stratigrafia (ICS) valuta e discute le nuove proposte, spesso analizzate per anni e oggetto di studi e ricerche per fornire prove concrete che ne avvalorino la teoria. Dopo le dovute discussioni, si procede con votazioni che spesso richiedono anche il parere di altre commissioni, come nel caso di quella del 4 marzo, in cui è stata chiamata a votare anche la SQS, la sottocommissione che studia la stratigrafia del Quaternario, l’attuale periodo geologico; dopo questo lungo iter la IUGS fornisce il proprio parere, che diventa lo standard per la comunità scientifica.
[di Dario Lucisano]
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