sabato 21 Dicembre 2024

Puglia, la mobilitazione ferma l’allargamento della pista Porsche e il disboscamento

In Puglia, le associazioni ambientaliste possono cantare vittoria. Come annunciato dallo stesso governatore Michele Emiliano, infatti, la Regione ha ufficialmente sospeso l’accordo di programma Nardò Technical Center (Ntc), concernente il progetto di ampliamento della pista automobilistica della Porsche con cui si prevedeva di radere al suolo 200 ettari di area boschiva e macchia mediterranea nel Salento, in una zona compresa tra la Riserva regionale Palude del Conte e il bosco dell’Arneo. Un network di associazioni e realtà del territorio si erano opposte al procedimento, dapprima chiedendo la sospensione dei provvedimenti regionali e, successivamente, ricorrendo al TAR di Bari. Nel frattempo, però, in seguito alla bocciatura del progetto da parte della Commissione Europea, è arrivata la marcia indietro di Emiliano, che i ricorrenti hanno accolto “favorevolmente”.

“La Regione, ancora una volta dimostra di voler coniugare l’interesse pubblico sotteso alla realizzazione dell’intervento con la tutela dell’ambiente: abbiamo preso una decisione in linea con il ministero, al fine di riconsiderare alcuni aspetti del procedimento a seguito delle specifiche indicazioni fornite dalla Commissione europea”, ha scritto il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in una nota diffusa mercoledì, con cui è stata sancita la sospensione dell’accordo di programma NTC. Inaugurato da una delibera approvata dalla Giunta regionale lo scorso 31 luglio e da un conseguente decreto firmato dal presidente Emiliano, esso avrebbe comportato l’attuazione del piano di sviluppo industriale avanzato dalla NTC, sulla base del quale sarebbero state realizzate molte opere nelle zone coinvolte, all’interno dei comuni di Nardò e Porto Cesareo. Tra queste, la realizzazione di altre piste in cui si programmava di sottoporre a test-prova automobili elettriche e ibride, una base di elisoccorso attrezzato con eliporto, con annesse strutture sanitarie da integrare nel SSN, e un centro di sicurezza antincendi. Il progetto, contro cui le associazioni Italia Nostra, a braccetto con i comitati Custodi del bosco dell’Arneo e Onda Verde e GrIg hanno presentato ricorso al TAR, ha anche ottenuto una sonora bocciatura da parte della Commissione Europea, nonostante la Regione abbia cercato di giustificarlo sottolineando che gran parte delle misure previste fossero state concepite per l’efficientamento delle soluzioni di pronto intervento dell’area. “Se lo scopo preminente del progetto fosse stato legato a queste esigenze di salute pubblica, le opzioni alternative da valutare avrebbero dovuto riguardare direttamente questi obiettivi, tenendo conto di queste esigenze – ha messo nero su bianco la Commissione europea –. Invece, le alternative che sono state prese in considerazione si riferiscono chiaramente alle necessità di sviluppo del Nardò Technical Center e in particolare alle esigenze di ammodernare e ampliare le piste del centro prove”. Insomma, concludono i commissari, “dall’esame di tutta la documentazione disponibile non si ritiene appropriata la giustificazione del progetto per motivi connessi alla salute e alla sicurezza pubblica. In effetti il progetto sembra avere un preminente interesse economico”.

“Il provvedimento adottato dal Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, con cui ha sospeso l’Accordo di programma sottoscritto con la Porsche che prevede la realizzazione di altre piste di collaudo ed una serie di altre opere e infrastrutture che comporterebbero la distruzione di 200 ettari di area boscata e macchia mediterranea, è accolto favorevolmente dalla Sezione Sud Salento di Italia Nostra che, sin dall’agosto scorso, si è attivata costantemente con una serie di azioni al fine di evitare la devastazione di un habitat prioritario tutelato da specifica Direttiva Europea”, ha scritto in un comunicato Italia Nostra, Ente no profit del Terzo Settore impegnato nella salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali, da subito in prima linea contro il progetto tedesco. L’associazione ricorda che la richiesta di sospensione e il successivo ricorso al TAR erano motivati “da una serie di ragioni, tra cui la mancanza del preventivo dibattito pubblico, come previsto dalla L.R. n. 28/2017, che non aveva consentito un’adeguata conoscenza e valutazione da parte dei portatori di interessi diffusi, degli impatti ambientali dell’opera”, evidenziando come “tale carenza” avesse “inciso nella valutazione dei presupposti per la procedura di deroga in presenza di valutazione di incidenza negativa sul sito, violando così l’Art. 6 della Direttiva ‘Habitat’, per la mancanza di una rigorosa valutazione delle soluzioni alternative”. Le parti si incontreranno nei prossimi giorni per discutere su che piega prenderà ora l’accordo.

[di Stefano Baudino]

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