giovedì 21 Novembre 2024

Robert Kennedy Jr, il terzo incomodo delle presidenziali USA che preoccupa Biden e Trump

Le elezioni presidenziali statunitensi si avvicinano sempre di più e ormai tutto sembra pronto per il rinnovato scontro ai vertici tra Joe Biden e Donald Trump. Eppure, se da un lato è ormai certo che per quanto riguarda i principali partiti Trump cercherà la rivincita contro Biden, non si può dire di essere altrettanto certi della posizione dei vari candidati indipendenti. Il contributo degli indipendenti alle elezioni è infatti spesso nullo, ma quest’anno in occasione della corsa alla Casa Bianca c’è un candidato d’eccezione, che sta accumulando sempre più consensi, e rischia di rivelarsi determinante per il destino del Paese: si tratta di Robert Kennedy Jr., della dinastia dei Kennedy, una delle più influenti degli USA. Nato in ambienti democratici, lo scorso autunno Kennedy ha preferito annunciare il ritiro dal proprio partito, lanciando allo stesso tempo la propria campagna da indipendente. Avvocato, scrittore, noto anti-vaccinista, Robert Kennedy Jr. si è in breve tempo guadagnato la fama di candidato anti-sistema, le cui posizioni spaventano la sua stessa famiglia, perfetto per pescare tanto tra le fila dei suoi ex colleghi democratici quanto tra quelle di Trump.

Robert Kennedy Jr., nipote del più noto John Fitzgerald Kennedy, ex Presidente degli Stati Uniti assassinato a Dallas nel 1963, ha annunciato il ritiro dalla candidatura alle primarie dem a ottobre 2023, in occasione di un comizio presso l’Independence Mall di Philadelphia, in Pennsylvania. Sul fronte interno ai democratici, nonostante la vittoria di Biden alle primarie venisse data per scontata, Kennedy, venendo da una delle famiglie democratiche più potenti e influenti della storia degli Stati Uniti, era precedentemente visto come il rivale più importante del Presidente uscente. Il suo abbandono del partito – unito alle sue posizioni anti-sistema spesso reputate troppo vicine all’ala repubblicana del Parlamento – non è tuttavia stato gradito dai suoi familiari, tanto che i suoi fratelli hanno pubblicato una dichiarazione congiunta per prendere le distanze da lui, dalle sue posizioni e dalle sue decisioni, descrivendo la sua candidatura come “un pericolo per il Paese”.

Il programma di Kennedy è particolarmente lungo e conta 15 punti principali che vanno dall’economia al lavoro arrivando anche al rapporto coi nativi americani. Per quanto riguarda le politiche dell’ambito economico, lavorativo e sociale, da quanto si legge nel programma, Kennedy intende alzare lo stipendio minimo a 15 dollari e perseguire legalmente le imprese che contrastano le attività sindacali, sostenendo invece le piccole imprese reindirizzandone il controllo normativo sulle grandi aziende. Per far fronte all’aumento dei costi, invece, Kennedy punta a ridurre i prezzi dell’energia limitando le esportazioni di gas naturale, diminuire il costo delle case ripensando le tasse di interesse sull’acquisto degli appartamenti, e ridurre anche il prezzo dei farmaci; molte di queste politiche andrebbero portate avanti anche attraverso un taglio dei costi militari, da reindirizzare anche nella costruzione di nuove infrastrutture, nell’implementazione del servizio civile, nel taglio ai costi degli studi universitari, e in altre forme di politica assistenziale come l’assistenza infantile gratuita. Sul fronte della politica interna e della giustizia, Kennedy promette maggiore trasparenza e propone un rafforzamento dei confini per ridurre e contrastare l’immigrazione illegale. Per quanto riguarda le politiche sull’ambiente, Kennedy intende sostenere le pratiche rigenerative nell’agricoltura, incentivare la transizione a una industria a zero emissioni e l’utilizzo di energia pulita, tutelare gli ambienti naturali frenando l’allargamento dei siti di costruzione, e restaurare uffici adibiti alla protezione dell’ambiente. Sul fronte degli esteri, infine, il candidato indipendente parla di smantellare il sistema imperialistico statunitense puntando all’ideale del disarmo, e mira a risolvere la guerra in Ucraina diplomaticamente, offrendo alla Russia l’allontanamento delle truppe USA e dell’armamentario nucleare dai suoi confini, e proponendo di lasciare la sicurezza delle regioni orientali dell’Ucraina nelle mani dell’ONU.

Proprio riguardo alla questione Ucraina, Kennedy si è sempre distinto nella sua aperta denuncia nei confronti della politica degli USA, accusati di portare avanti i propri interessi dal 2014 sulla pelle degli ucraini, tanto da sostenere che quella nel Donbass fosse «una guerra degli USA contro la Russia». In generale, pur condannando l’aggressione lanciata da Putin nel 2022, Kennedy ha sempre avuto posizioni più conciliatorie nei confronti di Mosca, schierandosi contro l’entrata dell’Ucraina nella NATO e a favore di un riavvicinamento alla Russia. Quest’ultima questione è una delle tante per cui Kennedy viene visto come un candidato anti-sistema che può risultare decisivo nelle elezioni in programma questo novembre. Sebbene infatti molte delle sue posizioni siano di chiaro stampo democratico, altrettante risultano più vicine agli ideali repubblicani, mentre altre, come la sua ferrea condanna alla gestione della crisi pandemica, lo pongono come un’alternativa anti-establishment che potrebbe squilibrare una certa fetta dell’elettorato di Trump. Gli analisti si stanno in questo periodo arrovellando per cercare di capire a chi la corsa di Kennedy porterà maggiori svantaggi. Malgrado infatti risulti abbastanza irrealistico ai più che un candidato indipendente possa vincere le elezioni presidenziali statunitensi, questo non significa che egli non possa far perdere qualcuno, come già successo in passato. Ci sono valide ragioni per pensare che dalla candidatura di Kennedy possano trarre vantaggio tanto Biden, che, come lui, è un democratico, quanto Trump, che oltre a condividerne certe politiche porta con sé la fama di candidato anti-sistema per antonomasia, ma non è ancora chiaro chi dei due sarà maggiormente svantaggiato dalla sua inaspettata campagna.

[di Dario Lucisano]

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18 Commenti

  1. Il sistema politico americano e’ fortemente duopolista: chi cerca di aver voce oltre i due e’ inesorabilmente destinato alla sconfitta: cio’ assicura all’establishment continuita’ e certezza… affinche’ nulla cambi. Bisogna sperare comunque che la funzione di “grillo parlante” possa migliorare le politiche dei due principali contendenti, almeno a parole e cioe’ prima delle elezioni.
    Noi europei siamo e saremo ancora per un certo tempo sempre e solo sudditi: che a Roma governi Cesare o Augusto per noi cambiera’ ben poco.

    • “…chi cerca di aver voce oltre i due e’ inesorabilmente destinato alla sconfitta:…”
      mai dire mai. Riportare un Kennedy alla Casa Bianca dopo oltre 60 anni di politiche liberticide e guerrafondaie che hanno condotto il mondo sull’orlo del disastro nucleare, è l’unica cosa buona da fare da parte di ogni cittadino americano con un minimo di sale in zucca

  2. Al netto dell’ ininfluenza politica di questo candidato (che anche spostasse qualche voto a favore di B o di T saremmo sempre qui a parlare di due candidati reali e non tre) e al netto delle posizioni su Israele (da chiarire meglio per usare un eufemismo) vedo solo una importante novità: la possibilità che sulla maggior parte del suo programma possano aggregarsi tante forze anti-sistema. Intendo da sinistra, ovviamente, se no il termine anti-sistema nella sua vaghezza vale anche per Trump! C’è bisogno di una terza forza negli USA perché cambi qualcosa di veramente significativo, negli States e quindi nel mondo

  3. La posizione su Israele funziona come una discriminante tra chi lotta per la giustizia e chi sostiene la sopraffazione. La dichiarazione di Kennedy su Israele come “portaerei nel MO” annulla tutte le altre dichiarazioni sul disarmo e sulla giustizia sociale. Se sei disposto a promuovere il genocidio di un popolo non sara’ credibile quando per es. vuole alleviare le spese sanitarie. Del resto sull’immigrazione la sua soluzione e’ alzare i muri. Sulle cause della stessa non ne parla.

  4. Finalmente qualcuno che si oppone alla Cupola degli assassini che comandano il Mondo dopo aver ucciso Gandhi, i Kennedy suo padre e zio, Rabin, Malcom X, Moro Rabin etc. praticamente tutti i moderati.
    Come già sottolineato dal lettore Riccardo Cuoghi se dovesse non dico vincere ma semplicemente diventare un possibile vincitore, i problemi per la sua sicurezza diventerebbero colossali, avrebbe bisogno che il Papa gli prestasse le sue guardie Svizzere.
    Trovo strana l’insistenza di altri lettori sulla sua posizione nei confronti di Israele, vi posso rispondere la mia opinione: L’assassino Netanyahu scaperebbe subito con vari capi dell’esercito di Israele, poi la destra Italiana, Indiana e nei paesi Arabi perché USA e Cina e Vaticano comincerebbero a collaborare per eliminare tante teste bacate nei Governi in tutto il Mondo.

  5. Robert Kennedy ha assunto posizione su cui concordo anche nel periodo della pandemia. Quello su cui non concordo in alcun modo è la sua posizione pro-sionista, nel modo peggiore immaginabile. In una intervista rilasciata qualche settimana dopo il 7 ottobre 2023 disse chiaramente di essere dalla parte di Israele e del loro diritto di difendersi dagli attacchi di Hamas, anche nei modi che stavano impiegando. Nella stessa intervista considerava Israele importante per il suo essere “come una portaerei americana nel mezzo del Medio Oriente”. Da allora ho smesso di sperare che qualsivoglia eminente americano possa essere in politica estera qualcosa di più intelligente del bullo di quartiere.

  6. Se fossi americano non sarei sicuramente andato a votare, tale è il ribrezzo per quei due. Ma è con gran sollievo che leggo di questo kennedy che anche se ha poche probabilità di successo, nutro ancora qualche speranza per quel paese.

  7. La persona devo dire che non mi ispira molta fiducia, anche se la scelta tra gli altri due mi sembra davvero allucinante. Leggendo l’articolo ilndubbiamente quello che propone soprattutto per la politica estera mi renderebbe felice , ma già il fatto che la famiglia si sia opposta non è rassicurante. Certo sarebbe ben divertente vedere il cambiamento di faccia dei popoli europei e la fine di questa guerra assurda che ci mandando in miseria

    • Talmente sensato e di buon gusto che, se per qualche strano allineamento dei pianeti, dovesse vincere le presidenziali e fosse coerente col programma proposto, farebbe sicuramente (e purtroppo) la fine di papà Bob Sr. e di zio Johnny..

      • Se l’Impero Americano vuole avere ancora qualche chance di evitare una disfatta epocale, deve puntare sulla presidenza di RFK Jr. e fare in modo che rimanga in vita e possa governare per 8 anni per avere il tempo di cambiare radicalmente il paradigma guerrafondaio e liberticida della politica americana post JFK

        • In una nota canzone di F. De Gregori si dice che “la storia siamo noi,…siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da perdere…”. In questo caso il popolo americano ha l’opportunità di scrivere una nuova storia per la propria nazione e anche per il resto del mondo, una storia di pace e di libertà che sono poi (e avrebbero dovuto essere) i principi fondanti degli USA

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