Dopo quasi due settimane di discussioni su temi definiti «cruciali» riguardo a future minacce globali, gli stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno concluso la nona riunione e hanno concordato di riprendere i negoziati dal 29 aprile al 10 maggio, mese in cui potrebbe iniziare il processo per finalizzare ufficialmente il trattato internazionale sulle pandemie. Lo riporta il sito dell’Organizzazione, la quale ricorda che il documento prevede finanziamenti adeguati per «la preparazione alle minacce, accesso equo a contromisure mediche necessarie e rafforzamento del personale sanitario», aggiungendo che l’accordo è fondamentale «per proteggere le generazioni future dalle sofferenze sopportate durante la pandemia di Covid-19». Se il testo verrà confermato e rettificato anche dall’Italia, il Belpaese dovrà impegnarsi a rispettare articoli potenzialmente giuridicamente vincolanti e, stando all’ultima versione disponibile della bozza del documento, riconoscere il ruolo centrale dell’OMS nella coordinazione per «stabilire obiettivi di ricerca e priorità» e «sviluppare prodotti legati alla pandemia», anche in collaborazione con il settore privato.
Si è conclusa il 28 marzo la nona riunione dell’Organismo di negoziazione intergovernativa (INB9) dell’OMS, l’istituzione creata a dicembre 2021 per la «prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie» dall’Assemblea mondiale della sanità. La ripresa delle trattative è stata prevista per il mese prossimo – dal 29 aprile al 10 maggio – e, secondo il comunicato stampa dell’Organizzazione, «costituirà una pietra miliare in vista della settantasettesima Assemblea mondiale della sanità, che avrà inizio il 27 maggio 2024, durante la quale gli Stati membri esamineranno il testo proposto per l’adozione del primo accordo mondiale sulla pandemia». «I nostri Stati membri sono pienamente consapevoli di quanto sia importante l’accordo sulla pandemia per proteggere le generazioni future dalle sofferenze che abbiamo sopportato durante la pandemia di Covid-19. Li ringrazio per il loro chiaro impegno nel trovare un terreno comune e nel finalizzare questo storico accordo in tempo per l’Assemblea Mondiale della Sanità», ha dichiarato il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, il quale meno di due mesi fa aveva avvisato che «la prossima pandemia sarà una questione di quando, non se», concludendo che la prossima minaccia globale potrebbe essere causata da un «virus influenzale, da un nuovo coronavirus, oppure potrebbe essere causata da un nuovo agente patogeno che ancora non conosciamo, quella che chiamiamo Malattia X». L’impegno è stato riconosciuto anche dal dottor Precious Matsoso, co-presidente dell’INB Bureau che ha dichiarato: «I governi riconoscono chiaramente che l’obiettivo di un accordo pandemico è preparare il mondo a prevenire e rispondere a future pandemie, basandosi sul consenso, sulla solidarietà e sull’equità. Questi obiettivi devono rimanere la nostra stella polare mentre ci muoviamo verso la finalizzazione di questo impegno storico e urgente per il mondo».
L’attuale bozza dell’accordo, che prevede i finanziamenti per la preparazione alle pandemie e promette impegno per accesso equo alle contromisure mediche necessarie e rafforzamento del personale sanitario, obbliga anche i firmatari a riconoscere il ruolo centrale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella coordinazione per «stabilire obiettivi di ricerca e priorità» e «sviluppare prodotti legati alla pandemia», anche in collaborazione con il settore privato. Tali prodotti, dovranno essere sviluppati anche grazie agli investimenti pubblici e privati e anche attraverso l’impegno nell’incoraggiare «le organizzazioni internazionali ad effettuare investimenti» ed a «stabilire contratti a lungo termine» con i produttori. Il tutto mentre ciascuna parte si impegna a rafforzare e potenziare il sistema sanitario con la possibilità di adottare politiche, piani e strategie di sorveglianza attiva per combattere la minaccia e provare a contenerla. Il rischio, quindi, è quello di delegare il «ruolo centrale» nella coordinazione ad un’organizzazione internazionale che – come spiegato in un altro articolo de L’Indipendente – è finanziata principalmente da donazioni volontarie di organizzazioni private come la Bill and Melinda Gates Foundation e GAVI Alliance.
Si attendono ora solo le risposte del governo che già da mesi sembra spaccato a metà tra chi respinge il trattato e chi promette comunque di «portare avanti gli interessi dell’Italia»: così aveva risposto il ministro della Salute Orazio Schillaci all’interrogazione sul tema presentata dal senatore Claudio Borghi, che aveva chiesto risposte riguardo al rischio di cessione di sovranità e di conflitti d’interesse. Per quanto riguarda Fratelli d’Italia invece – che però in questi mesi ha presentato un piano pandemico simile a quello dell’ex ministro Roberto Speranza – attualmente l’ultimo commento sul tema risale al 29 marzo, quando il partito ha detto «no al Green Pass globale» e promettendo giustizia per le vittime di reazioni avverse al vaccino, senza comunque parlare direttamente del trattato dell’OMS.
[di Roberto Demaio]