Nella giornata di oggi, 9 aprile, sono previste proteste in tutta Italia, che vedranno protagonisti ricercatori e universitari italiani contro la militarizzazione degli atenei e la collaborazione con Israele nell’ambito della ricerca. Le proteste hanno preso il via dalla lettera pubblicata lo scorso febbraio e sottoscritta da migliaia di ricercatori e docenti al fine di chiedere al ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale (MAECI) la sospensione del bando di collaborazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele. «Per denunciare e fermare il genocidio in corso in Palestina, adesso è necessario rompere ogni collaborazione scientifica con il governo israeliano, tra cui quelle riconducibili al bando MAECI» ha scritto in un comunicato l’Unione Sindacale di Base, che aderisce alla protesta.
«Le mobilitazioni negli atenei da Torino a Bari hanno dimostrato che organizzandosi vincere è possibile» ha scritto l’organizzazione di universitari Cambiare Rotta, riferendosi alla mobilitazione che nelle ultime settimane ha coinvolto diversi atenei in tutta Italia e che ha portato l’Università di Torino a non rinnovare la partecipazione al bando MAECI 2024 di collaborazione scientifica con Israele. Sulla scia di quanto avvenuto a Torino, numerosi altri atenei (tra i quali la Scuola Normale di Pisa e le Univeristà di Bologna e Bari) hanno aderito agli appelli chiedendo lo stop agli accordi. Nella giornata di ieri, inoltre, per motivi analoghi è stato occupato il rettorato dell’Università Federico II di Napoli. In vista della scadenza del bando attuale, prevista per il 10 aprile, è stata così organizzata per oggi 9 aprile una giornata di sciopero del personale universitario, accompagnata da iniziative in almeno 25 atenei italiani. A partire dalle ore 12 prenderanno il via diverse assemblee pubbliche e presidi, mentre docenti e ricercatori incroceranno le braccia. Dalle ore 15 è previsto anche un presidio a Roma presso il ministero degli Esteri, promotore del bando.
Le mobilitazioni di queste settimane hanno preso il via dopo la lettera inviata dagli accademici (ad oggi sono oltre 2.600 ad averla firmata) indirizzata al ministero degli Affari Esteri affinchè fossero interrotti gli accordi di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica in vigore con Israele, previsti per l’appunto dal bando MAECI. «Nella lettera – scrivono gli accademici – sottolineiamo come tale bando rischi non solo di violare il diritto internazionale ma anche di esporre le nostre istituzioni all’accusa di non aver adempiuto al dovere inderogabile di prevenzione di genocido, come previsto dalla Convenzione per la Prevenzione e Punizione del Crimine di Genocidio. Ad oggi, le morti causate dall’esercito di Israele a Gaza hanno superato la mostruosa cifra di 32.000, e Israele sta utilizzando il cibo come arma di guerra impedendo l’entrata degli aiuti umanitari e uccidendo sistematicamente i cooperanti palestinesi e internazionali. Diversi Paesi, sotto la spinta dell’opinione pubblica, hanno annunciato l’interruzione dell’invio di armi a Israele e il ripristino dei finanziamenti all’Agenzia per i Rifugiati Palestinesi UNRWA. Ipocritamente l’Italia, gli Stati Uniti e altri Paesi hanno invece continuato ad inviare armamenti, contravvenendo anche alla risoluzione dello Human Rights Council dell’ONU, e a mantenere il blocco dei finanziamenti all’Agenzia per i Rifugiati Palestinesi».
Nel comunicato si sottolinea anche come le collaborazioni scientifiche con le istituzioni israeliane non si limitino solamente a quelle previste dal bando MAECI, ma anche ad altri tipi di collaborazioni, quali i bandi Horizon Europe e i consorzi tra politecnici e facoltà scientifiche. «Di fronte al plausibile genocidio in corso a Gaza ma anche di fronte a Frontex o agli enormi interessi di Leonardo, che sono investiti nell’industria bellica israeliana e che determinano il sostegno del nostro governo a regimi dittatoriali come quello egiziano – sostegno che rende ipocrita la retorica governativa sui diritti umani e sugli sforzi per assicurare alla giustizia gli assassini di Giulio Regeni – pensiamo che non si possa fare altro che opporsi».
[di Valeria Casolaro]