giovedì 21 Novembre 2024

La Sapienza: università, governo e polizia uniti per reprimere gli studenti per Gaza

Non vengono accolte le richieste di sospensione del bando MAECI per la collaborazione con le università israeliane lanciate dagli studenti dell’Università di Roma – la Sapienza, che sfilando in un corteo di circa 300 persone sono finiti anche vittima degli scontri con le forze dell’ordine. La seduta del Senato Accademico de La Sapienza per discutere della eventuale sospensione del bando di collaborazione lanciato dal Ministero degli Esteri era attesa da tempo e si è tenuta ieri, mentre fuori dall’Università un gruppo di studenti e membri del personale dell’ateneo romano si sono radunati per una breve conferenza stampa per poi muoversi in corteo; due studentesse si sono invece incatenate al rettorato in segno di protesta. Alla decisione del Senato sono seguite la manifestazione, le proteste, e infine gli scontri con la polizia, che ha caricato gli studenti arrivando a colpirli con i manganelli. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha condannato il modo di dimostrare degli studenti sostenendo che esso non sia «manifestare, ma delinquere». Continua così quella ondata di repressione del dissenso e della solidarietà al popolo palestinese che sta colpendo tutto il Paese e in particolare i movimenti studenteschi, che si stanno facendo promotori di una vera e propria “mobilitazione dei saperi” per condannare il genocidio in corso a Gaza.

Con la decisione di ieri, l’Università Sapienza di Roma, pur sempre esprimendo “dolore e orrore per l’escalation militare”, intende rifiutare “l’idea che il boicottaggio della collaborazione scientifica internazionale, la rinuncia alla libertà della didattica e della ricerca, e la negazione delle associate responsabilità di ogni singolo ricercatore possano favorire la pace e il rispetto della dignità umana”, rigettando così gli appelli di studenti, ricercatori, docenti e membri del personale tecnico-amministrativo d’ateneo. Nel corso della seduta, due studentesse si sono incatenate fuori dagli uffici del rettorato chiedendo inoltre le dimissioni della rettrice Antonella Polimeni dalla fondazione Med-Or di Leonardo, mentre un gruppo di circa 300 studenti accompagnati dal personale d’ateneo, tra cui anche due docenti, ha tenuto un presidio per spiegare le proprie ragioni, leggendo l’appello firmato da 2.500 persone tra studenti, ricercatori, personale amministrativo e 150 docenti dell’ateneo. Gli studenti si sono poi mossi tra i corridoi dell’università sventolando bandiere e intonando slogan, e avrebbero provato a fare irruzione nelle aule del Senato accademico; spostatisi infine fuori dall’ateneo, i dimostranti si sarebbero diretti verso il commissariato nei pressi di cui sarebbero iniziati gli scontri con la polizia, che avrebbe caricato i manifestanti con scudi e manganelli. Pare inoltre ci siano stati due arresti tra gli studenti, una accusata di avere sferrato un pugno a un agente e un altro di avere danneggiato un’automobile. I due ragazzi saranno processati oggi stesso per direttissima.

L’Università Sapienza decide così di rimanere fedele alla linea che ha sin da subito preso nei confronti delle mobilitazioni studentesche e degli appelli sorti contro la partecipazione al bando MAECI, estesisi alla questione più generale della militarizzazione delle università. Le proteste degli universitari vanno avanti da tempo, ed è da mesi che gli studenti occupano le aule delle proprie università e lottano in nome della solidarietà con il popolo palestinese, finendo spesso, come nella giornata di ieri, vittima delle forze di polizia. Le cariche della polizia hanno fatto particolarmente scalpore in occasione delle manifestazioni di Pisa, ma in verità in Italia ci sono problemi con la repressione da ben prima di febbraio. La “mobilitazione dei saperi”, invece, va avanti sin dalla metà di novembre. Poco dopo la metà di marzo, a Torino c’è stato il primo caso in Italia di approvazione di una mozione che sospende la partecipazione di una università al bando MAECI per la collaborazione con le università israeliane, e qualche giorno dopo tale soluzione è stata approvata anche dalla Normale di Pisa, cui studenti si sono raccontati a L’Indipendente. In generale la mobilitazione nelle università si sta facendo sempre più sentita e si sta allargando in tutta Italia. Negli ultimi giorni gli studenti si stanno muovendo anche per chiedere il licenziamento dei professori e dei rettori dal comitato scientifico della fondazione culturale Med-Or per eliminare la presenza dei rapporti con l’industria bellica dalle università; a oggi, dei 13 vertici d’ateneo, solo il rettore dell’Università di Bari Stefano Bronzini  e quello dell’Università di Napoli Matteo Lorito, hanno risposto all’appello.

[di Dario Lucisano]

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