giovedì 26 Dicembre 2024

In 30 anni l’Italia ha speso quasi un miliardo per risarcire gli innocenti finiti in carcere

Nel 2023, lo Stato italiano è stato chiamato a indennizzare persone ingiustamente finite dietro le sbarre per 27.844.794 milioni di euro. È quanto emerge dalla Relazione al Parlamento sulle “Misure Cautelari Personali e Riparazione per Ingiusta Detenzione” relativa all’ultimo anno che ci siamo lasciati alle spalle, all’interno della quale è stato svolto un importante approfondimento su una delle unità di misura più significative della “malagiustizia” italica anche in riferimento al quinquennio precedente. Secondo quanto attestato dal rapporto, infatti, solo tra il 2018 e il 2023 lo Stato italiano ha risarcito migliaia di persone ingiustamente private della libertà, per un ammontare – secondo quanto riportato dalle statistiche del Ministero dell’Economia e delle Finanze –, di 193.547.821 euro. Il dato diventa ancora più sorprendente se si guarda al periodo compreso tra il 1991 e il 31 dicembre 2023: i casi sono stati 31.397 – mediamente circa 951 all’anno – con una spesa monstre per l’erario, che tra indennizzi e risarcimenti è arrivato a spendere quasi 961 milioni di euro. Facendo registrare una media di poco inferiore ai 29 milioni di Euro all’anno.

Come si legge all’interno della relazione, dal 2018 al 2023 il distretto che ha elargito la quota più alta di indennizzi è quello di Reggio Calabria, con ben 8.019.396 euro. A seguire, ci sono Palermo, con 3.845.580 euro, e Roma, che ha toccato i 2.626.240 euro. In totale, in questo lasso temporale sono stati risarciti dallo Stato 4.368 soggetti ingiustamente arrestati, per un ammontare di 193.547.821 euro. Se analizziamo i sei anni compresi tra il 2018 e il 2023, notiamo come il 72,2% delle domande sono state accolte in seguito a una sentenza di assoluzione, proscioglimento, archiviazione, ovvero per accertata estraneità della persona ai fatti contestati. Una percentuale vicina al 28% è invece riferita all’illegittimità delle ordinanze di custodia cautelare, secondo l’articolo 314 cpp. Relativamente all’intero periodo esaminato, 2018-2023, l’importo mediamente versato è pari 32 milioni di euro, a fronte di circa 730 ordinanze disposte dalle Corti. L’importo medio per singola ordinanza è stato di circa 44mila euro. Dal 2017 al 2023, sono state avviate 87 azioni disciplinari contro i magistrati, sfociate in 27 assoluzioni, 8 censure, 1 ammonimento e 44 non doversi procedere, con 7 procedimenti attualmente in corso.

Nel 2018, le misure cautelari emesse in carcere erano state 31.970, diminuendo progressivamente fino al 2021, quando erano arrivate a 24.126. Un leggero rialzo ha contraddistinto gli ultimi due anni, con 24.654 misure cautelari in carcere nel 2022 e 24.746 nel 2023. Tre quarti circa delle misure vengono emesse dalle sezioni GIP, mentre solo il restante quarto viene emesso delle sezioni dibattimentali. Nell’ultimo anno oggetto di analisi, si nota come il GIP utilizzi la misura carceraria con elevata frequenza (34,3%), quasi doppia rispetto a quella utilizzata dal giudice dibattimentale (18,4%). Per ciò che riguarda la distribuzione percentuale delle misure emesse per area geografica nel 2023, abbiamo in testa il Nord con il 39,9%, seguito da Sud e Isole con il 39,2% e il Centro con il 20,9%. Nella cornice temporale compresa tra il 2018 e il 2023, le misure cautelari custodiali – comprendenti carcere, arresti domiciliari e luogo cura – rappresentano circa il 57% di tutte quelle emesse, mentre quelle non custodiali sono il 43%. Tra le misure coercitive emesse, il 32% è in carcere (una su tre), il 25% ai domiciliari (una su quattro). In proporzione, a spiccare il maggior numero di misure cautelari in carcere nel 2023 è stato il Tribunale di Napoli: si tocca addirittura il 51,1%.

[di Stefano Baudino]

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