sabato 23 Novembre 2024

Italia e USA hanno firmato un protocollo per combattere la “disinformazione”

Stati Uniti e Italia hanno stipulato un accordo di collaborazione per il «contrasto alla disinformazione e all’ingerenza straniera». Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, hanno raggiunto l’intesa in un incontro a margine della riunione del G7, svoltosi in Italia, dal 17 al 19 aprile, sull’isola di Capri. Il memorandum impegna i due Paesi a implementare strategie e pratiche di contrasto contro la manipolazione delle informazioni da parte di attori stranieri, e la loro influenza, e prevede la promozione della trasparenza dei finanziamenti e della proprietà dei media. Inoltre, Italia e Stati Uniti hanno deciso di impegnarsi in una collaborazione reciproca per sventare le «minacce della disinformazione straniera» mettendo in campo strumenti condivisi, come un database contenente le informazioni legate alle attività di (presunta) manipolazione informativa. Il memorandum ricalca quanto gli Stati Uniti avevano già deciso nel gennaio scorso, segno di come l’Italia si sia in buona sostanza accodata alla preoccupazioni americane.

Il documento di otto pagine delinea la collaborazione tra i due Paesi, i quali «stabiliranno e implementeranno strategie e pratiche per contrastare la manipolazione delle informazioni da parte di stati stranieri» e promuoveranno «la trasparenza nel finanziamento e nella proprietà dei media», compreso il ruolo dei governi. Il memorandum include anche l’impegno all’assistenza contro i tentativi stranieri di interferire nelle elezioni. I due Paesi si sono inoltre impegnati a investire in strumenti di intelligenza artificiale (AI) per contrastare la diffusione di fake news, oltre che nella creazione di un database condiviso sulle attività di manipolazione rilevate. Anche se nel documento si parla genericamente di interventi di uno Stato “straniero”, e non viene nominato alcun Paese specifico, vien da sé che l’obiettivo principale non può che essere la disinformazione russa e filo-russa. D’altronde, lo scorso anno gli Stati Uniti hanno pubblicato una valutazione dell’intelligence inviata a più di 100 paesi, con cui accusava Mosca di utilizzare spie, social media e media statali per erodere la fiducia del pubblico e l’integrità delle elezioni nei Paesi occidentali. Inoltre, l’accordo segue di una settimana le dichiarazioni fatte dai pubblici ministeri del Belgio, i quali hanno reso pubblico che stanno indagando su presunti tentativi russi di influenzare le prossime elezioni europee.

Nel gennaio scorso, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti aveva annunciato l’istituzione di un nuovo strumento atto a contrastare «la manipolazione e l’interferenza delle informazioni straniere». Framework to Counter Foreign State Information Manipulation, è il nome del quadro di ricerca e sviluppo in merito alle azioni di contrasto alla disinformazione straniera, in maniera che gli USA e i suoi partner possano «sviluppare risposte coordinate alla manipolazione delle informazioni straniere e proteggere società libere e aperte». Il Dipartimento di Stato, al momento della pubblicazione dello strumento, aveva dichiarato: «I governi autoritari usano la manipolazione dell’informazione per distruggere il tessuto delle società libere e democratiche. Manipolano il discorso sociale, distorcono i dibattiti nazionali e internazionali su argomenti di importanza critica e minano le istituzioni democratiche. Questa minaccia transnazionale richiede una risposta internazionale coordinata». Nel documento strategico statunitense viene spiegato che occorre mettere in atto pratiche di «monitoraggio e segnalazione», così come «strutture e istituzioni di governance designate all’interno dei governi», oltre ad investire in risorse umane e tecniche. Sul rapporto con la società civile, nel tentativo di porla sotto il dominio del governo, nel documento si riporta una contraddizione in termini, una sorta ossimoro, parlando di media indipendenti e sostegno al governo: «La società civile, i media indipendenti e il mondo accademico possono svolgere un ruolo essenziale nell’informare e sostenere le iniziative guidate dai governi per contrastare la manipolazione delle informazioni da parte di Stati stranieri». Insomma, i media indipendenti, oltre che accademici e tutto il resto della popolazione, sarebbero importanti per una valida ed efficacie ripetizione delle informazioni e delle narrazioni governative in uno schema di pensiero che, a quanto pare, nelle società libere sembra debba essere uno soltanto.

Il memorandum firmato tra Stati Uniti e Italia ricalca il documento statunitense pubblicato a inizio anno e appena esposto. D’altronde, l’Italia è vista come terreno fertile per la propaganda straniera, in particolare quella russa e quella cinese, e allo stesso tempo il luogo adatto in cui mettere in campo gli strumenti per la lotta alla “disinformazione”. L’European Council on Foreign Relations (ECFR), think tank paneuropeo e atlantista, nel luglio dello scorso anno aveva pubblicato un articolo in cui spiegava come l’Italia, in cui sono presenti «le narrazioni pro-Russia e pro-Cina», potesse essere il Paese giusto per «guidare la lotta contro la disinformazione russa». Nell’articolo si rimprovera al nostro Paese di non aver fatto abbastanza per mettere in piedi «le strutture necessarie per combattere l’influenza straniera». Al contempo però veniva riconosciuto al governo Meloni di aver continuato sulla strada tracciata dal suo predecessore, il governo di Mario Draghi. Inoltre, l’ECFR consigliava: «L’Italia dovrebbe cogliere le opportunità per rafforzare la lotta contro la disinformazione, come ad esempio: incoraggiare la prossima Commissione europea a incorporare questo compito nel suo mandato; e inserendo l’argomento nel programma della prossima presidenza romana del G7». E così è stato fatto. Insomma, tra il governo “europeista” di Mario Draghi e quello, presunto “sovranista”, di Giorgia Meloni nel campo dell’informazione non si registra alcuna differenza.

[di Michele Manfrin]

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3 Commenti

  1. se non ci fosse da piangere mi verrebbe da ridere. Da quanti anni ci martellano sulla mancanza di libertà di stampa negli stati “stranieri” sul controllo dello stato sulla “disinformazione” straniera ed ora gli esportatori di democrazia sanciscono la stessa cosa? Cosa di più facile in un paese con a capo un partito che fa della bugia una sua forma di governo? La repressione di qualunque forma di dissenso , come avete ben espresso in un altro articolo , è già in atto da tempo ed ora ne vedo più chiaramente la matrice , come ne vedo l’inasprimento con un governo di lunga memoria illiberale. Non sono comunque riuscita a trattenere un amaro sorriso in merito alla protezione reciproca sulle intromissioni nelle libere elezioni tanto la cosa è grottesca proprio in questo miserando paese . Pensano davvero che siamo tutti scemi? Anzi più ne fanno , comprese armi di distrazione di massa settimanali, più acuiscono il desiderio di informazione libera e mentre scrivo l’occhio continua a posarsi sull’immagine di Assange proprio sopra alla sezione commenti

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