sabato 21 Dicembre 2024

Le spese militari globali hanno raggiunto il record di 2440 miliardi in un anno

Nel 2023 la spesa militare mondiale ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari, con un aumento del 6,8% in termini reali rispetto al 2022. Si tratta dell’aumento su base annua più marcato dal 2009 e, a partire dallo stesso anno, è la prima volta che si registra un aumento della spesa militare in tutte e cinque le regioni geografiche – Europa, Asia e Oceania, Medio Oriente, Africa e Americhe – con aumenti particolarmente elevati registrati nelle prime tre. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri) sulla spesa militare globale. «L’aumento senza precedenti della spesa militare è una risposta diretta al deterioramento globale della pace e della sicurezza», ha affermato Nan Tian, ​​ricercatore senior presso il Programma di spesa militare e produzione di armi del SIPRI, aggiungendo che «Gli stati stanno dando priorità alla forza militare, ma rischiano una spirale di azione-reazione nel panorama geopolitico e di sicurezza sempre più instabile». Secondo il rapporto, a contribuire maggiormente alle spese militari globali sono state la guerra in Ucraina, ma anche le crescenti tensioni geopolitiche in Asia e Oceania e in Medio Oriente. I due primi Paesi al mondo per spesa militare sono Stati Uniti e Cina, seguiti da Russia, India, Arabia Saudita, Regno Unito, Germania, Ucraina, Francia e Giappone. Insieme, i primi dieci Paesi che spendono di più per spesa militare hanno rappresentato i tre quarti della spesa complessiva mondiale (74%) nel 2023, pari a 1799 miliardi di dollari, ossia 105 miliardi in più rispetto all’anno precedente.

Stati Uniti e Cina rappresentano, rispettivamente, il 37 e il 12 per cento della quota complessiva – quasi la metà della spesa globale – con aumenti del 2,3 e del 6 per cento rispetto al 2022. Washington, con 916 miliardi di spesa nel 2023, rimane di gran lunga il più grande investitore nel settore militare al mondo: il governo a stelle e strisce, inoltre, ha speso il 9,4 per cento in più in “ricerca, sviluppo, test e valutazione” rispetto al 2022, nel tentativo di tutelare il primato del Paese nell’ambito della tecnologia militare. La Cina, invece, ha stanziato una quota di 296 miliardi di dollari nel 2023 per le spese militari, con un aumento del 6% rispetto al 2022. Gli investimenti nel settore militare di Pechino rappresentano la metà della spesa complessiva nella regione asiatica e le sue spese in questo ambito sono aumentate ininterrottamente per 29 anni, facendo incrementare anche la spesa degli Stati vicini: il Giappone ha stanziato 50,2 miliardi di dollari per le sue forze armate nel 2023, ovvero l’11% in più rispetto al 2022, mentre la spesa militare di Taiwan è cresciuta dell’11% nel 2023, raggiungendo 16,6 miliardi di dollari. «La Cina sta indirizzando gran parte del suo crescente budget militare per aumentare la prontezza al combattimento dell’Esercito popolare di liberazione», ha affermato Xiao Liang, ricercatore del Programma di spesa militare e produzione di armi del SIPRI, spiegando che «Ciò ha spinto i governi di Giappone, Taiwan e altri a rafforzare in modo significativo le proprie capacità militari, una tendenza che accelererà ulteriormente nei prossimi anni».

La Russia, che occupa il terzo posto nella classifica delle prime 10 nazioni che spendono di più in armamenti, ha aumentato del 24% i suoi investimenti bellici per un totale di 109 miliardi di dollari nel 2023, segnando un aumento del 57% rispetto al 2014, anno in cui la Crimea ha aderito alla Federazione russa. Nel 2023 la spesa militare russa rappresentava il 16% della spesa pubblica totale e il suo onere militare (spesa militare in percentuale del prodotto interno lordo, PIL) era del 5,9%. Allo stesso tempo, gli aiuti militari forniti all’Ucraina a partire dal 2022 hanno diminuito il divario con la Russia relativamente alle spese militari: il dispendio militare dell’Ucraina nel 2023 è stato pari al 59% di quello della Russia. Tuttavia, durante l’anno l’Ucraina ha ricevuto almeno 35 miliardi di dollari in aiuti militari, di cui 25,4 miliardi dagli Stati Uniti, raggiungendo così il 91% della spesa russa. Gli altri principali attori globali a livello di armamenti sono l’India e l’Arabia Saudita: Nuova Delhi ha incrementato del 4,2% i suoi investimenti in armamenti rispetto al 2022, raggiungendo una spesa di 83,6 miliardi di dollari. Ciò è dovuto anche alla priorità del governo di rafforzare la prontezza delle forze armate a causa delle tensioni con Cina e Pakistan.

Per quanto riguarda il Medio Oriente, la quota in armamenti è aumentata del 9% raggiungendo i 200 miliardi di dollari nel 2023. Si tratta del tasso di crescita annuale più alto registrato nella regione negli ultimi dieci anni. La spesa militare israeliana, la seconda più grande nella regione dopo l’Arabia Saudita, è cresciuta del 24% per raggiungere i 27,5 miliardi di dollari nel 2023. Al quarto posto per spese militari nella regione si posiziona l’Iran con 10,3 miliardi di dollari. Secondo i dati disponibili, la quota della spesa militare destinata al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica è cresciuta dal 27% al 37% tra il 2019 e il 2023.

In Africa la spesa bellica del 2023 è stata superiore del 22% rispetto all’anno precedente e, in termini percentuali, il più marcato aumento a livello globale è stato registrato dalla Repubblica Democratica del Congo (+105 per cento), seguita dal Sud Sudan (+78 per cento). L’aumento delle spese militari a livello mondiale è un chiaro sintomo delle tensioni internazionali e del cambio di equilibri e dei rapporti di forza tra grandi potenze. Una situazione che, lungi dall’essere vicina alla de-escalation – potrebbe dover ancora raggiungere l’apice.

[di Giorgia Audiello]

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4 Commenti

  1. Mi piacerebbe sapere anche quanto è stato speso per il sociale in tutti questi paesi in corsa ad armarsi . Mi farebbe piacere anche quanto ci ha guadagnato l’industria delle armi a stelle e strisce. Che sono dissenziente non credo che ci sia bisogno di dirlo.

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