Con 556 voti a favore su un totale di 630, Il Parlamento europeo ha approvato la ratifica del Trattato ONU per la protezione degli oceani, finalizzato alla promozione della conservazione della biodiversità marina nel cosiddetto “alto mare”, ovvero delle acque che si trovano al di là delle giurisdizioni nazionali e che coprono circa la metà dell’intera superficie del pianeta. Secondo quanto stabilito dal diritto comunitario, il Trattato dovrà essere ora ratificato da ogni Stato membro dell’UE. Allo stato attuale, 89 Paesi a livello globale si sono impegnati a firmare il Trattato, ma solo 4 Paesi – Palau, Cile, Belize e Seychelles – lo hanno già fatto. Affinché entri in vigore sono necessarie almeno 60 ratifiche.
Come si legge sul portale delle Nazioni Unite, il testo – che consta in tutto di 75 articoli – delinea una “protezione senza confini” degli oceani, puntando a responsabilizzare tutti gli Stati alla tutela di un bene pubblico mondiale. L’accordo internazionale che ieri ha ottenuto l’ok dell’Eurocamera ha come obiettivo più ambizioso quello della tutela del 30% degli oceani, da raggiungere entro il 2030 mediante la creazione di una rete di aree marine protette (ad oggi, infatti, soltanto l’1,2% degli oceani si trova sotto protezione totale). A tal fine, si prevede la nascita di un nuovo organismo internazionale chiamato a supervisionare le scelte dei vari governi e a impegnarsi per garantire la conservazione della vita oceanica. Tra le finalità principali, vi sono il risanamento delle specie marine in pericolo, l’introduzione di limitazioni alle zone di transito delle imbarcazioni e alle attività di pesca e di un insieme di nuove regole alla base dell’accesso dei Paesi allo sfruttamento di materiale genetico di fauna e flora marina, nonché la creazione di capacità e trasferimento tecnologico verso i paesi in via di sviluppo. Si contempla, inoltre, la creazione di nuovi parametri vincolanti in merito alle valutazioni di impatto ambientale sulle attività commerciali in alto mare, nonché un approccio integrato alla gestione degli oceani al fine di rendere capaci gli ecosistemi di fronteggiare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici e dell’acidificazione degli oceani.
L’Unione Europea promesso di mettere sul piatto 40 milioni di euro per sostenere la ratifica del Trattato da parte dei Paesi in via di sviluppo, mentre altri 3,5 miliardi di euro sono stati promessi dalle istituzioni europee per la protezione degli oceani nella cornice della Our Ocean Conference, andata in scena negli scorsi giorni nella capitale greca Atene. «L’Unione Europea – ha commentato l’organizzazione Greenpeace Italia – è stata fondamentale durante i lunghi negoziati che hanno portato a definire un accordo storico per la protezione dei mari del pianeta e la ratifica odierna lo conferma. Il voto di oggi è un segnale importante, il primo di un’organizzazione regionale che speriamo inneschi subito un’ondata di ratifiche anche da parte dei 27 governi che fanno parte dell’UE prima della Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani in programma a Nizza nel 2025». Greenpeace auspica che «l’Italia proceda con una rapida ratifica per creare una rete efficace di aree marine anche nel Mediterraneo, e raggiungere l’obiettivo di proteggere almeno il 30% dei nostri mari entro il 2030».
[di Stefano Baudino]