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La Russia ha inserito Zelensky nella lista dei ricercati

La Russia ha ufficialmente inserito nella lista dei ricercati il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Lo hanno dichiarato negli ultimi giorni le autorità di Mosca. La decisione è stata assunta dal ministero dell’Interno russo sulla base del Codice penale nazionale, ma non è stato puntualizzato per quale crimine Zelensky sia formalmente imputato né l’articolo alla base dell’imputazione. Contestualmente, la Russia ha anche spiccato l’ordine di arresto per l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko – alla guida del paese dal 2014 fino alla sfida persa con l’attuale presidente cinque anni dopo – nonché l’ex ministro della Difesa ucraino, ora rettore dell’Università nazionale di difesa, Mikhail Koval. Nel frattempo, come dichiarato dalla stessa intelligence di Kiev, la situazione sul campo vede l’esercito russo prendere molto terreno, erodendo settimana dopo settimana le difese ucraine.

«Putin non vuole la pace, è pazzo e il suo Paese ne dà prova ogni giorno», ha dichiarato [1] Zelensky su X (ex Twitter) dopo aver appreso di essere stato inserito [2] nella lista dei ricercati dal Cremlino, aggiungendo che «per superare questo male e vincere la guerra, abbiamo bisogno della massima unità mondiale» e che «la Russia può solo essere costretta a lasciare in pace l’Ucraina». Dal giorno dell’invasione fino a oggi, alla lista dei ricercati – in cui figurano, per i motivi più vari, decine di migliaia di persone – sono stati aggiunti [3] molti nomi di politici e personaggi pubblici di vari Paesi, nonché centinaia di soggetti che gli investigatori del Cremlino hanno inquadrato come “mercenari stranieri” impiegati nelle forze armate ucraine di Kiev. Ci sono poi, ovviamente, numerosi ufficiali militari delle alte gerarchie ucraine. È ad esempio il caso di Valery Zaluzhny, ex capo delle forze armate di Kiev, e di Oleksandr Syrsky, che guidava da comandante le forze di terra e oggi è a capo dei militari ucraini. Tra i politici, sono in lista tre ex ministri ucraini della Difesa, ovvero Mykhailo Koval, Stepan Poltorak, Andriy Zagorodnyuk. In seguito all’emissione del mandato d’arresto internazionale nei confronti di Vladimir Putin da parte della Corte Penale Internazionale, alla lista dei ricercati sono stati inoltre inseriti, tra gli altri, il giudice italiano Rosario Aitala – messo sotto accusa proprio per aver spiccato quel mandato d’arresto – e la premier estone Kaja Kallas, che si espresse a favore della demolizione dei monumenti sovietici nel paese baltico. Almeno 176 individui sono poi destinatari di mandati d’arresto per partecipazione alla guerra, legami con le autorità di Kiev o dichiarazioni pubbliche. Sono alcune decine gli italiani presenti nella lista: il nome più noto è quello di Giulia Schiff, pilota arruolatasi in Ucraina per combattere l’invasione nel Donbass.

Raggiunto dalla notizia, il ministero degli Esteri ucraino ha commentato [4] che «l’annuncio della Russia che ha inserito il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella lista dei ricercati è la prova della disperazione della macchina statale e della propaganda russa, che non ha altre scuse degne di nota da inventare per attirare l’attenzione». L’Ucraina ha dunque utilizzato tale circostanza per parlare della “disperazione” dei russi. Tuttavia, proprio ieri, il numero due dei servizi segreti militari ucraini (Gur), il generale Vadim Skibitski, ha lanciato l’allarme su una situazione sempre più insostenibile per Kiev, affermando che la Russia sta avanzando sul campo di battaglia ucraino e potrebbe «prendere i Paesi baltici in sette giorni» se gli alleati non intensificheranno il proprio sostegno al governo Zelensky e ammettendo [5] che le forze russe operano come «un unico corpo, con un piano chiaro e sotto un unico comando». I vertici militari ucraini hanno confermato che la situazione sulla linea di combattimento che taglia le regioni del Donetsk e del Lugansk sta progressivamente peggiorando, essendo le truppe russe meglio equipaggiate e numericamente superiori. Nel frattempo, Vladimir Putin ha ordinato al suo esercito di svolgere [6] esercitazioni sulle armi nucleari che coinvolgano la marina e le truppe con base vicino all’Ucraina. Una «risposta alle dichiarazioni occidentali circa l’invio di truppe» a Kiev (è stato in particolare il presidente francese Emmanuel Macron a tornare a ventilare l’ipotesi) che rappresenta «una spirale di tensione senza precedenti e richiede misure speciali», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov.

[di Stefano Baudino]