La Liguria stamane è stata svegliata da un enorme terremoto giudiziario. Il governatore della Regione, Giovanni Toti, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza per corruzione ed è ora ristretto ai domiciliari. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Genova su richiesta della Procura della Repubblica, ha colpito tra gli altri anche l’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale ad di Iren, Paolo Emilio Signorini, e l’imprenditore portuale Aldo Spinelli, noto per aver ricoperto la carica di presidente delle società calcistiche di Genoa e Livorno. Secondo i pm, il gruppo sarebbe stato coinvolto in un meccanismo di favori sotto forma di tangenti che avrebbero sostenuto il governo politico della Regione. Un secondo filone di indagine vede poi stagliarsi sulle elezioni del 2020 lo spettro della mafia: dietro il grande risultato del partito del governatore ligure “Toti, Cambiamo!” ci sarebbe infatti la mano dei mandamenti locali di Cosa Nostra.
Nello specifico, Toti è accusato dalla Procura di Genova di corruzione ambientale, corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio e promesse elettorali. Al Presidente della Regione Liguria i magistrati contestano di avere accettato da Aldo Spinelli e suo figlio Roberto Spinelli – colpito dalla misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale – promesse di vari finanziamenti, ricevendo in totale 74.100 euro in cambio di una serie di provvedimenti loro favorevoli. Tra le operazioni al vaglio della magistratura figurano concessioni di aree portuali e pagamenti occulti di spazi pubblicitari. I casi più significativi sono quello della proroga trentennale della concessione affidata a Spinelli per le aree del terminal Rinfuse nel dicembre 2021 – cinque giorni dopo la quale quattro società di Spinelli avrebbero erogato bonifici in favore del Comitato Giovanni Toti Liguria per 40 mila euro –, nonché un intervento nella questione della riqualificazione delle ex Colonie Bergamasche di Celle Ligure, complesso destinato a divenire una struttura turistica super lusso in una delle aree più belle della Regione. Agli Spinelli e a Signorini sono stati sequestrati circa 570mila euro, denari “ritenuti profitto dei reati di corruzione”. Nell’inchiesta è finito anche Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, raggiunto dalla misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale.
Il lavoro della Procura di Genova si concentra però anche sul presunto ruolo che la mafia siciliana avrebbe giocato alle elezioni regionali liguri di quattro anni fa. Ad agire per rimpinguare di voti il partito del governatore Toti, secondo i pm, sarebbero stati influenti personaggi contigui ai clan mafiosi originari di Riesi (Caltanissetta), che avrebbero garantito un boom di preferenze ai candidati totiani. A finire ai domiciliari è stato anche il capo di gabinetto del governatore, Matteo Cozzani, accusato del reato di corruzione elettorale aggravato dalla circostanza di cui all’art. 416-bis.1 c.p., in quanto “commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova”, e di corruzione per l’esercizio della funzione.
[di Stefano Baudino]
E come disse De Andrè in una sua canzone: “Certo che bisogna farne di strada per diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni”.
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