giovedì 21 Novembre 2024

Putin ha ordinato esercitazioni con armi tattiche nucleari

La Russia ha comunicato che effettuerà esercitazioni militari per l’utilizzo di armi atomiche tattiche, ovvero non strategiche, vicino ai confini dell’Ucraina. L’annuncio è arrivato in risposta alle continue dichiarazioni di queste ultime settimane da parte di alcuni leader europei circa la possibilità di inviare truppe occidentali nel teatro di guerra ucraino. Secondo il ministero della Difesa russo, le esercitazioni cercano di mantenere la prontezza del personale e delle attrezzature, senza però specificare quando queste si svolgeranno. Le esercitazioni coinvolgeranno unità missilistiche del distretto militare meridionale della Russia, che ha sede nella città di Rostov sul Don.

Il ministero della Difesa russo ha annunciato lunedì che le sue forze si stanno preparando a condurre esercitazioni militari per il dispiegamento e l’utilizzo di armi nucleari tattiche in risposta alle “minacce e provocazioni” occidentali. «Su incarico del Comandante in capo supremo delle Forze armate della Federazione Russa, al fine di aumentare la prontezza delle forze nucleari non strategiche a svolgere missioni di combattimento, lo Stato maggiore ha avviato i preparativi per lo svolgimento di esercitazioni nel prossimo futuro con formazioni missilistiche del Distretto Militare Meridionale con il coinvolgimento dell’aviazione, nonché delle forze della Marina. Durante l’esercitazione verranno svolte una serie di attività per esercitarsi nella preparazione e nell’uso di armi nucleari non strategiche. L’esercitazione è finalizzata a mantenere la prontezza del personale e delle attrezzature delle unità per l’uso bellico di armi nucleari non strategiche per rispondere e per garantire incondizionatamente l’integrità territoriale e la sovranità dello Stato russo in risposta a dichiarazioni provocatorie e minacce di singoli funzionari occidentali contro la Federazione Russa», è quanto si legge nel comunicato rilasciato dalle autorità russe.

Anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha collegato le esercitazioni nucleari alle affermazioni occidentali sulla concreta possibilità di inviare propri soldati in Ucraina. Secondo il ministero della Difesa, le esercitazioni cercano di mantenere la prontezza del personale e delle attrezzature, senza però specificare quando queste si svolgeranno. Le esercitazioni coinvolgeranno unità missilistiche del distretto militare meridionale della Russia, che ha sede nella città di Rostov sul Don. Va ricordato che le forze nucleari russe sono in stato di massima allerta fin dai primi giorni dell’inizio delle operazioni russe in Ucraina, quindi dal febbraio 2022, su ordine del presidente Vladimir Putin. In quell’occasione, Putin, durante un discorso televisivo, aveva detto che le forze di deterrenza nucleare del Paese erano state poste in una modalità speciale di servizio di combattimento. La Russia, come ogni potenza nucleare, svolge regolarmente esercizi militari delle sue forze di deterrenza nucleare, ma la dichiarazione ha segnato il primo annuncio pubblico di tali manovre che coinvolgono armi nucleari tattiche.

La mossa segna un ulteriore passo nell’escalation che in queste ultime settimane si sta materializzando. Le tensioni sono aumentate da quando il Presidente francese, Emmanuel Macron, ha dichiarato che il suo Paese avrebbe preso in considerazione l’invio di truppe di terra in Ucraina se Kiev avesse richiesto rinforzi, sebbene l’Ucraina non appartenga né all’Unione Europea né alla NATO, esulando quindi da ogni obbligo dei trattati firmati dai Paesi occidentali. Queste esercitazioni nucleari russe seguono anche le dichiarazioni del ministro degli Esteri britannico, David Cameron, il quale ha affermato che l’Ucraina è legittimata ad usare armi britanniche contro obiettivi all’interno della Russia. Sempre lunedì, rispetto a quanto detto da Cameron, il ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore britannico a Mosca, Nick Caseyin, per esprime la propria preoccupazione e in una nota ha affermato: «Qualsiasi struttura e attrezzatura militare britannica sul territorio dell’Ucraina e oltre potrebbe essere una risposta agli attacchi ucraini con l’uso di armi britanniche sul territorio della Russia». I funzionari russi hanno condannato entrambe le dichiarazioni e sottolineato come Mosca abbia da tempo avvertito che il conflitto con la NATO sarebbe diventato inevitabile se i membri europei dell’alleanza militare avessero inviato i loro soldati a combattere in Ucraina. Non dimentichiamo inoltre che, nel frattempo, la NATO sta conducendo da diverse settimane una delle più grandi esercitazioni militari dai tempi della guerra fredda, con circa 90.000 soldati e migliaia di mezzi militari tra veicoli, cingolati, aerei e navi, proprio in funzione di un possibile scontro armato diretto con la Federazione Russa.

In conclusione, riportiamo anche le dichiarazioni del ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, che ieri ha detto che le sanzioni economiche contro la Russia sono fallite, invitando l’Occidente a impegnarsi di più per negoziare una soluzione diplomatica con il Presidente russo, Vladimir Putin, per porre fine alla guerra in Ucraina. Crosetto ha ammesso che l’Occidente ha erroneamente creduto che le sue sanzioni potessero fermare la Russia e che quindi occorre un tavolo diplomatico che porti prima ad una tregua e poi alla pace. Insomma, in questo caso specifico l’Italia sembra fare un bagno di realtà, a differenza di quanto invece gli altri leader e politici europei stanno sostenendo. Crosetto ha però sottolineato come l’invio di armi all’Ucraina sia stato fondamentale e finalizzato a ottenere «il tempo e le condizioni per raggiungere una tregua e la pace». Su questo aspetto, forse, il ministro Crosetto si è dimenticato di come il tavolo negoziale per una pace tra Russia e Ucraina fosse stato messo in piedi a poche settimane dall’inizio della guerra, con l’intermediazione della Turchia, partner NATO, salvo poi saltare proprio per le posizioni occidentali e la successiva decisione del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di decretare per legge l’impossibilità di ogni trattativa di pace con la Russia.

[di Michele Manfrin]

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