L’attivismo No-Tav, nelle ultime settimane, si sta mobilitando a Vicenza, dove il progetto del Treno Alta Velocità – oltre a impattare fortemente sulla popolazione dal punto di vista dell’inquinamento ambientale e a causa dei disagi che provocheranno i futuri espropri – rischia di distruggere 11mila metri quadrati di bosco. Si parla, nello specifico, di un polmone verde che costituiva il parco dell’ex area industriale della Pettinatura Lanerossi, chiusa dal 1994 e ormai abbandonata, ampia circa 60 mila metri quadrati. Venerdì scorso il bosco è stato occupato dai collettivi che si oppongono alla sua distruzione, che stanno portando avanti in loco performance, proiezioni, attività per bambini e momenti di condivisione collettiva. Secondo i piani, nell’ex Lanerossi dovrebbero sorgere il campo base e l’area di cantierizzazione a servizio dei lavori, ma gli attivisti promettono battaglia.
Nell’ultimo trentennio, a causa dell’abbandono del luogo, la natura ha preso il sopravvento sull’area, che è ora un bosco selvaggio in cui la biodiversità ha prosperato. Tra i vari esemplari animali sono presenti tassi, caprioli e cerbiatti, cui fanno da habitat alberi maestosi e almeno 75 specie vegetali di una cinquantina di famiglie diverse. Ma tutto questo potrebbe essere spazzato via, dal momento che, come denunciato dagli attivisti, stando al progetto di RFI e Iricav Due – General Contractor a cui è affidata la progettazione e la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad alta capacità veloce Verona-Padova – la zona interessata dal cantiere industriale sarà proprio quella boschiva, dove si prevede di creare un’enorme spianata di terra battuta e cemento. Per questo i collettivi hanno deciso di occupare il parco, arrivando anche a smontare le recinzioni che Iricav aveva posizionato in Via Ca’ Alte per delimitare le aree del cantiere. Nel frattempo, si attende a giorni il verdetto del Tar sul ricorso presentato da Italia Nostra, relativo al progetto che riguarda il lotto 2 (Vicenza Ovest). Tra i motivi principali del ricorso, vi è il fatto che esso non osserverebbe “le prescrizioni contenute nel progetto preliminare” sull’impatto paesaggistico e storico monumentale e che sia stato approvato definitivamente “senza aver completato tutte le valutazioni, tutti gli studi e tutte le analisi necessarie”, tra cui in particolare quella “di conformità alle norme europee e nazionali […] che obbligano a rispettare il principio di non arrecare danno significativo all’ambiente”. Inoltre, i promotori del ricorso affermano che, sebbene sia stato definito “lotto funzionale all’attraversamento di Vicenza”, in realtà interesserebbe “solo la parte ovest della città”, mentre la parte est “non ha neppure un progetto”.
Il Progetto Av/Ac Verona-Padova 2° lotto “Attraversamento di Vicenza” prevede il raddoppio dei binari sulla linea Milano-Venezia, inclusi i tratti che attraversano il centro abitato della cittadina veneta. Per la realizzazione del piano per l’alta velocità sono previste diverse demolizioni abitative, soprattutto nei quartieri di San Lazzaro, San Felice e Ferrovieri, tra i più popolosi di Vicenza. Interi condomini da abbattere, per un totale di circa 62.316 metri quadri di superficie, e decine di famiglie che dovranno abbandonare le proprie case dietro indennizzo. L’opera andrà a modificare 6,2 chilometri di tratto con annessi interventi all’intera viabilità nella parte ovest della città, fino alla stazione ferroviaria nel centro storico. Gli abitanti contrari al TAV, che hanno progressivamente animato diverse proteste, hanno accusato l’amministrazione di non aver considerato, oltre all’opinione dei cittadini, l’impatto ambientale dell’opera e le ripercussioni su coloro che vivono nell’area interessata.
[di Stefano Baudino]