Il presidente americano Joe Biden ha ammesso per la prima volta ieri, durante un’intervista alla CNN, che le bombe americane inviate a Israele hanno ucciso i civili palestinesi nella Striscia di Gaza: «I civili sono stati uccisi a Gaza come conseguenza di quelle bombe e di altri modi in cui attaccano i centri abitati», ha detto. Per questa ragione e per la contrarietà degli USA all’invasione di Rafah, il capo della Casa Bianca ha minacciato pubblicamente di ritirare gli aiuti militari a Israele nel caso in cui l’esercito dello Stato ebraico effettuasse un’invasione su larga scala nel sud dell’enclave costiero palestinese: «Ho chiarito che se vanno a Rafah, non fornirò le armi» ha affermato. Da notare, tuttavia, che tali dichiarazioni arrivano poco meno di un mese dopo che il Congresso americano ha sbloccato un pacchetto di aiuti militari del valore di 26 miliardi di dollari per Israele – compreso nell’ambito di un più ampio pacchetto da 90 miliardi destinato a Ucraina, Israele e Taiwan – e, soprattutto, arrivano quasi a ridosso delle prossime elezioni presidenziali americane. Le dichiarazioni di Biden, dunque, paiono un tentativo tardivo di placare quell’ampia parte dell’opinione pubblica americana contraria all’appoggio a Israele e a quello che in molti definiscono un “genocidio” della popolazione palestinese, cercando così di recuperare o non perdere ulteriori consensi. Un recente sondaggio condotto da Data for Progress mostra, infatti, un crescente divario fra Biden e gli elettori democratici: il sondaggio in questione riporta che il 56% degli elettori “progressisti” ritiene che Israele stia commettendo un “genocidio” nel territorio palestinese assediato, mentre sette elettori su dieci – di cui l’83% democratici – sostengono un cessate il fuoco permanente a Gaza. I provvedimenti da parte del presidente americano arrivano però dopo che l’attacco a Rafah è già cominciato dando vita a un esodo di migliaia di persone che non farà altro che acuire il dramma umanitario della popolazione ormai allo stremo e dopo che più di 34.000 persone sono state uccise. Secondo le Nazioni Unite più della metà della popolazione soffre una fame catastrofica e i palestinesi – accampati nei campi profughi – stanno lottando contro la carenza di cibo, acqua e medicine.
Mercoledì 8 maggio, funzionari americani hanno confermato che la scorsa settimana Washington ha sospeso la consegna di un carico di 1.800 bombe da 2.000 libbre (907 kg) e 1.700 bombe da 500 libbre a Israele a causa del rischio per i civili a Gaza. Le spedizioni, ritardate di almeno due settimane, riguardavano munizioni congiunte di attacco diretto prodotte dalla Boeing, che convertono “bombe stupide” in bombe a guida di precisione, nonché bombe di piccolo diametro. La sospensione delle consegne era volta a fare pressione sul governo di Tel Aviv affinché non invadesse Rafah, ma non ha avuto successo. Gli Stati Uniti non hanno comunque messo in discussione il cosiddetto diritto di Israele a difendersi e Biden ha affermato che le armi statunitensi per la difesa di Israele, come il sistema antimissile Iron Dome, non sono in discussione. Il sostegno alla difesa di Israele è stato sottolineato anche dal segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, il quale ha confermato la sospensione dell’invio di armi, spiegando che si tratta di un carico di materiale militare separato dal pacchetto di aiuti approvati alla fine di aprile: «Siamo stati molto chiari fin dall’inizio sul fatto che Israele non dovrebbe lanciare un grande attacco a Rafah senza tenere conto e proteggere i civili che si trovano in quello spazio di battaglia», ha detto, aggiungendo che «Non abbiamo preso una decisione definitiva su come procedere con la spedizione [di armi]» e che «siamo assolutamente impegnati a continuare a sostenere il diritto di Israele a difendersi».
Secondo l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Gilad Erdan, la decisione degli Stati Uniti di sospendere le forniture belliche è stata «molto deludente»: «[Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden] non può dire di essere nostro partner nell’obiettivo di distruggere Hamas, mentre d’altra parte ritarda i mezzi destinati a distruggere Hamas» ha affermato. Allo stesso tempo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che l’operazione a Rafah andrà avanti finché Hamas non sarà distrutto. Per quanto riguarda i negoziati in corso al Cairo, Izzat El-Reshiq, membro dell’ufficio politico di Hamas in Qatar, ha affermato che «Israele non è serio nel raggiungere un accordo e sta usando i negoziati come copertura per invadere Rafah e occupare il valico». L’affermazione arriva dopo che Hamas aveva accettato una proposta di cessate il fuoco lunedì, respinta, invece, da Israele.
Secondo alcuni analisti citati da al-Jazeera, come Mairav Zonszein, analista senior per l’International Crisis Group (ICG), «Israele vuole riservarsi il diritto di continuare le operazioni a Gaza» e non è quindi interessato ai negoziati per un cessate il fuoco. In questo contesto, gli Stati Uniti hanno solo temporaneamente sospeso una spedizione di armi, per finalità di consenso interno, ma non ne hanno bloccato definitivamente l’invio. Se alla minaccia di bloccare gli aiuti non seguiranno fatti concreti, dunque, gli USA continueranno ad essere complici del massacro di civili a Gaza, poiché – come ha ammesso lo stesso Biden – sono proprio le bombe americane ad uccidere la popolazione palestinese, assediata da sette mesi e ormai allo stremo.
[di Giorgia Audiello]
Merde…
Merricani de medda guerrafondai assassini