Ieri l’Assemblea Generale dell’ONU ha votato una risoluzione per riconoscere lo Stato palestinese. La risoluzione raccomanda al Consiglio di Sicurezza di “riconsiderare favorevolmente” la piena adesione della Palestina all’ONU, ritenuta idonea ai sensi dell’Articolo 4 dello Statuto delle Nazioni Unite, e ha visto 143 voti a favore, 9 contrari – compresi gli Stati Uniti – e 25 astensioni – tra le quali l’Italia. In risposta alla votazione, l’ambasciatore di Israele all’ONU, Gilad Erdan, ha criticato la decisione e stracciato la Carta delle Nazioni Unite, inserendo teatralmente il documento in un tritacarte. Con la risoluzione di ieri, verranno riconosciuti più diritti alla Palestina in seno all’organizzazione mondiale rispetto a quelli che ha già in quanto osservatore permanente, ma prima che a questi venga aggiunto anche il diritto di voto, la decisione dovrà essere ratificata anche dal Consiglio di Sicurezza, dove con altissime probabilità potrebbe incontrare l’ormai rituale rifiuto degli USA.
La votazione di ieri è stata approvata a larghissima maggioranza e ha visto solo 34 Paesi optare per l’astensione o il voto contrario: nello specifico, oltre all’Italia, ad astenersi sono stati Albania, Bulgaria, Austria, Canada, Croazia, Fiji, Finlandia, Georgia, Germania, Lettonia, Lituania, Isole Marshall, Olanda, Macedonia del Nord, Moldavia, Paraguay, Romania, Vanuatu, Malawi, Principato di Monaco, Ucraina, Gran Bretagna, Svezia, e Svizzera. I nove Paesi che hanno votato contro sono invece USA, Israele, Argentina, Palau, Nauru, Micronesia, Papua Nuova Guinea, Repubblica Ceca, e Ungheria. La risoluzione riconosce alla Palestina la qualifica a entrare a far parte delle Nazioni Unite come membro de facto dell’organo mondiale e ne estende gli attuali diritti, fornendole un insieme di poteri ancora limitato, ma comunque maggiore ai precedenti. A partire dal 10 settembre, la Palestina potrà infatti sedersi assieme agli altri Stati membri presso l’Assemblea Generale, rilasciare dichiarazioni a nome di un gruppo, avanzare proposta – e compartecipare alla proposta – di emendamenti e introdurli, proporre temi da inserire nell’agenda degli incontri, fare eleggere propri funzionari presso l’Assemblea Generale, e infine partecipare a pieno titolo alle conferenze ONU.
Perché la Palestina si veda riconosciuto anche il diritto di voto, tuttavia, la risoluzione deve passare al vaglio del Consiglio di Sicurezza, ove siedono anche gli USA come membro permanente, i quali, visti i precedenti – nonché la stessa votazione di ieri – dovrebbero con ogni probabilità votare contro, impedendo alla risoluzione di passare. Sebbene infatti gli Stati Uniti abbiano spesso sostenuto che l’unico modo per risolvere la “questione palestinese” sia attraverso la soluzione dei “due popoli due Stati”, tale posizione si è sempre scontrata con un grande caposaldo della politica statunitense sul tema, ossia quello per cui i negoziati di pace debbano necessariamente passare da Israele, senza venire sporcati da possibili “forzature” da parte delle Nazioni Unite. Gli USA hanno infatti già a più riprese posto veti al riconoscimento della Palestina e generalmente, nonostante le prese di distanza a parole, non hanno mai fatto mancare il proprio sostegno a Israele, non solo sul piano diplomatico, ma anche su quelli finanziario e bellico. Non risulta a tal proposito un caso che tra i nove voti contrari alla risoluzione di ieri, vi sia anche quello degli Stati Uniti.
Anche la posizione dell’Italia si dimostra a modo suo coerente con la solita linea romana di astensione su qualsiasi tematica riguardi la Palestina, nonostante in Europa vari Paesi stiano iniziando ad assumere una posizione più netta e distante dalla condotta dettata dagli USA. Il passato 22 marzo, infatti, i Primi Ministri di Irlanda, Malta, Slovenia, e Spagna hanno rilasciato un comunicato congiunto in cui si dicono pronti a riconoscere lo Stato palestinese, ratifica che dovrebbe formalmente arrivare il prossimo 21 maggio. A oggi sono nove i Paesi dell’Unione Europea che riconoscono la Palestina, e solo la Svezia ha attuato il proprio riconoscimento come membro dell’UE. Gli altri otto Paesi che già riconoscevano la Palestina prima di diventare membri dell’Unione sono Bulgaria, Cipro, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, e Ungheria.
[di Dario Lucisano]
Incredibile come, quelli che si definiscono “espoetatori di democrazia”, di fatto possano decidere da soli andando contro la maggioranza di un assemblea mondiale