domenica 22 Dicembre 2024

Tutti i traffici di Toti: dalle carte nuovi dettagli sull’inchiesta in Liguria

Emergono giorno per giorno nuovi particolari sulla maxi-inchiesta che la settimana scorsa ha portato all’arresto di Giovanni Toti, governatore della Liguria, indagato dalla Procura di Genova per corruzione semplice continuata, corruzione aggravata dall’aver agevolato la mafia e falso. Le carte dei pm, che tra gli altri hanno messo sotto inchiesta anche l’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale ad di Iren, Paolo Emilio Signorini, e l’imprenditore portuale Aldo Spinelli, evidenzierebbero infatti i favori elargiti dal presidente della Regione a imprenditori “amici” in vari settori – dai rifiuti alla sanità, dai porti alla grande distribuzione – in cambio di finanziamenti elettorali. Sotto inchiesta c’è anche Matteo Cozzani, capo di gabinetto e braccio destro di Toti, accusato di corruzione aggravata dall’aver favorito la mafia, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e falso. Come racconta un’intercettazione della Guardia di Finanza, quest’ultimo avrebbe svolto un ruolo chiave nella presunta corruzione di Esselunga a Toti in cambio di finanziamenti occulti alla lista politica del governatore. Nel frattempo, le carte raccontano che Toti e Cozzani avrebbero anche “ritoccato” al rialzo i dati sul Covid al fine di ottenere un maggior numero di vaccini dalla struttura commissariale.

Il “sistema Toti”

All’interno dell’ordinanza del Gip Paola Faggiani, viene scritto che dalle condotte del governatore Giovanni Toti “traspare una evidente sistematicità del meccanismo corruttivo”. In occasione delle quattro competizioni politiche che si sono susseguite nell’arco temporale dell’indagine, che ha coperto circa circa 18 mesi – le elezioni amministrative di Savona (ottobre 2021), le elezioni amministrative di Genova (giugno 2022), le elezioni politiche nazionali (settembre 2022) e le elezioni amministrative di Ventimiglia e Sarzana (maggio 2023) – Toti avrebbe “messo a disposizione la propria funzione, i propri poteri e il proprio ruolo, in favore di interessi privati, in cambio di finanziamenti, reiterando il meccanismo con diversi imprenditori”. In alcuni casi, scrive il Gip, “era lo stesso Toti a chiedere esplicitamente il finanziamento” promettendo vantaggi ai privati, mentre altre volte l’input arrivava da questi ultimi. Ad avere un ruolo in questo quadro sarebbero stati anche personaggi legati alla mafia. Tra gli indagati ci sono infatti anche i gemelli Tesa, Arturo Angelo e Italo Maurizio, esponenti di Forza Italia nella bergamasca accusati di corruzione elettorale con finalità di agevolare Cosa Nostra al nord. Tra le contestazioni loro mosse, come dicono le carte, c’è quella di avere “promesso posti di lavoro e il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova, almeno 400 preferenze, e comunque siciliani verso la lista Cambiamo con Toti Presidente”. Così facendo, i Testa avrebbero favorito il clan Cammarata, collegato a Cosa Nostra siciliana.

Il presunto “sistema Toti” avrebbe coinvolto ambiti tra loro molto diversi. Le intercettazioni che per prime hanno fatto luce su tale spaccato sono quelle riferite alle operazioni con cui l’imprenditore Pietro Colucci, attivo nel settore dello smaltimento dei rifiuti, ha chiesto e ottenuto l’ampliamento di due discariche site in provincia di Savona. A tal proposito, la Guardia di Finanza avrebbe accertato che società amministrate da Colucci o a lui riconducibili avrebbero illecitamente finanziato con 195mila euro i comitati elettorali di Toti e la Fondazione Change, che faceva capo al governatore, in una fase compresa tra il 2016 e il 2019. Un altro imprenditore su cui sono in corso approfondimenti è poi Luigi Alberto Amico, titolare di una azienda di riparazione e manutenzione di navi. Il Gip ha infatti sottolineato come il 7 giugno 2021 sia stato riscontrato un versamento pari a 30 mila euro “in favore del Comitato Toti (di cui 10.000 transitati la settimana successiva sul conto “dedicato” del presidente Toti)” e come tale operazione fosse stata “segnalata come sospetta dalla Banca d’Italia, analogamente a quanto verificatosi con riferimento ai finanziamenti erogati dal gruppo Colucci”. Vitali per lo sviluppo delle indagini sono state le microspie posizionate sul Leila 2, lo yacht dell’imprenditore Aldo Spinelli in cui molti protagonisti dell’inchiesta, compreso Toti, spesso si riunivano senza portare con loro i cellulari per evitare (senza successo) di essere intercettati. A bordo sarebbero stati stretti vari accordi corruttivi concernenti le concessioni portuali e alcune questioni urbanistiche, tra cui spicca l’acquisizione di un tratto di spiaggia per la mega riqualificazione delle ex Colonie Bergamasche di Celle Ligure di Punta dell’Olmo, complesso destinato a divenire una struttura turistica super lusso. A Toti i magistrati contestano di avere accettato da Aldo Spinelli e suo figlio Roberto promesse di vari finanziamenti, ricevendo in totale 74.100 euro in cambio di provvedimenti loro favorevoli.

Gli affari della Sanità

Nelle ultime ore è stato aperto un fascicolo sui presunti favori che il governatore avrebbe elargito a imprenditori del settore della Sanità in cambio di finanziamenti. Al vaglio degli investigatori ci sono i finanziamenti che sarebbero pervenuti alla Fondazione Change, per un ammontare di oltre 40mila euro, da entità attive nel settore sanitario convenzionato e privato. Tra questi, ci sarebbero l‘Iclas di Rapallo, Hc Hospital, On Health Care e la rete di poliambulatori Casa della Salute. Non solo: Toti e il suo vice Cozzani sono accusati dalla Procura anche per aver falsato i dati sui contagi Covid con l’obiettivo di ottenere più vaccini di quanto sarebbe spettato alla Regione Liguria. «Il problema qual è stato? Che io avevo già truccato. Lui li ha presi e li ha riaumentati -, diceva Cozzani nel 2021 a Maurizio Caviglia, segretario generale della Camera di commercio di Genova, facendo riferimento a Toti -. Quando me li ha rimandati ho guardato e gli ho scritto: “Ma c… presidente, ma sono fuori”. Ha detto: “Ma no, li ho un po’ aumentati…”. “Ma l’avevo già fatto io”, gli ho detto. “C.. dimmelo che lo hai fatto te”». Inoltre, nella cornice delle indagini sul voto di scambio tra la comunità riesina e quella calabrese e la lista del presidente Giovanni Toti, gli investigatori avrebbero scoperchiato anche una maxifrode da un milione e 200mila euro sulle forniture sanitarie – in particolare le mascherine – nella fase pandemica.

Il caso Esselunga

Agli atti c’è poi un’intercettazione della Guardia di Finanza, effettuata il 17 marzo 2022 attraverso una telecamera nascosta all’interno dell’ufficio di Giovanni Toti, che evidenzierebbe le modalità della presunta corruzione da parte di Esselunga. Al tavolo con il governatore c’era il manager della società operante nella grande distribuzione organizzata Francesco Moncada – che, dopo lo scoppio delo scandalo, ha rassegnato le dimissioni dal Cda del gruppo – il quale avrebbe chiesto un intervento di Toti e Cozzani per lo sblocco di una pratica edilizia e l’agevolazione di un’altra in vista dell’apertura di due Esselunga a Sestri Ponente e a Savona. «Allora siamo tutti a posto, giusto? – si sente dire a Moncada – Siamo a sistema». Risponde Toti: Siamo allineati su tutto». «Anche su Savona…», aggiunge Moncada. «Yes», conferma Toti. A “battezzare” definitivamente il patto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbero stati Moncada e Cozzani nell’ufficio di quest’ultimo, alla presenza dell’editore dell’emittente Primocanale, l’ex senatore Maurizio Rossi, ora sotto inchiesta per finanziamento illecito. In questa occasione sarebbe stato deciso che Primocanale avrebbe dirottato 5mila euro della pubblicità di Esselunga per annunci in supporto alla Lista Toti per Bucci, attraverso cui si sosteneva l’attuale sindaco di Genova per la corsa alle elezioni amministrative del 2022.

Questi sono, ad oggi, i principali filoni che compongono l’indagine che ha terremotato la politica e l’imprenditoria ligure. Starà alla magistratura collegare i vari punti chiave dell’inchiesta e stabilire se questo scenario costituisca effettivamente un “metodo” di gestione della Regione Liguria imperniato sull’illecita commistione tra interessi pubblici e affari privati e basato su indicibili connivenze.

[di Stefano Baudino]

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