lunedì 4 Novembre 2024

Repubblica e la fiera del fritto: quando “giornalismo” e interessi privati si fondono

Il gruppo GEDI è stato investito da un eclatante caso di potenziale commistione tra lavoro giornalistico e interessi pubblicitari. Luca Ferrua, direttore de Il Gusto – inserto dedicato al mondo del cibo e del vino che esce anche su Repubblica – è infatti indagato dalla Procura di Torino per corruzione e turbata libertà di scelta del contraente, poiché, attraverso una società che detiene al 50% denominata Rosfert Srl, avrebbe ottenuto l’affidamento di un incarico per la promozione di alcuni eventi, tra cui la sagra del fritto misto di Baldissero (Torino), beneficiando di soldi pubblici «per costi non sostenuti o falsamente dichiarati». Il Comitato di redazione di Repubblica ha verificato che alla promozione di tali eventi sarebbero stati dedicati una serie di articoli giornalistici sui siti del gruppo, ipotizzando che ciò sia riconducibile al medesimo interesse personale di Ferrua, ora sospeso in via cautelativa. Si è espresso anche il Comitato di redazione de La Stampa, che ha chiesto all’Azienda immediati «ragguagli rispetto a eventuali provvedimenti in ordine alla possibile violazione del codice etico».

Oltre a Ferrua, risultano indagati Giuseppe Carlevaris e Alessandro Zanon, funzionari della società in house della Regione Visit Piemonte, Federico Costa, consigliere comunale a Baldissero, e Maria Ursillo, ex compagna di Costa e detentrice insieme a Ferrua della Rosfert srl, società di creazione e comunicazione di eventi. L’indagine è nata da una richiesta di accesso agli atti della consigliera di Baldissero Paola Chiesa, che da mesi esprimeva perplessità sulla destinazione dei fondi pubblici per il progetto del fritto misto baldisserese. Il giornalista avrebbe aiutato la città di Baldissero ad ottenere i fondi regionali, che ammontano in tutto a circa 69 mila euro (50mila di contributi regionali, il resto del Comune). Di questi, ben 48mila sarebbero finiti nelle casse della Rosfert srl «senza gara e con interlocuzioni sulle clausole del bando». Secondo la Procura, che ha anche disposto la perquisizione della sede de La Stampa, la società di Ferrua e Usillo avrebbe pubblicizzato poco o nulla, rendicontando spese molto più alte rispetto all’attività effettivamente svolta. Sulla base di quanto ricostruito dai pm, a favorire il giro di denaro verso la Rosfert srl sarebbe stato il consigliere Costa «per compensare favori come il patrocinio dell’Ascom, della Camera di Commercio e articoli dei migliori giornalisti d’Italia». Il fritto misto Baldissero è stato protagonista di “C’è più Gusto”, kermesse organizzata lo scorso ottobre a Bologna da Repubblica. Nei giorni successivi, su RepTv è comparso un video di 5 minuti in cui Ferrua ne decantava le peculiarità, con annesso testo – condiviso dal Comune – in cui si legge: «È un piatto incredibile: dolce e salato, carne e vegetale. Una storia di stagionalità, sostenibilità ed eccellenza». Ferrua è stato sospeso in via cautelativa dalla direzione de Il Gusto, mentre il Gruppo Gedi sta concretamente valutando l’ipotesi del suo licenziamento.

A prescindere dagli eventuali risvolti penali della specifica vicenda, occorre ricordare che tra pubblicità e giornalismo vi è un limite invalicabile. Esso deriva dal diritto dei cittadini a essere correttamente informati, ma troppo spesso viene superato. Una chiara prescrizione è contenuta all’interno della Carta dei doveri del giornalista del 1993, dove si legge che «i cittadini hanno il diritto di ricevere un’informazione corretta, sempre distinta dal messaggio pubblicitario e non lesiva degli interessi dei singoli» e che «i messaggi pubblicitari devono essere sempre e comunque distinguibili dai testi giornalistici attraverso chiare indicazioni». Tale meccanismo rappresenta uno dei più comuni cortocircuiti dell’etica giornalistica. Sempre più spesso infatti, anche e soprattutto sui grandi media della carta stampata, si verificano casi di vera e propria pubblicità occulta resa indistinguibile dal resto dei contenuti giornalistici, un problema che sulle colonne d L’Indipendente abbiamo già analizzato a fondo in un focus intitolato “Come i media mainstream occultano la pubblicità facendola passare per informazione”.

[di Stefano Baudino]

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