Negli ultimi giorni, una squadra di ufficiali kenioti si è presentata davanti ai cancelli della Scuola Internazionale Still I Rise del Kenya minacciandone la demolizione per presunte irregolarità, ed offrendo una via d’uscita solo pagando una tangente. È quanto denunciato dal fondatore dell’organizzazione umanitaria, Nicolò Govoni. Still I Rise fornisce l’accesso all’istruzione ai bambini profughi di varie aree del mondo, e il denunciato tentativo di estorsione arriva in un periodo particolarmente difficile per il Kenya, colpito da un’ondata di fortissime alluvioni che ha distrutto il Paese, radendo al suolo intere case e causando decine di morti e feriti. In seguito alla richiesta della «tangente», Nicolò Govoni ha lanciato un appello di aiuto presto accolto dalle istituzioni italiane, e in seguito al quale si sono mosse tanto le autorità keniote quanto i bambini aiutati dalla ONG, dando vita a una vera e propria mobilitazione dal basso. L’Indipendente ha sentito lo stesso Nicolò Govoni per chiedergli maggiori informazioni in merito ai fatti denunciati.
Nicolò ha raccontato gli effetti disastrosi che hanno avuto le recenti alluvioni sul Paese africano, da molti descritte come «le più devastanti degli ultimi secoli». La scuola di Still I Rise sorge nell’agglomerato di Mathare, dove le alluvioni hanno causato almeno 16 morti e ingenti danni alle strutture e alle case degli abitanti. Mathare è una baraccopoli vicina alla periferia di Nairobi, capitale del Kenya, composta perlopiù da ruderi illegali dove la gente vive in condizioni di estrema povertà. A causa della catastrofe che si è abbattuta sul Paese, le autorità keniote hanno deciso di demolire tutte le costruzioni irregolari che si trovano a 30 chilometri dalla sponda del fiume esondato, fornendo a coloro che le abitano un indennizzo pari a 10.000 scellini (circa 70 euro).
Nei giorni precedenti alla visita da parte delle autorità, esercito e polizia stavano demolendo le baracche situate sulla sponda del fiume opposta rispetto a quella dove si trova la scuola, ma il 15 maggio gli ufficiali governativi hanno iniziato le operazioni di sgombero e abbattimento anche nell’area limitrofa alla scuola. Attorno alle 12.00 di quello stesso giorno – secondo quanto denunciato da Govoni – un membro delle forze dell’ordine accompagnato da militari dell’esercito si sarebbe presentato davanti ai cancelli dell’istituto, minacciando di demolire la scuola se Still I Rise non avesse pagato una tangente di 1 milione di scellini (equivalenti a circa 7.000 euro). Questo nonostante a Nicolò fosse già stato comunicato la scuola non sarebbe stata interessata dalle demolizioni: «se dovete demolire la scuola demolitela, ma non chiedetemi soldi», avrebbe affermato Nicolò in risposta alla richiesta. Nicolò ha dunque pubblicato un video denuncia lanciando un appello che sarebbe stato visionato dall’ambasciata italiana e dal nostro Ministero della Difesa, che avrebbero così contattato le autorità keniote.
In seguito ai fatti del 15 maggio, nella tarda mattinata di ieri, è arrivata una visita da parte di 10 ufficiali della Difesa e del Direttorato di Investigazione Criminale (DCI) accompagnati da 15 membri dell’esercito, i quali hanno svolto i dovuti lavori di verifica e raccolto le dichiarazioni dei testimoni. I membri del DCI hanno avvisato Nicolò che l’ufficiale di polizia che ha provato a estorcere denaro alla scuola è stato arrestato, ma ha annunciato l’apertura di ulteriori indagini analitiche da parte di una squadra di periti, che dovrebbero stabilire la distanza della scuola dalle sponde del fiume per eventualmente portarne avanti la demolizione. Nicolò ci tiene a sottolineare che «la scuola è stata costruita nel 1989, prima che io nascessi», e che l’edificio è regolarmente «registrato al catasto», oltre ad avere «ottenuto tutte le licenze dal Ministero dell’Istruzione un mese e mezzo fa». Nel pomeriggio di ieri, Nicolò e i bambini della scuola si sono dunque mobilitati armandosi di cartelli e striscioni, e sono andati a protestare presso la sede della rappresentante governativa del luogo, che di tutta risposta si è chiusa nel proprio ufficio, chiamando tre ufficiali a sgomberare l’edificio. Dopo tensioni interne alla struttura e tre ore di «occupazione pacifica», la protesta è terminata con il supporto degli altri addetti ai lavori.
Still I Rise è un’organizzazione umanitaria indipendente nata nel 2018 che offre istruzione d’eccellenza ai bambini profughi del mondo. Nel corso degli anni ha fondato scuole in Grecia, Siria, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Yemen e Colombia e ha promosso diversi programmi di sviluppo professionale, di supporto alla didattica e di sensibilizzazione sulla questione della povertà. La scuola keniota è stata eretta nel 2021 e offre un programma di Baccalaureato Internazionale ai profughi della zona. A ora, il destino della scuola risulta ancora in bilico, ma per Nicolò la protesta di ieri e il supporto della comunità locale e delle autorità costituiscono a tutti gli effetti «una prima importante vittoria». Still I Rise è una ONG controcorrente, nata dal basso, e che dichiara di rifiutare fondi istituzionali e governativi, sostenendosi solo attraverso donazioni private.
Rettifica ore 14:42 del 17/05/24: nella versione originale dell’articolo avevamo scritto che gli ufficiali della Difesa e del DCI kenioti arrivati presso l’istituto per raccogliere le deposizioni erano 25, che era invece il numero totale delle persone presenti, contando i militari. Ci scusiamo con i lettori per l’errore.
[di Dario Lucisano]