Continua la mobilitazione veneziana contro le grandi navi, in una città sempre più attiva dal punto di vista delle iniziative popolari. Durante il fine settimana, decine di cittadini ed esponenti del comitato No Grandi Navi hanno partecipato a una fantasiosa quanto efficace protesta contro il ritorno delle navi da crociera e i nuovi progetti di scavi in laguna, sorta al culmine di una serie di incontri, workshop, e assemblee urbane che hanno visto la partecipazione di numerosi cittadini e collettivi di artisti. La manifestazione è iniziata alle Zattere, per poi spostarsi con le barche dando vita a un vero e proprio “corteo d’acqua” che ha portato verso Punta Fusina, fermando una delle due navi che sarebbero dovute passare per il canale. A guidare il convoglio di circa 30 barche una gigantesca installazione raffigurante un pesce, a rappresentazione del precario ambiente lagunare veneziano, minacciato dal possibile ritorno delle grandi navi. Molti i manifestanti mascherati e vestiti, e ancor di più striscioni e cartelli realizzati dagli stessi gruppi di artisti locali ed internazionali che hanno partecipato agli incontri. Nonostante la pioggia, si è insomma mobilitata una ampia frangia dei cittadini, per rivendicare a gran voce che «la laguna è Venezia e Venezia è la laguna».
La protesta contro le grandi navi si è tenuta sabato 25 maggio e ha coinvolto diverse associazioni e realtà cittadine. A lanciare la mobilitazione è stato il gruppo No Grandi Navi, a cui si sono aggiunti collettivi di artisti, comitati cittadini, e il collettivo gastronomico Tocia, che ha preparato il pranzo per tutti. Come ci racconta Federica dello stesso collettivo No Grandi Navi, il presidio è iniziato su terra, alle Zattere, mentre parallelamente se ne è tenuto un altro a Punta Fusina. Dopo aver pranzato, il gruppo, armato dei cartelli artistici realizzati con il collettivo indonesiano Taring Padi e raffiguranti elementi della laguna, si è spostato a bordo di «una trentina di barchette», alla cui testa si trovavano tre piccole zattere che trasportavano l’installazione fatta appositamente durante la giornata di workshop tenutasi in occasione dell’apertura della Biennale in collaborazione con il collettivo di artisti di Mira Notte Blu. Anche le maschere sono state pensate durante la giornata di workshop e, parimenti al gigantesco pesce e ai cartelli, volevano rappresentare la realtà cittadina, e in particolare «il popolo della laguna». Nonostante la pioggia e la resistenza delle forze dell’ordine, il corteo d’acqua è riuscito a solcare il canale, impedendo il passaggio a una delle due navi che avrebbero dovuto attraversarlo. L’altra, invece, è stata fatta transitare proprio col supporto della polizia, che avrebbe impedito ai manifestanti di procedere fino al suo passaggio. Terminato il corteo, i dimostranti hanno raggiunto l’altro presidio a Punta Fusina dove è terminata la manifestazione.
Oggetto della contestazione sono stati i progetti della autorità portuale per tentare di riportare in via definitiva le navi da crociera all’interno della laguna. Nello specifico, i piani contestati punterebbero ad ampliare gli scavi sul canale dei petroli e su quello di Vittorio Emanuele, collegando la vecchia zona marittima. L’ampliamento delle aree, venduto come soluzione temporanea, permetterebbe il passaggio delle grandi navi, e «avrebbe un effetto devastante su tutta la gronda lagunare», specialmente la laguna sud, «che in questo momento rimane una di quelle parti di laguna ancora salva», nonché «ricchissima dal punto di vista di flora e fauna». Quelle di questo maggio fanno parte di quella che Federica definisce «seconda ondata» di contestazioni per le grandi navi. Queste sembravano infatti inizialmente essere state definitivamente allontanate nel mese di luglio del 2021, quando un decreto governativo aveva sancito che esse non sarebbero più potute arrivare a Venezia, a meno che non fosse stato costruito un molo offshore apposito grande abbastanza da soddisfare i requisiti necessari per il transito e la permanenza delle maxi-imbarcazioni. L’amministrazione ha così trovato una soluzione temporanea, adottando gli spazi di Marghera e Fusina come momentanei moli per l’attracco delle navi. Secondo il comitato No Grandi Navi, però, i progetti dell’autorità portuale punterebbero a rendere permanenti tali approdi provvisori, allargandone l’area. Si è così riaperta quell’ormai decennale battaglia, che solo all’apparenza sembrava terminata.
[di Dario Lucisano]
Via le grandi navi da Venezia subito, via le barche a motore termico da domani e via le barche che fanno onde da dopodomani.