lunedì 4 Novembre 2024

La battaglia transfemminista è una questione molto più complessa di come viene raccontata

Una delle battaglie più sentite dagli studenti del nuovo millennio è quella per una maggiore rappresentatività e inclusività delle persone trans. La questione transfemminista oltre a essere particolarmente cara ai ragazzi di oggi è forse la fonte dei confronti più aspri e divisivi con le vecchie generazioni. Le modalità con cui vengono portate avanti le rivendicazioni e il loro stesso contenuto vengono infatti spesso visti come troppo estremi dalle persone più adulte, anche se spesso, secondo i più giovani, essi ne ignorano le radici profonde. Proprio per questo è il momento di razionalizzare ...

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12 Commenti

  1. Mah. Va bene tutto, ma attenzione al fatto che il potere (mondialista) forse si è appropriato del tema e lo volge a suo favore costringendoci a dividerci su temi così e provando ad occultare quello più pericoloso dei rapporti sociali di produzione e di classe. Perché si parla di intersezionalità va bene, ma si rischia di diventare interclassisti magari trovandosi più d’accordo col miliardario trans e meno col proletario tradizionalista. Comunque in nessun caso si dovrebbe indurre negli adolescenti incertezza di genere e poi medicalizzarli con farmaci orrendi, come quelli che bloccano la pubertà. D’accordo con l’inclusione, coi diritti di tutti, ma per favore che non diventi il tema principale in un momento in cui siamo sull’orlo dell’autodistruzione senza che nessuno o quasi protesti e si mobiliti.

  2. Senza riferirsi in particolare all’autore dell’articolo, ma considerando il problema più in generale, viene da pensare che
    (con il pretesto di costituire una lotta alla discriminazione) venga fatta passare quella che invece è solo una ideologia
    (anche se sostenuta dagli interessi di forti lobby statunitensi): il non riconoscere il sesso biologico – comprese ovviamente le sue
    “conseguenze” – con il quale, volente o nolente, si è nati…
    Il problema è che, per perseguire i suoi scopi (sui quali si potrebbe discutere a lungo…), l’ideologia gender finisce (paradossalmente) proprio con il colpire in modo discriminatorio chi osa criticarla (“lesa maesta” ?). Infatti ha cercato di promuovere leggi (vedi d.d.l. Zan) che avrebbero avuto il risultato di togliere agli altri proprio quella libertà di parola e di pensiero che si pretendeva minacciata…

  3. Immaginavo il tenore dei commenti, spiace perché invece di subire il dividi et impera del capitale, dovremmo riflettere sulla lotta comune.

    Anche per scongiurare che istanze di lotta vengano ricondotte nel confortante alveo dell’individualismo che tanto fa comodo al sistema. Ma c’è ancora una così forte resistenza generazionale. E lo capisco, fa incazzare vedere la multinazionale farci la morale sull’inclusività mentre fuori c’è la morte, ma è proprio per questo che bisognerebbe capire cosa vuol dire transfemminista, per evitare che lo studente che sente sue queste battaglie finisca per farsi sedurre dal progressismo moderato.

    Perché alla fine, alla base, quello che vogliamo è esattamente la stessa cosa: la lotta anticapitalista contro un modello socio-economico che sta dimostrando sempre di più evidenti limiti.

  4. Con il femminismo, sono state portate modifiche alle leggi per cui una donna può denunciare un uomo sulla base della sola testimonianza personale, senza nessuno straccio di prova! Molti uomini sono finiti per strada e addirittura si sono suicidati. Ma qui a “L’Indipendente” questo argomento sembra non toccarlo nemmeno di striscio!

    • Questo però non c’entra nulla con il tema dell’articolo, non si sta parlando delle storture legislative o di casi particolari. L’articolo inquadra politicamente un fenomeno e cerca di inserirlo in un quadro di lotte anti sistema più ampio, come sempre tra l’altro fa L’Indipentente.

  5. Di sicuro la battaglia transfemminista è una questione molto più complessa di come viene raccontata in questo articolo, dove non vengono portati alla luce i lati ombra di questo movimento, dando, a mio parere, una visione parziale.

  6. 1)Il sistema patriarcale oggi NON esiste in quanto con gli stipendi attuali in Italia devono necessariamente lavorare sia l’uomo che la donna per mantenere una famiglia sono POCHISSIMI gli uomini che col solo loro stipendio mantengono una famiglia e rientrano nelle classi più che agiate hanno maggiordomo e domestica ed è quindi ben difficile capire se hanno una mentalità patriarcale in verità dove girano molti soldi tutti i problemi SI RISOLVONO 2)Nei Paesi dove è stata sperimentata l’autoidentificazione si è TORNATI INDIETRO. Ma vi immaginate in Italia? Un uomo ha un amico dentro un Ente Pubblico e tale amico gli dice che presto ci sarà un concorso, con quote rosa indi con una percentuale riservata alle donne. Egli va in comune e con fare lascivo dice “Salve da oggi sono donna!!”…”Ma come?” fa l’impiegato “Lei è sposato e ha tre figli”….”Questi non sono fatti suoi”risponde l’uomo”La legge è chiara se io mi sento donna mi deve registrare come donna!!Registri!!” E così dal giorno dopo è donna, fa il concorso come donna ed avendo una riserva sulla percentuale LO VINCE. Fa sei mesi di prova viene assunto definitivamente….va in Comune e RITORNA UOMO!!!!….Il concetto è volutamente ESTREMIZZATO ma tranquilli che succederebbe!!!

    • Premesso che continuo a non avere ben chiaro il tema dell’articolo e mi astengo dal dare un giudizio, faccio notare che il sistema patriarcale non si limita esclusivamente al fatto che sia l’uomo a portare a casa lo stipendio sufficiente a mantenere moglie e figli. È un tantino più complesso di così.

  7. Complimenti a Dario Lucisano per l’articolo: chiaro e che coglie bene i punti più importanti di queste teorie. Il “metodo” dell’intersezionalità, in particolare, mi sembra importantissimo per comprendere come le disuguaglianze, molto spesso, sono più profonde di quello che si creda. E non è solo una questione di genere.

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