giovedì 21 Novembre 2024

Speciale elezioni europee 2024: il programma del Partito Democratico

Il 15 maggio scorso, a tre settimane dal voto, il Partito Democratico ha presentato il suo programma politico per le elezioni europee. È composto da cinque capitoli ed è accompagnato dallo slogan “L’Europa che vogliamo”. Niente nomi all’interno del simbolo ma solo un riferimento ai Socialisti & Democratici (S&D), il gruppo politico in cui gli eurodeputati del Partito Democratico confluiranno. In linea con la natura dello speciale elezioni europee, analizzeremo le proposte riguardanti esclusivamente l’ambito comunitario, così da filtrare propaganda e misure irrealizzabili tra Strasburgo e Bruxelles.

Carta d’identità: Partito Democratico

Leader: Elly Schlein

Orientamento: Centro-sinistra. Tra le ideologie si annoverano progressismo, riformismo ed europeismo.

Gruppo politico al Parlamento europeo: Socialisti & Democratici (S&D)

Ultima legislatura: 19 eurodeputati eletti

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Cecilia Strada (nord-ovest), Stefano Bonaccini (nord-est), Elly Schlein (centro e isole), Lucia Annunziata (sud)

Programma

  • Adozione di un Patto sul Progresso Sociale a favore di “salario minimo europeo, rafforzamento della contrattazione collettiva, nuovi diritti per i nuovi lavori, regolamentazione dell’intelligenza artificiale e delle piattaforme digitali”; 
  • “Rendere permanente e rafforzare Next Generation EU (il fondo approvato per rilanciare l’economia europea dopo la pandemia di Covid-19, ndr), estendendolo a tutti i settori strategici e facendolo diventare una vera leva di politica industriale europea”;
  • Sì a un Fondo europeo sull’efficientamento energetico del patrimonio edilizio, così da alleggerire l’onere finanziario in capo alle famiglie;
  • “Promuovere una nuova governance economica che superi definitivamente l’austerity con regole di bilancio che guardino prima di tutto agli investimenti comuni e alla tutela dei posti di lavoro”;
  • Armonizzazione dei livelli di tassazione per eliminare i paradisi fiscali europei;
  • Riforma del Green Deal volta a coniugare giustizia sociale e giustizia climatica. “Servono incentivi e un grande piano di risorse per accompagnare lavoratrici, lavoratori e imprese in questo ineludibile cambiamento”. Allo stesso tempo vanno anticipati “i tempi di azzeramento delle emissioni nette per realizzare una economia europea carbon free strategicamente autonoma”, basata su rinnovabili e “flussi energetici del Mediterraneo”, provenienti principalmente dall’Africa;
  • Riforma delle politiche europee in materia di immigrazione. Superamento del Regolamento di Dublino per arrivare a una maggiore solidarietà nell’accoglienza tra i Paesi membri. “Ci impegneremo per un sistema europeo di vie d’ingresso legali e sicure in tutti i Paesi europei e su corridoi umanitari per chi fugge da situazioni di guerra e di crisi. Siamo contrari agli accordi di esternalizzazione delle frontiere che ledono i diritti umani dei migranti e giovano solamente ai regimi autoritari con cui vengono siglati”. Sembrano dunque lasciati alle spalle gli anni in cui il Partito Democratico firmava il memorandum con la Libia. Un copione già visto nel 2022, quando in campagna elettorale a Via Sant’Andrea delle Fratte si accorsero che Tripoli non rispettasse i diritti umani;
  • Accogliere nell’Unione “Balcani occidentali, Ucraina, Moldavia e Georgia, Paesi e regioni che guardano a noi come rifugio di libertà e democrazia”. Per Kiev, il Partito Democratico ribadisce la necessità del supporto economico, militare e diplomatico da parte dell’Unione europea;
  • L’UE deve farsi promotrice di una Conferenza Internazionale di Pace sul Medio Oriente. “L’Europa che vogliamo non può accettare che la reazione israeliana al terrorismo di Hamas si trasformi in una punizione collettiva del popolo palestinese. L’Europa che vogliamo deve rilanciare la soluzione dei due popoli, due Stati”;
  • “Superare il diritto di veto, rafforzare il bilancio europeo e il Parlamento europeo, introdurre nuovi strumenti di partecipazione democratica.

Le votazioni in Europa

  • Recovery Fund (10 febbraio 2021): voto a favore. L’indirizzo delle risorse del fondo (209 miliardi di euro) è stato definito dall’Italia attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);
  • Regolamento sull’identità digitale (29 febbraio 2024): voto a favore. La nuova identità digitale conterrà tutti i dati dei cittadini europei e permetterà loro di accedere a servizi pubblici e privati con un click, in tutta l’Unione. Norma che ha sollevato parecchi dubbi circa i possibili “effetti collaterali” in termini di sorveglianza e repressione;
  • Direttiva sulle emissioni industriali (12 marzo 2024): voto a favore. La norma prevede multe del 3% del fatturato annuo per gli allevamenti di medio-grandi dimensioni che non adottato le “migliori tecnologie disponibili” per minimizzare le emissioni inquinanti;
  • Nuovo Patto su migrazione e asilo (10 aprile 2024): voto contrario a sei delle dieci leggi che lo compongono. Il PD ha votato contro le procedure di asilo più rapide, che comportano analisi superficiali e incomplete, dunque un aggravamento di una situazione; lo screening alle frontiere, sempre più luoghi di impunità. Il Partito Democratico ha invece votato a favore del meccanismo di redistribuzione dei rifugiati non obbligatorio e di fatto bypassabile dai Paesi membri attraverso dei “contributi finanziari” o “un sostegno tecnico-operativo” (un meccanismo che dunque non supera il controverso regolamento di Dublino); di una procedura, attivabile a discrezione dei Paesi membri, che in poche parole garantisce l’accesso legale e sicuro all’Europa per le persone a cui l’ONU riconosce lo status di rifugiato;
  • Riforma del Patto di Stabilità (23 aprile 2024): astensione. Delle sue controversie abbiamo scritto più volte su L’Indipendente, sottolineando l’obiettivo principale della misura: limitare il più possibile l’intervento statale nell’economia per promuovere, invece, il ruolo dei privati secondo uno dei pilastri del modello economico liberista. La riforma rappresenta un cortocircuito dem, dal momento che in sede di votazione il partito si è astenuto mentre pochi giorni dopo ha inserito nel programma il superamento dell’austerity, che invece il nuovo Patto di Stabilità perpetua.

La comunicazione politica

Dopo le critiche per la sua comunicazione politica, Elly Schlein ha cambiato le carte in tavola e ha puntato forte sulla presenza social, con reel brevi su temi sentiti dall’agenda del pubblico (lavoro, sanità, servizi) e dirette con realtà vicine all’universo dem. Non mancano poi le foto e i video – spesso ritraenti la segretaria tra la folla – che chiudono gli appuntamenti elettorali appena passati. Saltato il duello tv con Giorgia Meloni, Elly Schlein ha ripiegato su attacchi a distanza, prontamente replicati dalla presidente del Consiglio.

Merita una menzione speciale la campagna elettorale di Antonio Decaro, sindaco di Bari candidato alle europee nelle liste del PD, che a maggio ha pubblicato uno spot diventato presto virale, che lo ritraeva intento a studiare il necessario per un’eventuale vittoria, dunque le lingue e i dialetti dell’Italia meridionale, così da far “finalmente sentire in Europa la voce del Sud”. Il video ha conquistato anche Matteo Renzi, esponente della lista Stati Uniti d’Europa ed ex segretario del PD, che ha commentato con l’emoj “🔥”.

In poche parole

Voto-truffa sì, voto-truffa no? Il Partito Democratico ha risposto presente, insieme a Fratelli d’Italia, Forza Italia e Azione, candidando la propria segretaria – nonché membro della Camera dei Deputati. In caso di elezione Elly Schlein, così come Giorgia Meloni, Antonio Tajani o Carlo Calenda, rinuncerà al nuovo incarico, mantenendo quello a Montecitorio. I voti raccolti, in parte facendo leva sulla deriva personalistica della politica, non andranno però persi e anzi saranno distribuiti tra gli altri candidati presenti nelle liste del PD.

Fa particolarmente riflettere, vista l’autodefinizione di forza “progressista, socialista e democratica”, la posizione del Partito Democratico di fronte al genocidio in corso a Gaza, che appiattisce e riduce la pluridecennale questione palestinese agli ultimi otto mesi, spacciando l’attacco della resistenza palestinese come momento estemporaneo e l’invasione totale di Israele a Gaza come semplice “risposta” e non come tassello coerente di una lunga storia di colonizzazione, apartheid e morte.

Per altri temi, come il lavoro e l’immigrazione, la segreteria Schlein propone un superamento del passato, inserendo nel programma il potenziamento dell’accoglienza a livello europeo, che deve passare anche per la cessazione degli accordi di esternalizzazione delle frontiere. La questione ambientale viene coniugata con quella sociale in modo da non lasciare ai soli lavoratori l’onere finanziario della transizione ecologica.

Più che ai lavoratori, nell’agosto scorso e dunque pochi mesi dopo l’insediamento di Elly Schlein, il Partito Democratico ha fatto un bel favore alla lobby della plastica. Al Parlamento europeo era in discussione un regolamento che prevedeva il riciclo entro il 2025 del 65% di tutti i rifiuti da imballaggio, con gli Stati membri impegnati a ridurre tali scarti del 5% entro il 2030, quando presso la Commissione per l’industria, la ricerca e la scienza, l’eurodeputata socialista Patrizia Toia (in forza al Partito Democratico) ha presentato una relazione che, attraverso più di 90 emendamenti, ha annacquato la proposta. A quanto pare la relazione è stata convincente, dal momento che è stata approvata con l’appoggio di tutto l’arco politico italiano presente all’Eurocamera.

[di Salvatore Toscano]

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