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Speciale elezioni europee 2024: il programma di Azione-Siamo europei

Azione si presenterà al voto dell’8 e 9 giugno con la lista Siamo europei. La formazione guidata da Carlo Calenda comprende altri otto tra partiti politici e movimenti: NOS, i Popolari Europeisti Riformatori, il Partito Repubblicano Italiano, il Movimento Repubblicani Europei, l’Associazione Socialista Liberale, la Democrazia Liberale, la Piattaforma Civica Popolare Riformatrice e il Team K. Confermata, dunque, la rottura con +Europa e Italia Viva, che invece parteciperanno alle elezioni con la lista “Stati Uniti d’Europa”. Entrambe le formazioni cercheranno di superare la soglia di sbarramento, raccogliendo almeno il 4 per cento dei voti totali, per poi ritrovarsi al Parlamento europeo nello stesso gruppo politico: Renew Europe [1]. Il 3 maggio scorso Siamo europei ha presentato un programma [2] in dieci punti, che riportiamo di seguito.

[3]

Carta d’identità: Siamo europei

Leader: Carlo Calenda

Orientamento: Centro. Tra le ideologie si annoverano liberalismo ed europeismo

Gruppo politico al Parlamento europeo: Renew Europe

Ultima legislatura: eletto 1 eurodeputato (di Azione). A febbraio 2024 si è poi unito ad Azione l’eurodeputato Fabio Massimo Castaldo.

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Elena Bonetti (nord-ovest), Carlo Calenda (nord-est, centro, sud e isole)

Programma

Le votazioni in Europa

La comunicazione politica

L’immagine fa la sua parte, soprattutto in campagna elettorale. La chiave del successo sta nella corrispondenza tra l’immagine trasmessa e quella percepita. In mezzo c’è un baratro profondo, buio, colmo di imbarazzo che rischia di trasformarsi in un tremendo autogol per i candidati che si espongono. Tra resoconti quotidiani sugli appuntamenti della campagna elettorale, sondaggi su Instagram e commenti su temi di attualità Carlo Calenda ha puntato forte sulla figura del politico del popolo, per il popolo e vicino al popolo. Il tutto accompagnato dall’inconfondibile cadenza romana, tratto personale che però performa nell’ottica di mostrarsi inscalfibile alla sopraggiunta vita politica, vista dai più come pratica immorale e decadente. A inizio maggio Calenda ha calato il carico con BlaBlaCarl, offrendo dunque a elettori, simpatizzanti o semplicemente curiosi un passaggio in macchina verso la prossima destinazione. Il costo della tratta? “Chiacchiere e caffè”.

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Della lista Siamo europei meritano poi due menzioni speciali Germano Craia e Massimo Seri. Il primo per un video [16] in cui ha illustrato la sua agenda a suon di “Adentro!”, parodiando il presidente argentino Javier Milei e il suo famoso slogan “Afuera!”. Non è stato da meno il sindaco di Fano, che ha realizzato un corto [17] in cui due ragazzi giocano con il suo cognome (“facciamo i seri”) invitando a votare per “un’Italia e un’Europa più forti”.

In poche parole

La discussione circa la presenza del nome del leader all’interno del simbolo della lista e tra le fila di quest’ultima – nonostante un incarico parlamentare o governativo – ha infiammato il dibattito pubblico delle ultime settimane. Siamo europei ha risposto presente in entrambi i casi, optando per la scritta Azione con Calenda nel logo e per il piazzamento del leader romano come capolista in quattro delle cinque circoscrizioni in cui sarà divisa l’Italia. Ipotesi che soltanto poche settimane fa lo stesso Calenda aveva rigettato, definendola una presa in giro per gli elettori. Il giro di valzer è stato giustificato al grido di così fan tutti, in riferimento alle scelte analoghe intraprese, ad esempio, da Giorgia Meloni, Elly Schlein e Antonio Tajani. Ad accomunarli è il fatto che, in caso di elezione, rinunceranno [18] all’incarico di europarlamentare, continuando con i propri impegni in Parlamento o al governo. Insomma, si tratta di un tentativo per accaparrarsi più voti possibili, che non andranno persi ma aiuteranno gli altri candidati della lista ad arrivare a Strasburgo.

Nel programma elettorale non vengono mai citate Gaza e la Palestina in generale. Il massacro realizzato da Israele, che ha assunto le dimensioni e la forma di un genocidio, viene liquidato con l’espressione “crisi in Medio Oriente”.

Siamo europei, così come le altre coalizioni costruite su un centro (Azione) circondato da vari punti periferici (gli altri otto partiti/movimenti), è tenuta insieme dal più classico degli do ut des. Il sostegno delle formazioni minori è funzionale al superamento della soglia di sbarramento, fissata per le elezioni europee al 4 per cento dei voti totali. In cambio, questi partiti e movimenti, a seconda della loro grandezza, del radicamento sul territorio e degli obiettivi a medio-lungo termine ottengono pubblicità, qualche nome nelle liste e la possibilità di avere un minimo di voce in capitolo rispetto a determinati temi.

Dei vari esponenti dei partiti minori in corsa con Azione soltanto Elena Bonetti è riuscita a ottenere la candidatura da capolista in una circoscrizione, quella del nord-ovest. Dopo aver abbandonato Italia Viva, con cui ha ricoperto il ruolo di ministra per le pari opportunità e la famiglia durante il governo Draghi, Elena Bonetti si è messa alla guida dell’associazione Popolari Europeisti Riformatori che, insieme alla Piattaforma Civica Popolare Riformatrice e a una delle correnti interne di Azione, rappresenta la linea cattolica della lista. Questa convive con il Partito Repubblicano Italiano, che nacque nel 1895 proprio dalla frattura Stato-Chiesa, con una profonda avversione nei confronti del potere temporale del Vaticano. Nella lista Siamo europei fa poi il suo esordio Nos, “il primo media-partito al mondo” creato dal fondatore di Will Media Alessandro Tommasi, che ha dichiarato: «non abbiamo l’ambizione di essere un partitino dello zero virgola. Vogliamo contribuire a mettere insieme tutti quelli che credono negli Stati Uniti d’Europa e nei valori liberaldemocratici».

[di Salvatore Toscano]