Circa quattro giornalisti su 10 che si occupano di questioni ambientali sono stati minacciati a causa del loro lavoro. L’11% ha persino subito violenze fisiche. È quanto ha rivelato un’indagine globale condotta su oltre 740 giornalisti e redattori di 102 Paesi. Il 43% di coloro che sono stati minacciati “talvolta” o “frequentemente” sarebbe stato in particolare preso di mira da persone impegnate in attività illegali come il disboscamento e l’estrazione mineraria. Circa il 30%, invece, è stato minacciato di azioni legali, a testimonianza della crescente tendenza di aziende e governi a ricorrere al sistema giudiziario per imbavagliare la libertà di parola su certi temi. L’inchiesta è stata condotta dall’Earth Journalism Network (EJN) e rappresenta la prima analisi sulle sfide affrontate dai giornalisti che si occupano delle questioni ecologiche.
Il rapporto dell’EJN in collaborazione con l’Università Deakin, in Australia, è stato pubblicato il 5 giugno col titolo “Covering the Planet report”. Secondo lo studio, i giornalisti che si occupano di ambiente sarebbero più soggetti a soprusi e minacce a causa del «clima ostile» che circonda la pratica del giornalismo ambientale; alle volte i casi di censura sfocerebbero addirittura nella violenza, tanto che, sempre secondo lo studio, «tra il 2005 e il 2016 si stimano 40 giornalisti uccisi a causa del loro lavoro relativo all’ambiente, più di tutti i giornalisti uccisi durante la guerra degli Stati Uniti in Afghanistan». Nonostante la maggior parte delle provocazioni avvenga in Paesi con un basso indice di libertà di parola, gli episodi di minaccia si verificano anche in Paesi che figurano tra i primi posti nelle varie classifiche sulla libertà di stampa, come per esempio la Finlandia, prima della classifica di Reporters Senza Frontiere.
Nello specifico, dei 744 giornalisti intervistati, 259 (il 35%) sostengono di essere stati minacciati “qualche volta”, mentre 31 (4%) riportano di avere ricevuto minacce “frequentemente”. Il tipo di minaccia più frequente risulta quella verbale con il 52% delle risposte, mentre al secondo posto si trovano le minacce online, con il 43%; a chiudere il podio arrivano le minacce legali, al 29%. Sempre il 29% delle minacce risulterebbe provenire dal Governo, mentre il 25% dalle aziende. In proporzione sembrano essere stati minacciati più uomini che donne (41% contro 36%), e il 39% avrebbe ceduto ai ricatti o alle intimidazioni e sarebbe finito per autocensurarsi. Di questi, la maggior parte delle persone dice di avere sentito l’urgenza di cancellare quanto scritto a causa di coloro che svolgevano attività illegali (42%), e solo l’1% in meno dice di averlo fatto a causa del Governo; la terza “ragione di autocensura” appare essere il responso pubblico (26%).
Il report EJN si concentra poi su altri dati e fornisce ulteriori statistiche, tutti studi rivolti a inquadrare le sfide che il giornalismo ambientale deve affrontare, tra cui figura anche la stessa difficoltà nella restituzione e nella gestione dei dati.
[di Dario Lucisano]