mercoledì 3 Luglio 2024

Un impressionante rapporto certifica le violazioni dei diritti umani negli USA

Un rapporto stilato da Amnesty International evidenzia che, nel 2023, la situazione dei diritti umani negli Stati Uniti è sensibilmente peggiorata. La sintesi della ricerca è impietosa: mentre gli USA si distinguono per i ripetuti ricorsi alla forza letale in molti Paesi del mondo, al loro interno sono in forte aumento le violenze della polizia – che hanno colpito in maniera sproporzionata le persone di colore – e i morti per violenza armata, che arrivano addirittura a toccare l’impressionante media di 132 al giorno. Sostanzialmente nessun progresso è stato compiuto in relazione alla prospettiva dell’abolizione della pena capitale, mentre continuano le detenzioni arbitrarie nella prigione di massima sicurezza di Guantanamo Bay, a Cuba. Mentre proliferano episodi di discriminazione e violenza contro le persone Lgbti, hanno subito un’impennata i provvedimenti normativi ostili nei loro confronti. In numerosi Stati è stato inoltre fortemente limitato l’accesso all’aborto, mentre alcuni di essi ne hanno addirittura sancito il divieto assoluto. Anche in termini di politiche ambientali è notte fonda, con la prosecuzione indiscriminata dell’utilizzo dei combustibili fossili e le persone a basso reddito che subiscono il forte impatto sulla salute dell’industria petrolchimica.

In merito all’uso eccessivo della forza, il rapporto di Amnesty ha attestato che nel 2023 le persone uccise a causa dell’utilizzo delle armi da fuoco da parte della polizia sono state 1.153. “L’uso letale della forza da parte della polizia ha colpito in maniera sproporzionata le persone nere, che costituivano quasi il 18,5 per cento delle morti causate dall’uso delle armi da fuoco da parte della polizia, sebbene rappresentino all’incirca il 13 per cento della popolazione”, si legge nel report. Inoltre, sulla base dei più recenti dati disponibili, riferiti al 2022, si attesta che che la violenza armata abbia causato la morte di “almeno 48mila persone”. Passi avanti contro la pena di morte sono stati compiuti solo dallo Stato di Washington, mentre il dipartimento di Giustizia “ha continuato a difendere le condanne a morte federali esistenti e ha cercato di ottenere il ripristino di altre in appello e l’imposizione di nuove in sede processuale”. In merito al capitolo sulle detenzioni arbitrarie, il report si sofferma in particolare su quanto ancora avviene nella base navale statunitense di Guantánamo Bay, a Cuba, dove nel 2023 molti prigionieri che erano stati sottoposti a torture, maltrattamenti e sparizioni forzate “hanno continuato a non ottenere giustizia, risarcimento o cure mediche adeguate” e “30 uomini musulmani erano ancora detenuti arbitrariamente e a tempo indefinito nelle mani dell’esercito Usa, in violazione del diritto internazionale”.

Amnesty sottolinea come “il governo degli Usa ha fatto ripetutamente ricorso alla forza letale in vari paesi del mondo”, continuando a “non fornire informazioni riguardo agli standard sui criteri legali e di condotta applicati dalle forze Usa nell’impiego di forza letale” e facendo uso, negli ultimi decenni, di “droni armati” in raid aerei “potenzialmente illegali”. Anche la situazione legata ai diritti dei migranti appare in peggioramento. Amnesty scrive infatti che le autorità USA “hanno continuato a portare avanti un sistema basato su detenzione arbitraria di massa dei migranti, sorveglianza e monitoraggio elettronico”, continuando “a fare affidamento al settore a scopo di lucro delle prigioni private per detenere persone in cerca di sicurezza”, aggiungendo che “le città hanno avuto difficoltà a fornire un riparo e servizi adeguati ai richiedenti asilo in arrivo, causando un aumento del numero di persone richiedenti asilo senza un alloggio o che vivevano in contesti inappropriati come stazioni di polizia o sistemazioni provvisorie collettive”.

Destano forte allarme i numeri riferiti alla violenza di genere, che colpiscono a “livello sproporzionalmente elevati” le donne amerindie e le donne native dell’Alaska. Si segnala, poi, la forte regressione sul tema del diritto all’aborto: in seguito alla decisione della Corte suprema del 2022 che aveva cancellato su tale diritto le tutele a livello federale, “15 stati hanno implementato il divieto assoluto d’aborto o divieti con eccezioni estremamente limitate, che avrebbero avuto un impatto sulla vita di milioni di donne e ragazze in età riproduttiva” e “molti altri stati hanno implementato leggi che hanno proibito l’aborto dopo le sei settimane, le 12 settimane o dopo le 15-20 settimane di gravidanza”, ha ricordato Amnesty. L’organizzazione ha inoltre recentemente messo in luce il fatto che “la rimozione dei contenuti relativi all’aborto sulle piattaforme social, accompagnata da motivazioni inadeguate o poco chiare”, rende negli USA “sempre più difficile accedere alle cure abortive e minaccia il diritto alla salute e all’autonomia personale”. Mentre nel corso del 2023 sono “drammaticamente aumentate” le norme anti-Lgbti approvate a livello statale, il report afferma come vi sia stato “un numero esorbitante di casi di violenza basata sul reale o percepito orientamento sessuale o identità di genere, specialmente a danno di persone transgender appartenenti a gruppi razzializzati” e solo il 54 per cento di persone Lgbti adulte “viveva in stati dotati di una normativa sui crimini d’odio che copriva l’orientamento sessuale e l’identità ed espressione di genere”.

Sulla questione ambientale, l’organizzazione ha attestato che gli USA hanno continuato “rifornire il mondo di plastiche prodotte da combustibili fossili, il cui impatto finiva col gravare soprattutto sulle comunità locali, colpendo in maniera sproporzionata le persone nere, altri gruppi razzializzati, le fasce di popolazione a basso reddito e coloro che avevano una limitata padronanza della lingua inglese”. L’esposizione a sostanze inquinanti emesse nella produzione di prodotti petrolchimici, aggiunge Amnesty, è “collegata ai diversi effetti sulla salute comunemente segnalati dalle comunità locali, specialmente tra i bambini, e comprendenti elevate percentuali di cancro, asma e problematiche respiratorie”.

[di Stefano Baudino]

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