A una settimana dalla chiusura delle elezioni europee la situazione politica in Francia è in subbuglio. Dopo la fragorosa sconfitta patita alle urne, il presidente Emmanuel Macron ha sciolto il parlamento e proclamato nuove elezioni che si terranno in due turni, il 30 giugno e il 7 luglio. Il destino del parlamento appare quanto mai incerto: la destra del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen risulta infatti il primo partito del Paese, ma dall’altro estremo delle aule parlamentari, la sinistra ha deciso di riunirsi costituendo il Nuovo Fronte Popolare, che a conti fatti si giocherà il primato alle urne con la controparte di destra. Con l’europeismo di Macron stretto nel mezzo e in posizione di minoranza, quindi, il prossimo voto francese potrebbe portare uno scossone con ampie conseguenze su tutto il continente europeo. La Francia sarà infatti il primo Paese di grandi dimensioni dove a giocarsi la vittoria saranno due poli contrapposti, di destra e di sinistra, entrambi guidati dalle proprie ali più radicali. Da una parte la leadership conservatrice ed euroscettica di Le Pen, dall’altra la sinistra contro i vincoli di bilancio, filopalestinese e per la pace in Ucraina di Jean-Luc Melenchon. Una sfida che certamente sarà attenzionata con un certa dose di terrore politico dalle parti della Commissione Europea.
La destra
Le prossime elezioni legislative in Francia si terranno il 30 giugno e il 7 luglio (il sistema elettorale francese è infatti a due turni). Data la situazione di frenesia in cui versa Parigi in questo momento, non è possibile determinare chi vincerà; le opzioni più papabili, però, parrebbero due: l’ultradestra o la sinistra radicale. Una lotta fra estremi, insomma, che in ogni caso porterebbe a uno sconvolgimento del Paese. Per quanto concerne il fronte di destra, quello di Marine Le Pen è indubbiamente il primo partito del Paese, e il risultato di schiacciante vittoria delle europee (in cui ha preso il 31,37% dei voti), ne è una testimonianza. L’estrema destra non è mai riuscita a salire al governo in Francia, ed è sempre stata marginalizzata dalle forze di centro. A questo giro, però, il RN ha visto un avvicinamento da parte Segretario del Partito Repubblicano Eric Ciotti. I Repubblicani sono sempre stati lontani dai partiti di ultradestra per via della loro ispirazione di stampo gollista.
Martedì Ciotti, ha dichiarato in una intervista di avere intenzione di aprire un dialogo con la destra di Le Pen, scatenando l’ira del proprio partito, con il quale non si era precedentemente consultato: per tale motivo, mercoledì gli organi di partito hanno indetto una riunione costellata da a tratti grotteschi episodi di boicottaggio da parte dello stesso Ciotti, il quale ha chiuso la sede del partito per evitare che i membri collegiali si incontrassero; la riunione si è tenuta comunque, proprio nella stessa sede, riaperta dalla segretaria generale, e in seguito a essa Ciotti è stato addirittura cacciato dagli organi di LR. Il giorno dopo la decisione dei vertici, però, Ciotti si è comunque presentato presso la sede del partito per andare in quello che egli definiva ancora «il suo ufficio», e ha presentato un esposto in tribunale, che ha deciso per un iniziale reintegro. A ora la situazione nel fronte repubblicano risulta ancora spaccata a metà: Ciotti ha detto che presenterà una lista di candidati in linea con le sue idee, mentre il partito ha dichiarato che le liste dei candidati che presenterà saranno diverse da quelle di Ciotti.
La sinistra
Il motivo per cui la destra gollista di LR si è spaccata dietro le dichiarazioni di Ciotti va ricercato anche nell’unione dei partiti della sinistra radicale annunciata il 10 giugno dal leader del partito La France Insoumise, Jean-Luc Melenchon. Questa era stata chiamata dal parlamentare dello stesso gruppo Francois Ruffin, che il 9 giugno ha lanciato, sulla scorta delle ultime legislative, un appello per riunire i partiti di sinistra – ossia la stessa France Insoumise, socialisti, comunisti ed ecologisti – sotto un’unica coalizione, in sole 24 ore firmato da 400.000 persone. Alle ultime legislative, la stessa coalizione è arrivata seconda per seggi in parlamento, mentre giusto il 9 giugno, presi tutti insieme, i singoli partiti alle europee hanno ottenuto il 31,58% delle preferenze. I problemi interni al Nuovo Fronte Popolare sono molteplici e sono dovuti alle discordanze di vedute interne nella sinistra francese, che già hanno contribuito a spaccare la coalizione dopo le ultime legislative. Ma è chiaro che alla guida della coalizione, in termini numerici di candidati presenti nei collegi e peso elettorale, sarà appunto il movimento di sinistra radicale di Melenchon, che nel proprio programma ha la ridiscussione dei vincoli di bilancio imposti da Bruxelles, la tassazione dei grandi profitti, il rilancio della sanità pubblica e dello stato sociale, nonché il riconoscimento dello Stato di Palestina, l’appoggio francese alla causa intentata alla Corte Internazionale contro Israele e la pace in Ucraina. Insomma, anche la vittoria della sinistra francese, vista da Bruxelles, sarebbe un duro colpo per gli equilibri che regolano il Vecchio Continente.
Il Centro e le altre opzioni
Una terza, ma decisamente più improbabile, opzione è quella che si costituiscano gli spazi per tirare su un’alleanza tra centro-destra gollista e centro macroniano, che tuttavia, vista la scissione interna a LR è ancora più difficile che si verifichi di quanto già non lo fosse prima delle europee. Altro scenario è quello messa in campo dallo stesso Macron, che intenderebbe costituire una sorta di larga intesa che renda conto della presenza di destra e sinistra radicali; questa, va sottolineato, avrebbe spazio solo se il vincitore delle elezioni (che sia Le Pen, o il Nuovo Fronte Nazionale) non riuscisse a trovare i numeri necessari – neanche a fronte delle dovute alleanze – per formare una maggioranza governativa. Inoltre, è importante rilevare come anche se dovesse costituirsi un governo largo, questo dovrebbe in ogni caso essere a guida della coalizione di maggioranza, che quindi finirebbe lo stesso per controllare l’esecutivo. Qualsiasi scenario si verifichi, insomma, le opzioni in campo per ora sembrerebbero solo due: o vince la destra, o vince la sinistra. E se Macron non ha davvero intenzione di dimettersi si costituirà quella che in Francia viene definita “coabitazione”, ossia quella situazione in cui il Presidente proviene da un’ala politica, e l’esecutivo da un’altra. Lo stesso Macron, però, ne uscirebbe decisamente ridimensionato.
[di Dario Lucisano]
Qualcuno sorriderà ma perfino Mao Zedong affermava che o si è di destra o si è di sinistra. (Yin e Yang). In Italia invece, qualunque sia l’ origine di provenienza, appena eletti, si gettano tutti senza ritegno nell’ ignavia del cosiddetto centro per farsi gli affari propri. Pensiamo ad una fune tesa sopra il baratro: gli estremi mantengono il sistema in equilibrio dinamico, il centro lo fa sprofondare…
Non sono le elezioni che hanno provocato un cambiamento, sono i Francesi stanchi dello stupido bisognoso di ripetizioni a vita per sembrare intelligente😂