giovedì 21 Novembre 2024

Secondo una ricerca i cibi ultraprocessati causano 350.000 morti l’anno in Europa

I cibi ultraprocessati causano centinaia di migliaia di morti ogni anno in Europa. Nello specifico, il consumo eccessivo di carne lavorata, bevande zuccherate e cibi grassi e salati provoca infatti annualmente nel nostro continente circa 390mila decessi. Si tratta di numeri che lo mettono poco dietro gli altri fattori di morte legati al consumo, ovvero il tabacco (oltre 1 milione di decessi) e alcool (420mila). Per questo motivo, l’OMS si è spinta a chiedere che i cibi ultraprocessati vengano trattati nelle politiche sanitarie pubbliche alla stregua di questi ultimi. Delineando tali dati, un nuovo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti evidenziato come i problemi di salute e i decessi prematuri riconducibili a questi settori stiano enormemente crescendo, anche e soprattutto a causa di tecniche di marketing “ingannevole” attuate al fine di influenzare interi sistemi – da quello sanitario a quello politico, da quello economico a quello mediatico – per interessi squisitamente commerciali.

In tutto, come attestato nel report dell’OMS, sono ben 2,7 milioni le persone che ogni anno muoiono in Europa – circa un quarto di tutta la mortalità – a causa di cibi ultraprocessati, alcool, tabacco e combustibili fossili. I dati degli ultimi anni hanno dimostrato che, nel nostro continente, un decesso su cinque attribuito a malattie cardiovascolari e cancro è stato il risultato di abitudini alimentari malsane. L’OMS ha dunque reagito sollecitando gli Stati ad applicare norme più severe sulla commercializzazione di prodotti insalubri, ma anche sulle pratiche monopolistiche e l’attività di lobbying che stanno alla base della loro proliferazione. La ricerca ha infatti messo in luce il peso delle politiche ingannevoli di lobby e portatori di interessi per celare i rischi legati a questi prodotti agli occhi dei consumatori e spingere i governi a non intervenire. “Un ostacolo importante che causa ritardi nell’attuazione delle politiche e delle normative relative alle malattie non trasmissibili è l’influenza delle grandi industrie commerciali”, si legge nel rapporto, che spiega che, a causa dell’“enorme impatto che le entità commerciali hanno sul mercato globale e sulla politica, la loro influenza sulla vita delle persone è immensa”. Infatti, “non sono solo i prodotti che queste industrie producono, promuovono e vendono, ma anche i loro meccanismi di generazione di profitto che possono avere un impatto negativo sulla salute delle persone”. L’OMS attesta come i ritardi nell’attuazione di politiche essenziali per la prevenzione delle malattie non trasmissibili (MNT) siano “allarmanti”. Infatti, “nonostante il potenziale” dei Paesi europei, con le “capacità esistenti in materia di salute pubblica” e “la disponibilità di esperti di primo piano”, la maggior parte di essi non è in grado di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite entro la scadenza del 2030, tra cui quello di “ridurre di un terzo la mortalità prematura dovuta alle MNT attraverso la prevenzione e il trattamento, e promuovere la salute mentale e il benessere”.

Il rapporto offre uno spaccato sulle tattiche utilizzate dall’industria, tra cui il lobbismo politico e la diffusione di false informazioni nei media, nonché una serie di pratiche finanziarie dannose e strategie di marketing mirate dirette a bambini e giovani. Proprio la mancata regolamentazione di tali pratiche ha consentito all’influenza commerciale di crescere, “perpetuando i danni alla salute causati dall’industria e in particolare il peso delle malattie non trasmissibili”. Il report rappresenta dunque un invito all’azione rivolto agli Stati europei affinché affrontino tale minaccia, imponendo “normative più severe” in settori quali la commercializzazione di prodotti dannosi per la salute, le pratiche monopolistiche, la tassazione delle multinazionali, i conflitti di interessi e l’attività di lobbying.

[di Stefano Baudino]

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