C’è anche l’Italia tra i Paesi contro cui la Commissione Europea ha ufficializzato l’apertura di una procedura d’infrazione per eccessivo disavanzo di bilancio, avvio di procedimento previsto per il prossimo luglio. La lettera di Bruxelles ha colpito il governo di Roma insieme a quelli di Belgio, Francia, Malta, Polonia, Slovacchia, e Ungheria. Nonostante il Commissario Europeo per l’Economia Paolo Gentiloni abbia detto che sarebbe un errore considerare tale procedura come una «gabbia di austerità», quello che arriva dalla tecnocrazia europea sembrerebbe configurarsi per l’Italia come una sorta di monito per un ritorno alle politiche di austerity, con la richiesta di presentare, entro il 20 settembre, un piano settennale di tagli alla spesa da 10-12 miliardi annui al fine di rispettare i parametri europei (massimo 3% di deficit e 60% nel rapporto debito/PIL).
L’avvio della procedura di infrazione per disavanzo eccessivo basato sul deficit è stata comunicata ieri con una nota stampa della Commissione Europea. Nel documento in allegato, si legge che il procedimento verrà richiesto dalla stessa Commissione il prossimo luglio ai sensi dell’articolo 126, comma 6 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), una delle due carte fondamentali comunitarie. Poco dopo l’annuncio, il Commissario Gentiloni è apparso davanti ai microfoni per rassicurare i giornalisti che l’avvio di una procedura di infrazione non implica un ritorno all’austerità, perché questo stesso procedimento va inserito all’interno del quadro del nuovo patto di stabilità, recentemente modificato. Gentiloni preferisce piuttosto parlare di una mossa volta a «indurre i Paesi a spese prudenti», o, per usare le parole del comunicato della Commissione, a “garantire la coerenza con il percorso di aggiustamento delineato nei piani a medio termine”. Nello specifico, infatti, l’Italia dovrà presentare i primi piani strutturali di bilancio nazionali a medio termine entro il 20 settembre 2024, rispettando i criteri che verranno elencati nella procedura di infrazione. Essa tra le altre cose prevederà meccanismi di sorveglianza rafforzata per i sette Paesi coinvolti
Quello che Gentiloni si è forse dimenticato di riportare, è che ieri stesso è stato pubblicato un lungo rapporto dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) che tra le altre cose tratta proprio della questione. Precisamente, l’UPB parla del tema nel capitolo dedicato alle “implicazioni per gli obiettivi di bilancio” del “nuovo quadro di regole di bilancio della UE”, ossia dello stesso Patto di stabilità citato da Gentiloni. Riguardo a esso, l’UPB avanza una stima delle spese concernenti l’aggiustamento “richiesto per rispettare il nuovo quadro di regole da parte dell’Italia”, che sarebbero pari a “0,5-0,6 punti percentuali di PIL all’anno su un sentiero di aggiustamento settennale”. Tradotto: per adeguarsi agli “aggiustamenti” del nuovo patto di stabilità, l’Italia dovrà portare avanti un taglio alle spese pubbliche pari a circa 10,25-12,3 miliardi di euro all’anno per sette anni. Per quanto la procedura vada ancora formalmente aperta e non se ne conoscano i dettagli, insomma, la nota della Commissione parrebbe presentarsi come una sorta di cartellino giallo per l’Italia, nell’ottica di un potenziale ritorno all’austerità.
[di Dario Lucisano]
Condivido parola per parola di Massimo V.
Non ci capisco nulla di economia ma percepisco chiaramente che la Commissione europea si comporta come una zecca. Una zecca. Cosa c’è da discutere. C’è da combattere.
Questo è l’unico obiettivo chiaro: “l’Italia dovrà portare avanti un taglio alle spese pubbliche pari a circa 10,25-12,3 miliardi di euro all’anno per sette anni.” Dovremmo tutti chiederci il perché di questa cosa. Inoltre, perché dobbiamo sottostare a questo tipo di rapporto tra PIL e Debito, e cosa si intende per deficit, in questo caso. Questo tipo regolamentazione dei conti, che non spiegano mai chiaramente! cozza con un discorso molto chiaro e semplice di emissione monetaria (deficit) necessaria agli scambi di merci e servizi, unica e sola funzione del denaro! Perdonatemi ma ci stanno prendendo per i fondelli e non ce ne rendiamo conto. Un’emissione a deficit controllato di una valuta va a solo vantaggio del welfare pubblico. Ma forse io vedo male le cose, o forse non possiamo fare questo tipo di discorso perché i singoli Paesi non controllano l’emissione della valuta “euro”. Ma soprattutto perché non è una valuta pubblica, ma privata (BCE), gestita da interessi privati. Questa è la verità, non le cavolate sulle effrazioni, inventate solo per guadagnare interessi su un deficit pubblico che non è un debito, ma privatizzando la moneta lo è, “magicamente”, diventato. Un debito dove il creditore è la BCE (privata) e il debitore sono i cittadini Europei! Prima o poi dovremo capirlo tutti.