mercoledì 25 Dicembre 2024

Nuova Caledonia: la Francia prova a fermare le proteste arrestandone i leader

In Nuova Caledonia, territorio d’oltremare francese, una delle ultime colonie europee esistenti, la situazione resta incandescente. Il territorio d’Oceania è infatti ancora attraversato da forti tensioni dopo i violenti scontri di quest’ultimo mese, dovuti al progetto di riforma costituzionale sulla modifica dell’elettorato per le elezioni del Congresso e delle assemblee provinciali. La polizia ha represso violentemente le manifestazioni, durante le quali diverse persone sono rimaste uccise e decine ferite. I danni sono stimati in un miliardo di euro. Il timore della Francia di aver perso il controllo sulla propria colonia ha anche spinto Macron in persona a volare a Noumea, capoluogo amministrativo dell’arcipelago. Mercoledì, la polizia della Nuova Caledonia ha effettuato 11 arresti tra coloro che sono ritenuti coinvolti nella protesta: tra questi vi è anche Christian Tein, capo della Cellula di coordinamento per le azioni sul campo (CCAT).

Il leader indipendentista Tein e altre 10 persone sono state arrestate per il loro presunto ruolo nelle proteste mortali che hanno travolto l’arcipelago nell’ultimo mese, secondo quanto riferito dai pubblici ministeri. Tein, capo del CCAT, l’organizzazione che ha organizzato barricate di protesta in tutta la capitale Nouméa, è stato l’unico arrestato nominato dal procuratore capo Yves Dupas. Secondo quanto riferito, gli arresti sono dovuti a reati di “criminalità organizzata”, che permettono il trattenimento dei sospettati fino a 96 ore. Il procuratore ha detto che le detenzioni fanno parte di un’indagine della polizia su una vasta gamma di sospetti crimini, tra cui complicità in omicidio e tentato omicidio, rapina a mano armata, incendio doloso e appartenenza a un gruppo creato per preparare atti violenti. Tein è stato arrestato nella sede del più grande partito politico indipendentista, l’Unione Caledoniana, emanazione del CCAT, mentre si preparava a tenere una conferenza stampa, come comunicato dal partito stesso. L’edificio è stato circondato dalla polizia e successivamente perquisito. In una dichiarazione, il presidente dell’Unione Caledoniana, Daniel Goa, ha esortato alla calma tra i manifestanti del CCAT e ha detto ai giovani di non rispondere a quella che ha definito una “provocazione”. I media locali hanno riferito che l’operazione di polizia ha causato la chiusura di molte attività commerciali, negozi e del municipio di Nouméa, per timore di ulteriori disordini.

Tein è stato tra le figure politiche pro-indipendenza che hanno incontrato il presidente francese Emmanuel Macron durante la sua visita lampo in Nuova Caledonia il mese scorso, un tentativo di sedare la rivolta effettuato dopo l’invio, da parte della Francia, di contingenti di gendarmi e forze speciali. Gli indigeni Kanak temono che la riforma costituzionale sulla modifica dell’elettorato per le elezioni del Congresso e delle assemblee provinciali della Nuova Caledonia diluirà ulteriormente il loro voto e renderà più difficile l’approvazione di qualsiasi futuro referendum sull’indipendenza, mentre Parigi afferma che la misura sia necessaria per migliorare la democrazia. Macron ha dichiarato, la scorsa settimana, di aver sospeso la riforma costituzionale proprio quando ha deciso di sciogliere l’Assemblea Nazionale per indire nuove elezioni dopo la brutta prestazione del suo partito nelle elezioni europee. Tuttavia, i gruppi pro-indipendenza vogliono che la riforma venga completamente ritirata prima che il dialogo sul futuro politico del territorio d’oltremare francese possa ricominciare, affermando che altrimenti non sarà possibile convincere i giovani manifestanti a lasciare le barricate.

Insomma, con la sospensione della riforma e le nuove elezioni alle porte, la situazione nel territorio d’oltremare francese non accenna a calmarsi e, anzi, è forse destinata a nuovi picchi di scontro e di rivolta, specie nell’ipotesi in cui salga al governo della Repubblica francese la destra di Marine Le Pen. Gli indigeni e gli indipendentisti non accetteranno che i loro desideri di costituire una società propria siano soffocati ancora una volta.

[di Michele Manfrin]

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