Non accennano a fermarsi le proteste dei giovani kenioti, che dalla settimana scorsa scendono in piazza contro la Finance Bill, il disegno di legge sulle finanze pubbliche che prevede l’introduzione di nuove tasse e l’aumento della spesa pubblica nel Paese per una cifra complessiva di 2,7 miliardi di dollari, fortemente caldeggiate dal Fondo Monetario Internazionale al fine di ridurre il deficit del bilancio. Le proteste, ampiamente organizzate e condotte attraverso i social da giovani per la maggior parte sotto i 30 anni, sono identificate dall’hashtag #OccupyParliament (“occupare il parlamento”) e #RejectFinanceBill2024 e mirano ad esercitare una pressione sull’esecutivo affinchè il nuovo disegno di legge sia abbandonato. Ieri, dopo una settimana di scontri e disordini che ha preso del tutto alla sprovvista l’esecutivo, il presidente del Kenya, William Ruto, si è detto disposto a dialogare con la popolazione. Con un post sul social X, Ruto ha dichiarato che «Il coraggio e l’unità che i nostri giovani hanno dimostrato nella gestione degli affari del nostro Paese sono incoraggianti. Li coinvolgeremo per discutere le loro preoccupazioni e costruire un Kenya migliore per tutti».
Le riforme, introdotte dopo l’intervento del Fondo Monetario Internazionale, sono rivolte a ridurre l’indebitamento dello Stato aumentando le entrate nel bilancio 2024/2025 e dovranno essere approvate entro il prossimo 30 giugno. Martedì 18 giugno, il parlamento si è riunito per discutere delle modifiche apportate alla legge finanziaria, le quali hanno eliminato alcuni dei provvedimenti inizialmente previsti, tra i quali l’IVA al 16% sul pane e sui servizi finanziari e quella al 2,5% sui veicoli a motore, ma procederà comunque con l’aumento delle tasse in molte altre forme, nel tentativo di appianare un debito pubblico che a dicembre 2023 ammontava ad oltre 82 miliardi di dollari.
Il contenuto della Finance Bill ha da subito sollevato lo scontento della popolazione, dando luogo ad un partecipato movimento di protesta che ha colto alla sprovvista l’esecutivo di Ruto e condotto per la maggior parte dai giovani della cosiddetta “Generazione Z” (ovvero nati tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000). Nonostante, secondo quanto riportato dai media locali, le proteste siano state per lo più di natura pacifica, hanno immediatamente incontrato una reazione «spropositata» da parte delle forze dell’ordine, intervenute utilizzando anche proiettili veri, oltre a manganelli, idranti e granate lacrimogene. I manifestanti sono scesi in piazza in almeno 20 contee e hanno paralizzato gran parte delle attività commerciali. A Nairobi, questi hanno tentato più volte di raggiungere il palazzo dove ha sede il parlamento, ma hanno incontrato la resistenza delle forze dell’ordine. Secondo i media locali, centinaia di giovani hanno subito arresti illegali, mentre molti altri sono stati feriti e una persona è stata uccisa da un colpo di pistola esploso da un poliziotto mentre cercava di fuggire. Secondo quanto denunciato da Amnesty International, almeno 400 persone sarebbero state arrestate (e poi rilasciate senza accuse) nella sola giornata di martedì a Nairobi, dove almeno 200 manifestanti sarebbero rimasti feriti da proiettili e lacrimogeni, mentre altre 115 sono state arrestate in altre 19 contee. In un comunicato reso pubblico oggi, Amnesty e altre ventisei organizzazioni hanno inoltre espresso preoccupazione per la possibilità che nel Paese venga bloccata la rete internet, al fine di impedire ai manifestanti di organizzarsi.
In un tentativo di contenere la rabbia della popolazione, il presidente Ruto ha aperto alla possibilità di instaurare un dialogo con i manifestanti. Tuttavia le proteste, connotate anche da una forte critica all’imperialismo statunitense nel Paese, rischiano di mettere in seria difficoltà l’esecutivo del presidente, alleato fedele di Washington.
[di Valeria Casolaro]
Ora toccherebbe all’Italia la svolta anti imperialismo USA, se non fosse che la sinistra Italiana è talmente infiltrata di agenti CIA e simpatizzanti tipo Letta, che è ancora più filo Imperialista USA della destra.
Speriamo che il futuro parta da un terzo mondo disposto a lottare per un cambiamento che coinvolga tutti! Una nuova epoca anticolonialista e antimperialista. Terzo mondo e giovani generazioni sono i nuovi soggetti rivoluzionari