Per avere la cittadinanza tedesca, gli stranieri che vivono in Germania dovranno esprimere fedeltà a Israele. È quanto ha stabilito il governo Scholz alla luce dei casi crescenti di antisemitismo e per frenare l’ascesa del partito considerato di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD). L’esecutivo teutonico ha quindi deciso di inserire un ulteriore requisito alla legge del 2021, che aveva accorciato a cinque anni i tempi per ottenere la cittadinanza. Gli stranieri che vorranno il passaporto teutonico dovranno dimostrare di condividere i “valori tedeschi”, tra cui il diritto di Israele a esistere. Oltre ai già previsti test linguistici e culturali, dunque, verranno aggiunte domande «sull’antisemitismo, il diritto di Israele di esistere e sulla vita ebraica in Germania», come ha spiegato la ministra dell’Interno Nancy Faeser. Saranno, inoltre, posti quesiti sulle responsabilità e sui crimini dei nazisti nei confronti del popolo ebraico.
Si tratta della risposta che l’esecutivo tedesco ha deciso di dare, ufficialmente, per limitare gli episodi di antisemitismo. Di fatto però essa risponde alla necessità di sopprimere le posizioni divergenti da quelle governative per quanto concerne la questione del conflitto israelo-palestinese che, dal sette ottobre scorso, si è trasformato in un eccidio quotidiano nella Striscia di Gaza. Avendo, infatti, Berlino accettato la controversa definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che identifica l’odio antiebraico con l’antisionismo, chiunque esprima critiche verso Israele o simpatizzi con la resistenza palestinese e il popolo di Gaza attraverso manifestazioni, discorsi, scritti o altri tipi di espressione, può essere accusato di antisemitismo. In questo modo, le statistiche sull’odio anti ebraico possono essere gonfiate fallacemente. Proprio nei giorni scorsi, il il responsabile per la lotta all’antisemitismo, Felix Klein, ha parlato di un «catastrofico» aumento i casi di violenza contro gli ebrei in Germania, basandosi sui dati dell’ultimo Rapporto annuale sui crimini d’odio contro gli ebrei.
Il governo tedesco ha anche inasprito le regole per le espulsioni degli immigrati, previste per chi «sostiene, saluta e glorifica» atti terroristici. Le espulsioni si applicheranno anche a chi mette un solo “like” a post che inneggiano il terrorismo. Il sospetto, però, è che queste regole verranno applicate anche nei confronti di chi semplicemente simpatizza per la causa palestinese esprimendo il suo sostegno al popolo di Gaza e, viceversa, la sua disapprovazione per le azioni di Israele. Non sarebbe la prima volta, infatti, che Berlino reprime in modo autoritario la libertà di espressione su questo argomento: lo scorso aprile, ad esempio, il ministero dell’Interno tedesco aveva emesso un divieto d’ingresso nel Paese per l’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis che avrebbe dovuto parlare al Congresso della Palestina a Berlino. Gli è stata negata, inoltre, anche la partecipazione digitale all’evento tramite collegamento o registrazione video e, da ultimo, la polizia tedesca ha annullato l’evento. Il politico greco, dunque, non ha avuto altra scelta che pubblicare online il suo discorso in cui sostiene i diritti umani universali in Palestina. Similmente, nel febbraio del 2023, la città di Francoforte aveva annullato il concerto del carismatico leader dei Pink Floyd e attivista Roger Waters, solo a causa delle sue critiche a Israele, definendolo «l’antisemita più conosciuto al mondo». Sempre nel 2023 Waters era stato indagato dalla polizia tedesca, che lo aveva accusato di «incitamento all’odio» per essersi presentato sul palco travestito da nazista, una performance che si ripete in maniera sempre uguale dal 1980 e caratterizzata da un evidente e inconfondibile scopo di denuncia.
Oltre alla fedeltà a Israele, coloro che vorranno prendere la cittadinanza tedesca dovranno anche dimostrare il loro sostegno all’uguaglianza di genere e alla democrazia. Si configura così uno scenario in cui si deve aderire incondizionatamente a determinati “valori” in un contesto che paradossalmente assume più i caratteri di un totalitarismo che di una democrazia, soprattutto per quanto attiene la questione palestinese. Anche a causa delle sue vicissitudini storiche, infatti, la Germania appare incondizionatamente succube alle posizioni dello Stato ebraico, a tal punto da arrivare ad imporre il suo sostegno a Tel Aviv per abbreviare la procedura che consente di ottenere la cittadinanza tedesca.
[di Giorgia Audiello]
Considerando la moltitudine di turchi ed islamici residenti in Germania mi sembra proprio Fuffa…
Se la sottomissione dell’Italia è parzialmente comprensibile perché l’Italia ha la forma di uno Stivale, non certo di una Corona, ma discutibile perché comunque uno Stivale con sperone e alato, la sottomissione della Germania è francamente ridicola: Mandate subito Scholz a Norimberga prima che Norimberga vada a Scholz!
Geniali!
I tedeschi perdono il pelo ma non il vizio!
😉
È chiaro, USA e Israele sono lo stato parallelo che governa la Germania.
Non mi meraviglierei se questa mossa costasse al attuale governo le prossime elezioni. D’ altronde la submissivita degli Stati Uniti e ancora peggio in pratica.
Mi pare inverosimile che una ideologia politica come il sionismo, con chiaro scopo di colonizzare delle terre senza riguardi per la popolazioni presente, venga messa a pari di un diritto umano. Figuriamoci le urla se un qualsiasi altro movimento fascista avesse queste aspirazioni.
Ma perché, c’è ancora gente che vorrebbe abitare in Germania????