giovedì 21 Novembre 2024

La corte suprema del Brasile ha depenalizzato il possesso di cannabis

Il Tribunale Federale del Brasile ha depenalizzato il possesso di droghe leggere per uso personale, ovvero per chiunque «acquisti, detenga, depositi o trasporti fino a 40 grammi di cannabis sativa o sei piante femmina». La decisione entrerà in vigore entro pochi giorni e rimarrà valida per i prossimi 18 mesi. In questo lasso di tempo, ha stabilito la Corte, il Congresso brasiliano dovrà stabilire in maniera permanente la quantità di cannabis che i cittadini potranno possedere. Fino ad oggi, non esisteva infatti in Brasile un criterio che distinguesse l’uso personale dal traffico di droga – valutazione che veniva fatta di volta in volta dagli agenti delle forze dell’ordine. Proprio per questo motivo, sostengono le organizzazioni della società civile, a risentire maggiormente della criminalizzazione delle droghe erano le comunità povere o socialmente svantaggiate. Sono migliaia, ad oggi, i brasiliani che stanno scontando pene detentive per reati legati al traffico di droga: oltre la metà di questi (il 68%) sono persone di colore, nonostante esse rappresentino meno di un terzo della popolazione totale del Paese.

Il Tribunale Federale Supremo ha stabilito che il trasporto di marijuana non va essere considerato un reato ma un’infrazione amministrativa, che non deve prevedere conseguenze penali quali l’iscrizione al casellario giudiziario. La sanzione, ad ogni modo, non dovrebbe prevedere più di un avvertimento sugli effetti della cannabis e la partecipazione a un programma o a un corso educativo. I giudici hanno inoltre stabilito che, a meno di prove che indichino con una certa chiarezza l’esistenza di attività di traffico di droga, la persona debba essere considerata come un consumatore (e quindi non incriminata per alcun reato) anche se trovata in possesso di quantità superiori a 40 grammi. Le forze dell’ordine potranno comunque valutare di procedere con il sequestro della sostanza, ma senza incriminare il soggetto per reati penalmente perseguibili.

In base a questi presupposti, il Consiglio Nazionale di Giustizia, oltre ad «adottare misure per conformarsi alla decisione», dovrà anche promuovere ispezioni carcerarie» al fine di «indagare e correggere gli arresti che sono stati ordinati al di fuori dei parametri stabiliti dalla Plenaria». In aggiunta, i giudici hanno stabilito che dovranno essere riviste e migliorate le politiche pubbliche pensate per aiutare i tossicodipendenti: «Nessuno nella Corte Suprema difende il consumo di droga» ha dichiarato Luís Roberto Barroso, presidente del Tribunale, «stiamo discutendo il modo migliore per affrontare questo problema e di ridurre al minimo le sue conseguenze per la società».

Il Brasile era rimasto uno degli ultimi Paesi dell’America Latina a criminalizzare il possesso di marijuana per uso personale, insieme al Suriname e alla Guyana. Nel Paese, il dibattito sulla depenalizzazione delle droghe prosegue dal 2015. Secondo l’opinione delle organizzazioni della società civile, proprio la mancanza di un criterio oggettivo che stabilisse la differenza tra ciò che può essere considerato un quantitativo ad uso personale da uno finalizzato allo spaccio ha permesso che il razzismo e altre forme di discriminazioni sociali abbiano potuto incidere parecchio nel favorire la carcerazione per reati di spaccio di persone svantaggiate o residenti nelle periferie. In particolare, le persone di colore rappresentano il 68% degli imputati per traffico di droga (i quali, secondo dati del 2017, costituiscono il 28% della popolazione carceraria, ovvero all’incirca 203 mila persone). La criminalizzazione, infatti, «amplifica le disuguaglianze perché colpisce maggiormente le comunità prive di diritti». Lo stesso giudice Barroso aveva in precedenza dichiarato in precedenza che «Se un ragazzo bianco e ricco della prospera regione meridionale di Rio viene sorpreso con 25 grammi di marijuana, viene classificato come consumatore e rilasciato. Tuttavia, se la stessa quantità viene trovata su un ragazzo nero povero della periferia della città, viene classificato come trafficante e arrestato» e sottolineato che «È questo che dobbiamo combattere».

[di Valeria Casolaro]

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