Nella seduta del Senato di giovedì 27 giugno, tra il silenzio generale, è stato approvato con voto di fiducia un emendamento al cosiddetto “Decreto Coesione” presentato solo due giorni prima, e destinato a cambiare le sorti del Piano “Italia 5G”. Nello specifico, l’emendamento stabilisce che “la localizzazione degli impianti nelle aree bianche oggetto dell’intervento è disposta anche in deroga ai regolamenti comunali di cui all’articolo 8, comma 6, della legge 22 febbraio 2001, n. 36”. Tradotto, significa che allo Stato sarà consentito di passare sopra l’amministrazione locale in merito alla installazione delle antenne per le reti 5G, anche quando i Comuni si oppongono. Le modalità con cui l’emendamento è stato avanzato, quelle con cui è stato votato e il suo stesso contenuto sono state criticate da alcuni sindaci, visto che quella delle antenne del 5G è una questione particolarmente cara ai primi cittadini italiani, che – spesso seguendo proteste che partono dalla cittadinanza – si stanno spesso rifiutando di costruirle all’interno dei confini amministrativi delle proprie città.
L’emendamento è stato presentato martedì 25 giugno dai Senatori Guido Liris e Vita Nocco di Fratelli d’Italia. Questo, come denuncia Legambiente, bypassa di fatto “il ruolo delle Amministrazioni comunali in tema di pianificazione delle installazioni nelle aree bianche” e potrebbe “esasperare gli animi e i territori, che ancora una volta si sentiranno esclusi dalle scelte governative che dall’alto impongono modalità non democratiche e di partecipazione“. Dopo tutto, le stesse “modalità” di discussione e approvazione del testo non farebbero che confermare tale dubbio: l’emendamento è infatti stato presentato solo due giorni prima, ed è stato soggetto a voto di fiducia, iter che ha impedito che venisse discusso nel merito in maniera adeguata. Critiche analoghe sono arrivate anche dal Sindaco di Massiana (La Spezia) Egidio Banti, che davanti ai microfoni spezzini ha sottolineato la contraddittorietà del Governo in materia di decentramento e autonomia, visto che «coloro che dicono di volerla allargare, nei fatti con provvedimenti di questo genere la annullano». Ironicamente, anche lo stesso decreto autonomia è stato discusso e votato secondo modalità che hanno generato non poche critiche da parte dell’opposizione.
In Italia la questione delle antenne 5G è da tempo al centro dell’attenzione mediatica. Non sono infatti pochi i comuni che ostacolano la loro creazione, invitando alla prudenza e chiedendo maggiori evidenze scientifiche che rassicurino circa gli effetti sulla salute dei cittadini. A mobilitarsi contro la costruzione di antenne sono anche privati cittadini, come nel caso dei cittadini del piccolo borgo di Cassol, o del caso Fleximan di questo marzo, che, sempre in Veneto, ha preso di mira proprio un antenna 5G.
[di Dario Lucisano]
Padroni ordinano servi eseguono
Il governo è una medda