lunedì 18 Novembre 2024

La Corea del Nord lancia l’alleanza per contrastare la NATO in Asia

In seguito all’esercitazione militare congiunta tra Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, svoltasi dal 27 al 29 giugno vicino alla Repubblica Popolare Democratica di Corea (Corea del Nord) e denominata “Freedom Edge”, la Corea del Nord ha espresso la necessità di un’alleanza formale anti-Occidentale e anti-Americana con il fine di contrastare quella che secondo Pyongyang è la strategia egemonica di Washington per accerchiare e sopprimere Stati sovrani indipendenti attraverso l’istituzione di una versione asiatica della NATO: «La situazione attuale richiede che gli Stati sovrani indipendenti costruiscano continuamente il potere di autodifesa per proteggere la sicurezza nazionale, rafforzando allo stesso tempo ulteriormente la cooperazione reciproca e l’assistenza congiunta, stabilendo così una struttura di forze in grado di sopprimere efficacemente l’intervento militare collettivo da parte di forze ostili. L’espansione del blocco di aggressione e lo scontro militare da parte degli Stati Uniti e dei loro seguaci, che stanno distruggendo la pace e la stabilità nella penisola coreana e nella regione, saranno sicuramente soppresse dalla risposta forte e coordinata di Stati sovrani indipendenti», si legge nel comunicato dell’agenzia di Stato nordcoreana. Da parte sua, il ministero della Difesa di Seoul ha affermato in una nota che l’esercitazione era una risposta al programma nucleare e missilistico della Corea del Nord, respingendo quindi le critiche di Pyongyang. Mentre gli Stati Uniti hanno affermato che l’esercitazione è volta esclusivamente a rafforzare la stabilità e la sicurezza nella regione.

L’accusa principale mossa dalla Corea del Nord agli USA è quella di voler creare una “NATO asiaticaper fini imperialistici, in quanto l’esercitazione Freedom Edge – ideata in occasione del vertice trilaterale di Camp David lo scorso anno – sarebbe «il prodotto dell’organizzazione, della sistematizzazione e della materializzazione del blocco militare triangolare USA-Giappone-Corea del Sud» e avrebbe diversi elementi in comune con la struttura organizzativa dell’Alleanza atlantica. Il documento sottoscritto al vertice di Camp David, infatti, include una dichiarazione in cui si afferma che, in caso di minaccia contro uno qualsiasi dei tre Paesi, essi dovrebbero immediatamente cooperare per rispondere congiuntamente. Il che richiama il principio della NATO di Difesa Collettiva contenuto nell’articolo 5 del Trattato. Inoltre, dopo il vertice dello scorso anno, USA, Giappone e Corea del sud hanno raggiunto l’integrazione nel campo dell’intelligence militare condividendo dati di allarme missilistico in tempo reale con il pretesto di rispondere a eventuali minacce missilistiche. Un elemento ulteriore che accomuna l’alleanza triangolare nella regione alla NATO è poi il fatto che quest’anno, per la prima volta, il blocco USA, Giappone, Corea del Sud ha condotto un’esercitazione multi dominio, vale a dire via terra, aria, mare e cyberspazio, come da prassi dell’Alleanza atlantica.

Secondo il governo nordcoreano, l’intenzione strategica degli Stati Uniti è quella di utilizzare «il blocco militare triangolare USA-Giappone-Corea del Sud come una carrozza a tre cavalli per guidare la loro strategia egemonica non solo nel nord-est asiatico, ma anche su scala globale», considerato anche il fatto che secondo un funzionario del Dipartimento USA, Giappone e Corea del Sud sono ottimi partner per rispondere alla “minaccia russa”. Il Giappone, dove sono schierati 54.000 militari statunitensi, è una delle più grandi basi militari all’estero della potenza a stelle e strisce, mentre la Corea del Sud ha ceduto il suo controllo operativo in caso di guerra interamente a Washington. Sulla base di ciò, il comunicato stampa dell’agenzia nordcoreana conclude che «il blocco militare trilaterale USA-Giappone-Corea del Sud è una macchina da guerra, una macchina aggressiva che può impegnarsi in un confronto militare che prende di mira altri paesi in qualsiasi momento sotto la direzione e il comando degli Stati Uniti». Da qui, la necessità di formare un’alleanza di Paesi non allineati alla politica imperialista americana.

L’iniziativa lanciata da Pyongyang segna un approfondirsi del divario tra le cosiddette nazioni “non allineate”, da un lato, e la sfera anglo-americana supportata dai suoi Stati “satelliti”, dall’altro, e segue il patto storico stipulato tra Russia e Corea del Nord il 20 giugno scorso, in base al quale i due Stati si forniranno assistenza militare reciproca e altri generi di aiuti nel caso uno dei due Paesi venisse attaccato da uno o più Stati ostili. L’accordo va inserito nel contesto più ampio della guerra tra Russia e Occidente con i Paesi del blocco atlantico che continuano a fornire armi a Kiev, consentendole anche di colpire in territorio russo. Proprio relativamente a quest’ultimo punto, il presidente russo Putin aveva avvertito gli Stati occidentali del rischio di una risposta simmetrica, che si sarebbe potuta tradurre nella fornitura di armi a Paesi ostili alle nazioni occidentali: poco tempo dopo tali dichiarazioni, il capo del Cremlino è volato in Corea del Nord e, successivamente, in Vietnam. Tra i punti salienti previsti dall’accordo firmato dal presidente nordcoreano Kim Jong Un e Putin vi è anche quello che punta alla «stabilità strategica globale e a un nuovo ordine internazionale giusto ed equo, rafforzando la cooperazione strategica e tattica».

L’iniziativa di un’alleanza militare antioccidentale in Asia appare, dunque, come un’estensione su scala regionale del patto stipulato con Mosca e conferma i rapidi sviluppi nell’ordine internazionale, dove sempre più Stati non sono disposti a sottostare all’egemonia occidentale, ma sono piuttosto propensi a contrastarla, definendo e inasprendo così la divisione tra i blocchi a livello globale.

[di Giorgia Audiello]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

2 Commenti

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria