lunedì 4 Novembre 2024

Nel silenzio generale la Turchia sta occupando il Kurdistan iracheno

Con la scusante di combattere i guerriglieri curdi, la Turchia sta di fatto occupando la regione del Kurdistan iracheno, nel nord dell’Iraq. Negli ultimi giorni l’escalation si è intensificata tanto in Iraq quanto in Siria, in una palese violazione della sovranità di ambedue i Paesi. Le mosse della Turchia stanno aumentando l’instabilità regionale, con il rischio di far scoppiare una guerra su di una scala più vasta a lungo termine, con implicazioni regionali e globali. Le azioni aggressive dell’esercito turco, tra cui posti di blocco, interrogatori ai cittadini per strada e sfollamento dei villaggi, dimostrano un’occupazione de facto della regione che mina la sovranità dell’Iraq e del popolo curdo. Il dispiegamento di un migliaio di soldati, centinaia di carri armati e veicoli blindati, insieme alla creazione di basi militari, solleva serie preoccupazioni sulle intenzioni della Turchia nella regione.

La recente escalation da parte della Turchia nel Kurdistan iracheno, con il pretesto di combattere i guerriglieri del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), costituisce una violazione della sovranità irachena e una minaccia alla stabilità regionale che sembrerebbe mirare a stabilire il controllo su aree strategiche, suscitando preoccupazione a livello locale e internazionale. La denuncia arriva direttamente dal KCK, Unione delle Comunità del Kurdistan, organizzazione politica curda impegnata nella realizzazione del confederalismo democratico in Kurdistan, comprendente i quattro partiti politici degli Stati da cui dovrebbe sorgere il Kurdistan: il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK, turco), il Partito dell’Unione Democratica (PYD, siriano), il Partito per la Vita Libera in Kurdistan (PJAK, iraniano) e il Partito della Soluzione Democratica del Kurdistan (PÇDK, iracheno). Il dispiegamento da parte della Turchia di carri armati, soldati e posti di blocco in profondità nel territorio curdo iracheno si configurerebbe come un chiaro tentativo di occupare questa parte di Kurdistan. Questo potrebbe portare a un’escalation della guerra a lungo termine, con implicazioni regionali e globali.

Secondo quanto riportato dai media del Kurdistan orientale (Kurdistan iraniano), da fonti locali e da esperti di questioni Kurdistan-Iraq, sembra che gli sforzi dell’esercito turco per occupare porzioni significative del Kurdistan iracheno abbiano raggiunto una nuova fase. I resoconti dei media, dei residenti della provincia di Duhok e degli esperti di sicurezza sulle questioni irachene indicano che la Turchia sta tentando di impadronirsi di aree strategiche chiave di Duhok con il pretesto di contrastare i guerriglieri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). Un rapporto pubblicato da Channel 8 rivela che, negli ultimi 10 giorni, l’esercito turco ha schierato ben 300 carri armati e veicoli corazzati nella regione del Kurdistan iracheno, ovvero nel nord dell’Iraq. Questa forza corazzata è ora di stanza nei villaggi intorno alla catena montuosa di Matina e nella regione di Bamerni, nella provincia di Duhok. Secondo questo rapporto, dal 25 giugno, quasi 1.000 militari turchi, insieme ai loro veicoli corazzati, sono stati posizionati tra i villaggi di Babira e Kani Blaff nella regione di Badinan. I militari hanno ispezionato i documenti d’identità dei cittadini, fermando e impedendo spesso il movimento dei curdi e occupando di fatto la regione irachena. Con queste azioni, la Turchia sembrerebbe mirare a stabilire una zona cuscinetto di sicurezza che si estende dalla regione di Shiladzi alla città di Batufa. In questo modo riuscirebbe a circondare una parte significativa del Kurdistan iracheno e recidere il collegamento tra i guerriglieri del PKK e altre aree del Bakur, ovvero il Kurdistan turco.

Le recenti offensive dell’esercito turco contro la catena montuosa di Matina sono iniziate dal lato orientale e hanno l’obiettivo di prendere il controllo delle basi del PKK e avanzare verso ovest attraverso le montagne. Negli ultimi tre giorni, l’operazione si è concentrata su un tratto di circa 20 chilometri da est a ovest di Matina. Secondo gli analisti militari, l’obiettivo finale della Turchia, con questo significativo rafforzamento militare, è quello di prendere il controllo delle montagne Gara, nella provincia di Duhok. Se la Turchia riuscirà in questo intento, il governo regionale del Kurdistan potrebbe perdere il controllo del 75% del suo territorio. In risposta ai vasti sforzi della Turchia per occupare il Kurdistan iracheno, Tevgeri Azadi, del Movimento per la Libertà, ha rilasciato una dichiarazione diretta ai gruppi politici della regione, chiedendo vigilanza e resistenza contro l’aggressione turca. La dichiarazione ha sottolineato la necessità che il popolo curdo e quello iracheno rimangano uniti contro l’invasione turca e sottolineato che il 22 e 23 giugno, con il pretesto di colpire i guerriglieri del PKK, la Turchia ha schierato centinaia di carri armati, veicoli corazzati e migliaia di truppe nella provincia di Duhok, nel Kurdistan iracheno. Questa misura è descritta come una minaccia significativa che fa parte di un piano più ampio per l’occupazione a lungo termine. Azadi ha condannato questa azione come una chiara violazione del diritto internazionale e un attacco alla sovranità irachena, criticando la mancanza di risposta del governo federale iracheno e sottolineando la cooperazione della famiglia curda Barzani con l’esercito turco. Il 26 giugno, il KCK ha rilasciato una dichiarazione in merito alla presenza militare turca in corso nella regione del Kurdistan e in Iraq. Nella sua dichiarazione, il KCK ha sottolineato le preoccupazioni per la mancanza di risposta da parte di Baghdad ed Erbil, considerata la capitale del Kurdistan iracheno, all’occupazione turca, descrivendola come una seria minaccia per il futuro delle comunità irachene. Il comitato per le relazioni estere del KCK ha avvertito che l’occupazione turca potrebbe diventare permanente e potenzialmente portare all’annessione.

In Siria, invece, da ieri pomeriggio, le città occupate di Bab, Azaz e Afrin sono testimoni di proteste contro la presenza turca in risposta alle pratiche razziste contro i siriani all’interno della Turchia, in particolare l’attacco alle famiglie siriane di domenica scorsa nella città di Kayseri, e la protesta contro il recente riavvicinamento tra Ankara e Damasco. Secondo le fonti, i manifestanti hanno bloccato la strada principale della città di al-Bab di fronte a una serie di camion turchi e li hanno attaccati e danneggiati. In alcuni filmati si possono vedere i manifestanti che abbattono la bandiera turca da un edificio del registro civile turco nella città di Azaz. Nella città di Afrin, attivisti hanno riferito che decine di manifestanti che chiedevano la partenza del governatore turco dalla città sono stati colpiti da colpi di arma da fuoco, davanti all’edificio “Seraya” e al comune della città, senza informazioni sulle vittime.

[di Michele Manfrin]

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