giovedì 21 Novembre 2024

Ripristino dei dazi e trattativa: l’UE a guida Orban cambia registro sull’Ucraina

L’inizio della presidenza di turno ungherese del Consiglio dell’UE sta già facendo registrare i primi cambi di passo nella gestione della questione ucraina, sia per quanto riguarda il conflitto in corso con la Russia, sia per la gestione europea dei rapporti con Kiev, specie per quanto attiene il settore delle importazioni agricole. Già la scorsa settimana, infatti, erano stati reintrodotti i dazi sull’avena ucraina e ora l’UE è pronta a reimporli da venerdì anche su zucchero e uova. Non stupisce che proprio ora che l’Ungheria di Orban ha assunto la presidenza di turno vengano ripristinati i dazi sulle merci di Kiev, considerato che i Paesi dell’est Europa, compresa Budapest, hanno sempre denunciato la concorrenza sleale di Kiev che invade i mercati europei con prodotti a basso costo, suscitando forte malcontento tra gli agricoltori dei Paesi confinanti. La decisione arriva pochi giorni dopo l’apertura dei colloqui di adesione dell’Ucraina all’Ue. Allo stesso tempo, dopo appena un giorno dall’inizio della presidenza del Consiglio Ue, il primo ministro magiaro è volato per la prima volta in Ucraina dall’inizio del conflitto con la Russia nel 2022, per «discutere di pace in Europa», come ha riferito su X il suo portavoce, Zoltán Kovács, esortando Kiev ad avviare negoziati con la Russia.

La visita di Orban a Kiev avviene nonostante la “vicinanza” di Budapest a Mosca e mentre il capo ungherese sta bloccando circa 6,5 miliardi di euro in aiuti militari all’Ucraina attraverso lo European Peace Facility, cosa che preoccupa non poco gli altri Stati europei che sostengono incondizionatamente Kiev e che ha portato il presidente ucraino Zelensky e Orban a scontrarsi più volte dopo l’inizio della guerra. Durante i colloqui, tuttavia, i due capi di Stato hanno «accettato di lasciarsi alle spalle le controversie del passato e di lavorare per migliorare le relazioni bilaterali, puntando a un accordo di cooperazione globale per l’Ucraina» ha riferito Kovács, il quale ha spiegato che i colloqui si sarebbero concentrati «sulle possibilità di raggiungere la pace e sulle questioni attuali delle relazioni bilaterali tra Ungheria e Ucraina». La soluzione proposta dal capo magiaro per raggiungere la pace, però, è molto diversa da quella degli altri Stati europei, per i quali la condizione necessaria è l’integrità territoriale dell’Ucraina. Orban, invece, ha dichiarato che «l’Ucraina dovrebbe proclamare il cessate il fuoco e avviare negoziati con la Russia», definendo l’impegno sull’Ucraina «la questione principale dei prossimi 6 mesi di presidenza ungherese dell’Ue».

Il “piano di pace” ungherese, tuttavia, non è disinteressato: l’incontro tra i due capi di Stato, infatti, è stato pianificato dopo il raggiungimento di un accordo di massima sui diritti della minoranza etnica ungherese che vive in Ucraina. Budapest, infatti, ha spesso accusato Kiev di limitare i diritti di circa 150.000 ungheresi che vivono nell’estremo ovest dell’Ucraina. La questione della minoranza ungherese, inoltre, è stata la principale motivazione con cui l’Ungheria ha giustificato la sua avversione all’inizio dei negoziati di adesione di Kiev all’UE. Non è un caso, dunque, che la nazione magiara abbia chiesto di riconoscere la regione ucraina della Transcarpazia come “tradizionalmente ungherese”, in cambio dell’accettazione di colloqui sull’adesione del Paese all’UE. Secondo alcuni osservatori, in caso di sconfitta ucraina, alcuni dei suoi territori di confine potrebbero essere annessi dalle nazioni limitrofe, tra cui Ungheria e Polonia, alimentando così il sogno nazionalista della “Grande Ungheria”.

Anche la decisione di reimporre i dazi sui prodotti alimentari ucraini arriva pochi giorni dopo l’inizio delle trattative di adesione alla comunità europea e sottolinea la complessità dei negoziati: l’Ucraina, infatti, è una potenza agricola in grado di produrre cibo a prezzi più bassi rispetto a quelli degli altri Stati UE e diventerebbe la principale beneficiaria dei sussidi agricoli dell’UE previsti dalla PAC (Politica agricola comune). Bruxelles aveva deciso di sospendere l’imposizione dei dazi sulle merci del Paese est europeo nel giugno del 2022 – quatto mesi dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina – per sostenere la nazione in guerra contro Mosca. Tuttavia, l’iniziativa ha suscitato animate proteste soprattutto in Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia, in seguito alle quali, lo scorso marzo, l’Ue aveva dovuto reintrodurre temporaneamente alcune tariffe doganali limitando le importazioni senza imposte. Ora, con la guida semestrale ungherese del Consiglio UE, a partire da venerdì prossimo saranno rimessi i dazi su zucchero e uova, mentre le tariffe sull’avena erano già state reintrodotte la scorsa settimana, con una cifra di 89 euro a tonnellata e dureranno fino a giugno 2025. Si registra, dunque, un cambio di registro nell’atteggiamento europeo verso Kiev che include anche una maggiore pressione per l’avvio di negoziati con Mosca. Considerata però la divergenza con gli altri Stati membri su quest’ultimo punto, appare difficile che Orban possa riuscire a tradurre i suoi sforzi diplomatici in iniziative concrete.

[di Giorgia Audiello]

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2 Commenti

  1. Se non erro la carica di Presidente di mister Zelensky è decaduta due mesi fa , elezioni non indette , partiti dell’opposizione messi fuori legge e violazione della costituzione Ucraina ; è questo il pilastro della democrazia a cui tutto l’occidente dovrebbe ispirarsi ?
    Detto questo mi chiedo se tutti gli accordi che firma con i vari paesi siamo giuridicamente legittimi, ma in fondo non sarebbe un male se cosi non fosse.
    Dubito che la Federazione Russa quando crollerà definitivamente il regime di Kiev e sarà il momento di sedersi al tavolo della resa faccia firmare qualcosa al piccolo dittatore di Kiev , ma probabilmente non sarà neppure presente .
    Ungheria e Polonia non aspettano altro che riannettersi alcune regioni dell’Ucraina ….. la visità di Orban chissà ,,,,

  2. Intanto è un buon inizio. Ciò mostra che il ” cattivo” Orban ha più sale in zucca di tutti i burocrati e guerrafondai europei. Se si pensa che l’Ungheria è un piccolo paese bisogna riconoscergli coraggio e visione politica. Nell’articolo si conclude con una certa dose di scetticismo per quanto riguarda l’efficacia della diplomazia di Orban. Io penso al contrario che con questa azione moltissimi altri paesi, più codardi e passivi, colgano l’occasione per mollare il sostegno a Zelensky, ormai diventato un personaggio sempre più imbarazzante sulla scena internazionale.

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