domenica 17 Novembre 2024

Gli USA daranno 176 milioni a Moderna per sviluppare il vaccino contro l’aviaria

Il governo degli Stati Uniti ha assegnato 176 milioni di dollari all’azienda farmaceutica Moderna affinchè questa possa continuare a sviluppare il vaccino contro l’influenza aviaria. Nel Paese stanno infatti aumentando le preoccupazioni del governo in merito al possibile diffondersi di una pandemia da virus H5N1, dopo che a marzo è stato segnalato un focolaio nei bovini da latte, che da allora ha infettato più di 130 mandrie in 12 Stati e tre allevatori. I fondi, erogati dalla U.S. Biomedical Advanced Research and Development Authority (l’autorità statunitense per la ricerca e lo sviluppo biomedico avanzati) serviranno a completare lo sviluppo e la sperimentazione in fase avanzata (la quale inizierà nel 2025) di un vaccino a base di mRNA. Sebbene la vaccinazione non sia al momento raccomandata a nessuno, all’interno delle agenzie governative si sta discutendo circa la necessità di vaccinare i lavoratori agricoli.

Moderna sta già lavorando ad un vaccino contro l’influenza aviaria, rimasto tuttavia fino ad ora in una fase anzora iniziale, che utilizza la medesima tecnologia mRNA impiegata per il rapido sviluppo e il lancio dei “vaccini” contro il Covid-19. I fondi, assegnati dal governo attraverso la Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA, un programma che si concentra sui trattamenti medici per potenziali pandemie), serviranno per continuare rapidamente lo sviluppo del vaccino, compresa una sperimentazione in fase avanzata prevista per il prossimo anno, se i primi risultati dello studio saranno positivi. Lo United States Department of Health and Human Services (HHS) ha fatto sapere che il progetto può essere rapidamente reindirizzato verso un’altra forma di influenza, allorquando dovesse emergere una minaccia diversa dalla forma del virus H5N1. Il contratto include quindi, se necessario, opzioni per accelerare la tempistica di sviluppo in base al possibile aumento dei casi negli esseri umani, alla gravità dei casi o alla trasmissione da uomo a uomo del virus o, addirittura, se dovesse emergere una nuova forma di virus.

Robert Johnson, direttore del programma di contromisure mediche presso l’HHS, ha detto che «è troppo presto per dire quante dosi Moderna sarà in grado di produrre». Gli scienziati temono che l’esposizione al virus nelle operazioni del settore del pollame e di quello lattiero-caseario possa aumentare il rischio che il virus muti e acquisisca la capacità di diffondersi facilmente tra le persone, innescando una pandemia. Dawn O’Connell, assistente segretario per la preparazione e la risposta dell’HHS, ha detto che il rischio per il pubblico in generale rimane basso e che la vaccinazione non è attualmente raccomandata per nessun segmento della popolazione. Tuttavia, all’interno delle agenzie governative si sta discutendo dell’utilità di vaccinare i lavoratori agricoli, ha affermato Nirav Shah, vicedirettore principale el Centers for Disease Control and Prevention (CDC).

O’Connell ha anche detto che l’HHS sta negoziando anche con Pfizer per un vaccino a mRNA contro l’H5N1 e che il governo si aspetta di avere altri annunci su prossimi vaccini contro il virus H5N1. Entrambi i vaccini Moderna e Pfizer utilizzano l’RNA messaggero, la tecnologia utilizzata nei prodotti inoculati per il COVID-19. Alla fine di maggio i funzionari statunitensi avevano l’acquisto del vaccino dal produttore CSL Seqirus, la quale potrebbe già fornire 4,8 milioni di dosi. Alcune di queste dosi potrebbero essere disponibili già questo mese, ha detto O’Connell, e potrebbero essere utilizzate per inoculare i lavoratori agricoli e altri soggetti a rischio di esposizione al virus.

Don Prater, direttore del Centro per la sicurezza alimentare e la nutrizione applicata della Food and Drug Administration (FDA), ha spiegato che gli esperimenti di laboratorio dell’agenzia negli Stati Uniti continuano a confermare che la pastorizzazione inattiva il virus dell’influenza aviaria nei prodotti lattiero-caseari. La FDA sta continuando a condurre test sui prodotti lattiero-caseari al dettaglio per tracce l’influenza aviaria e ha messo in guardia contro il consumo di latte crudo.

[di Michele Manfrin]

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