Un’inchiesta condotta dal quotidiano Wall Street Journal (WSJ) svela quanto accade internamente al Word Economic Forum, l’organizzazione fondata e presieduta dall’economista tedesco Klaus Schwab. L’inchiesta del giornale statunitense, per cui sono state sentite le testimonianze di dipendenti ed ex dipendenti, rivela una «atmosfera tossica» vissuta all’interno dell’organizzazione, in particolare a causa della discriminazione nei confronti delle donne, delle persone di colore e degli over 50, con molestie e mobbing da parte di colleghi e funzionari. Mentre dunque da un lato il WEF si professa come organizzazione attiva nell’inclusione sociale, nella sostenibilità e nella progettualità del futuro umano, lavorando da decenni alla costruzione di tale immagine, l’inchiesta sembrerebbe far emergere una realtà del tutto differente.
L’inchiesta svela l’ambiente di lavoro tossico celato dietro le quinte del forum economico più famoso del mondo. Dipendenti ed ex dipendenti del WEF, intervistati dal giornale, hanno portato alla luce una serie di discriminazioni, molestie e mobbing a danno di donne, persone di colore e over 50. Emerge così come, quando qualche anno fa Schwab decise che l’organizzazione aveva bisogno di abbassare l’età media dei dipendenti, fu individuato un gruppo di collaboratori sopra ai 50 e venne incaricato il capo delle risorse umane (che allora era Paolo Gallo, ex dirigente della Banca Mondiale) di licenziarli tutti. Quando Gallo si rifiutò di farlo, venne licenziato anche lui. I dipendenti intervistati dal WSJ hanno inoltre raccontato delle lamentele interne riguardo alla discriminazione razziale, dopo che i manager bianchi del Forum hanno usato più volete la parola “negro” per indicare i dipendenti neri. Questi ultimi hanno più volte sollevato lamentele formali ai leader del Forum, anche per il fatto di essere stati scavalcati per le promozioni in favore di persone bianche.
Per quanto riguarda la discriminazione, le molestie e il mobbing nei confronti delle donne, almeno sei di queste sono state espulse dallo staff o hanno visto le loro carriere arenarsi quando erano incinte o tornavano dal congedo di maternità. Un’altra mezza dozzina di donne ha descritto invece molestie sessuali subite per mano di alti dirigenti, alcuni dei quali lavorano tuttora al WEF. Due di esse hanno dichiarato di essere state molestate sessualmente, anni fa, da personaggi illustri durante i raduni del Forum, anche a Davos, dove ci si aspettava che il personale femminile fosse a completa disposizione dei delegati. Addirittura, alcuni degli intervistati hanno affermato che le donne sono abitualmente sessualizzate e oggettificate, anche dallo stesso Schwab: «Se ti ritrovi da sola con lui, potrebbe fare commenti scomodi sul tuo aspetto», riporta un testimone all’interno dell’inchiesta.
Sul suo sito, il WEF smentisce le accuse mosse dal Wall Street Journal, sostenendo di essere un’organizzazione attenta alle denunce interne, con audit che si svolgono regolarmente secondo gli «elevati standard di governance» in un quadro di «principi chiari, una politica di tolleranza zero nei confronti di qualsiasi forma di molestia e discriminazione, formazione obbligatoria per tutto il personale, canali di segnalazione riservati e un processo di indagine approfondito». Nella nota che il WEF ha pubblicato per commentare l’articolo del WSJ viene scritto: «È profondamente deludente che il Wall Street Journal stia consapevolmente pubblicando affermazioni palesemente false per caratterizzare in modo errato la nostra organizzazione, la nostra cultura e i nostri colleghi, incluso il nostro fondatore».
Vale la pena sottolineare che Dow Jones, editore del Wall Street Journal, è un partner del Forum e ha una presenza di alto profilo all’evento annuale di Davos. Questo però, come giusto che sia nel giornalismo, non ha impedito la pubblicazione dell’inchiesta che svela quanto accade dietro le quinte dell’organizzazione senza scopo di lucro, nonché think tank più influente degli ultimi anni, che genera più di 400 milioni di dollari di entrate annue e ha oltre 1.000 dipendenti sparsi nelle sue varie sedi nel mondo.
[di Michele Manfrin]
Non serve a niente che tutti i giornali ci riempiono di scandali ogni giorno se l’origine è sempre la follia Faraonica dell’organizzazione di tipo Piramidale del Mondo che se avesse successo, sappiamo con certezza porterebbe alla fine della vita umana e verremmo sostituiti dagli insetti, come la storia dell’Egitto insegna.
Resto che l’ebete di Obama, magari qualcuno glielo dica, prima i suoi antenati hanno capito il pericolo e sono scappati in Kenya, poi sono finiti in USA ancora a costruire Piramidi, ma hanno proprio il vizio allora, possibile che se lo siano dimenticato loro Nilotici, gli Ebrei e i Mandarini tutti diventati scemi da non capire che l’umanità va organizzata come il cervello umano, senza capi o sottomessi perché gli uomini come i neuroni del cervello valgono tutti uno?