venerdì 19 Luglio 2024

Napoli: misure cautelari per chi protesta contro la censura della RAI su Gaza

Il tribunale di Napoli ha emesso misure cautelari nei confronti di quattro cittadini che il 13 febbraio scorso avevano partecipato alle proteste sotto la sede cittadina della RAI, contro la censura in atto sulla TV pubblica riguardo al genocidio israeliano in corso in Palestina. Secondo i giudici, i quattro avrebbero commesso atti di “resistenza e violenza” contro i poliziotti schierati per impedire l’irruzione dei manifestanti dentro la sede RAI. Questo nonostante le immagini mostrino chiaramente come la carica sia partita dalle forze di polizia, che hanno manganellato i manifestanti, alcuni dei quali si sono difesi utilizzando calci e aste delle bandiere.

A denunciare il provvedimento del giudice è un gruppo di attivisti napoletano, che ha raccontato l’inaspettato risveglio dei quattro cittadini interessati. Secondo quanto spiega il gruppo, gli attivisti coinvolti sarebbero stati svegliati verso le 6.00 di mattina dall’arrivo delle forze dell’ordine, che li avrebbero condotti in questura per la consegna di quattro obblighi di firma, con conseguente identificazione. In aggiunta a ciò, sarebbero state richieste misure cautelari anche per altri 14 partecipanti alla manifestazione del 13 febbraio, per i quali nello specifico pare sia stata richiesta l’emanazione di una serie di divieti di dimora, non ancora convalidati dal GIP. «Questa vicenda ci porta ancora una volta a ragionare sullo stato della democrazia del nostro Paese», e si configura come «l’ennesimo tentativo di criminalizzarre le lotte», hanno dichiarato gli attivisti. Essa si pone sulla scia della sempre più serrata stretta contro le manifestazioni di dissenso che sta portando avanti l’attuale esecutivo, tra leggi di criminalizzazione della disobbedienza (come quella contro gli ecoattivisti), e sempre più frequenti episodi di violenza (come il recentissimo caso dei No TAV). Per tale motivo, il gruppo di attivisti ha lanciato un presidio, che si terrà oggi stesso a Napoli, alle ore 10.00 davanti alla sede Rai.

I 18 cittadini finiti sotto il mirino della questura sono accusati di avere commesso atti di “resistenza e violenza” contro le forze dell’ordine in occasione dei fatti del passato 13 febbraio, quando i cittadini napoletani si sono mobilitati per protestare contro gli episodi di censura portati avanti dalla RAI. Le manifestazioni di dissenso contro la televisione di Stato si sono poi diffuse in tutta Italia, arrivando anche a Bologna, Palermo, Firenze, Roma, Milano, e tante altre città. In quelle settimane, la società civile si era riunita per contestare la narrazione a senso unico condotta dal servizio pubblico d’informazione a sostegno di Israele nella copertura mediatica del genocidio che quest’ultimo sta compiendo a Gaza. Una linea editoriale che si palesava, e palesa tutt’ora, ogni giorno attraverso servizi parziali e approfondimenti di parte, volti a deumanizzare le 38 mila vittime civili palestinesi. A febbraio, questa stessa linea editoriale si è fatta carne nel particolare clima di silenziamento che si è respirato a Sanremo, dove i cantanti Dargen D’Amico e Ghali hanno chiesto il cessate il fuoco e lo stop al genocidio, finendo di tutta risposta censurati. Le loro prese di posizione hanno infatti scatenato le critiche dell’ambasciatore israeliano a Roma, a seguito delle quali l’ad della RAI Roberto Sergio ha ribadito che «ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano – e continueranno a farlo – la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas, oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele ed alla comunità ebraica è sentita e convinta». Nel comunicato non ha invece trovato spazio alcun riferimento al genocidio realizzato da Tel Aviv nella Striscia di Gaza

[di Dario Lucisano]

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