Ikea torna al centro della bufera, dopo un’ultima indagine di Greenpeace in seguito a cui l’organizzazione ambientalista ha lanciato un’inedita petizione: “Ikea dice che la casa è il luogo in cui tutto ha inizio”, ma dobbiamo impedire che “nelle nostre case finiscano le foreste vetuste”. Questo lo slogan che gira attorno alla nuova raccolta firme dell’organizzazione ambientalista, fondata su un’ultima inchiesta che rileva come sette aziende romene che lavorano e producono mobili per la multinazionale svedese paiano ottenere il propri legno da alcune delle ultime foreste vetuste d’Europa, situate nei Carpazi del Paese. Queste, nello specifico, sono foreste che dovrebbero risultare particolarmente protette poiché non intaccate dall’essere umano sin da tempi remoti, e dunque dotate di caratteristiche simili alle antiche foreste primarie. Nonostante esse siano in teoria tutelate dalla legislazione UE, le foreste romene e il loro probabile sfruttamento da parte di Ikea tornano così al centro dell’attenzione, dopo anni di segnalazioni e denunce finite sotterrate da un clima di omertà generale.
La raccolta firme di Greenpeace è rivolta a Jon Abrahamsson Ring, CEO di Inter Ikea Group. “Le nostre vite dipendono da una natura sana, ma la direzione che abbiamo intrapreso verso la produzione di massa e il consumo eccessivo, ne sta determinando la distruzione. E Ikea, l’azienda di cui Lei è amministratore delegato, è ancora parte del problema”; così l’organizazione ambientalista si rivolge all’amministratore delegato della multinazionale svedese, chiedendo che l’azienda dia un taglio allo sfruttamento delle foreste secolari romene. La petizione ruota attorno all’ultima indagine della stessa Greenpeace, relativa alle foreste romene sfruttate da Ikea, redatta in data 10 aprile. Dopo l’inchiesta, compilata dopo una visita in prima persona delle foreste vetuste del Paese, sono stati identificati i depositi dove il legname viene trasportato e lavorato, così come i mobilifici che vengono riforniti. “In base a informazioni pubbliche” Ikea risulta “il principale cliente della maggior parte dei mobilifici indicati nell’indagine di Greenpeace” e “c’è quindi un’alta probabilità che il legno proveniente da foreste vetuste e aree ad alto valore di conservazione finisca nei mobili IKEA venduti in vari Paesi dell’UE, inclusa l’Italia”. Secondo Greenpeace, in queste foreste, alcune delle quali sarebbero “aree protette ‘Natura 2000’, cioè parte di una rete europea di siti ecologici designati per la conservazione della biodiversità e degli habitat”, crescerebbero alberi “di età compresa tra 120 e 180 anni”. Il loro abbattimento, insomma, si configurerebbe come un ingente danno ambientale e paesaggistico.
Non è la prima volta che Ikea finisce sotto inchiesta da parte di giornali e associazioni ambientalistiche. Già nel 2021 l’azienda era finita al centro di una inchiesta giornalistica che provava come i suoi mobili fossero realizzati grazie al disboscamento illegale delle foreste siberiane, mentre l’anno precedente le false dichiarazioni sulla provenienza del legno giustificarono un procedimento penale amministrativo del Dipartimento Federale dell’Economia (DEFR) in Svizzera. Eppure, è almeno da luglio 2015 che la multinazionale è al centro della bufera per lo sfruttamento delle foreste che utilizza come fonte di approvvigionamento del legno, così come rilevato da una inchiesta del giornale Romania Insider, pubblicata nel giugno del 2016.
[di Dario Lucisano]