Hamas, Fatah e altre 12 fazioni palestinesi hanno siglato a Pechino un accordo per mantenere il controllo sulla Striscia di Gaza una volta terminata l’aggressione Israeliana. L’accordo segna un nuovo, significativo tentativo di collaborazione tra le due principali forze politiche palestinesi, i cui rapporti sono profondamente incrinati dal 2006 – quando Hamas riuscì ad assumere il pieno controllo politico della Striscia di Gaza. L’accordo è giunto al termine di tre giornate di colloqui, durante le quali sono stati discussi i termini per definire un «governo di riconciliazione nazionale» volto a bloccare «gli sforzi israeliani» di controllo dell’area. Tra i punti principali dell’accordo vi sono la formazione di un governo di unità nazionale ad interim, la formazione di una leadership palestinese che superi le divergenze passate e collabori come fronte unito e la libera elezione di un nuovo Consiglio Nazionale Palestinese.
In un comunicato diffuso su X, il capo dell’ufficio stampa di Fatah, Mounir al-Jaghoub, ha condiviso i punti salienti dell’accordo stipulato a Pechino. Le fazioni firmatarie si sono impegnate ad implementare gli accordi di unità nazionale, grazie all’aiuto di Egitto, Algeria, Repubblica Popolare Cinese e Federazione Russa, al fine di creare «uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale, in conformità alle risoluzioni delle Nazioni Unite, e a garantire il diritto al ritorno [alle proprie terre per i palestinesi profughi, ndr] in conformità con la Risoluzione 194». Le parti hanno inoltre concordato in merito al «diritto del popolo palestinese a resistere all’occupazione e a porvi fine», oltre che sulla formazione di un «governo temporaneo di riconciliazione nazionale» che unifichi tutte le fazioni palestinesi nell’ottica di «raggiungere un’unità palestinese globale nel quadro dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), unico legittimo rappresentante del popolo palestinese». Tutte le fazioni hanno inoltre dichiarato di aver «accolto con favore il parere della Corte Internazionale di Giustizia, che ha confermato l’illegalità della presenza, dell’occupazione e degli insediamenti israeliani sul territorio dello Stato di Palestina». Esse si impegnano a contrastare «le continue violazioni contro la benedetta moschea di Al-Aqsa» e altri luoghi sacri di Gerusalemme, tanto islamici quanto cristiani, oltre a sostenere i prigionieri detenuti nelle carceri israeliane. Per implementare quanto contenuto nella dichiarazione, le fazioni hanno deciso di creare un meccanismo collettivo ed «espresso collettivamente il loro apprezzamento per gli sforzi della Repubblica Popolare Cinese e della sua leadership» per raggiungere tale accordo.
L’annuncio di un accordo per una resistenza nazionale che mette d’accordo tutte le fazioni e che sia riconosciuto dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP, ovvero lo Stato Palestinese) non è stato accolto con favore dal governo israeliano, con il ministro degli Affari Esteri, Israel Katz, che ha commentato su X che «La sicurezza di Israele resterà nelle mani di Israele» e accusato Mahmoud Abbas, leader di Fatah e dell’ANP, di «abbracciare gli assassini e gli stupratori di Hamas». Questo perché, secondo tutte le risoluzioni nazionali e secondo le posizioni esplicitate da USA ed Europa, il legittimo governo nella Striscia di Gaza spetta ai palestinesi. L’esistenza di una Autorità Nazionale rinnovata, che metta d’accordo tutte le fazioni politiche per la formazione di un governo unitario, formalmente riconosciuto dallo Stato di Palestina, rende dunque difficile sostenere l’esistenza di una “dittatura di Hamas” a Gaza, e quindi la conseguente “necessità” di proseguire “legittimamente” l’aggressione senza contravvenire a tutti i trattati internazionali siglati dallo stesso Stato di Israele, primi tra tutti gli Accordi di Oslo del 1993 (che riconoscevano il diritto palestinese all’autogoverno nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania che avrebbe dovuto essere garantito proprio dall’ANP).
[di Valeria Casolaro]
Bella notizia, peccato che gli attori coinvolti non abbiano a cuore la causa palestinese ma siano mossi esclusivamente da strategie geopolitiche volte a creare un bipolarismo tra oriente ed occidente. Sarebbe bello poter attuare quanto sancito a Pechino, ma realisticamente non potremo più assistere alla nascita di uno stato palestinese, in primis perchè nessuno realmente lo vuole.
Grazie Valeria C. Notizia importante, dato che Hamas è stata finanziata da Niet e Israele per delegittimare la politica moderata di Fatah…
A parte tutte le considerazioni sulla politica estera Cinese, che sembra porre delle pezze sulla strategia violenta USA-SION…, questo mi sembra un passo veramente fondamentale per la creazione di uno stato PALESTINESE.
Notizia non da poco questa! La Cina che entra anche nello scacchiere mediorientale, con le sue modalità diplomatiche e silenti. Voglio vedere lo spazio che verrà dato a questa notizia sui giornali mainstream (quindi il 95% del mondo dell’informazione italiano)
È ora che Israele torni nella sua cuccia e smetta di ringhiare.