Ieri, martedì 23 luglio, a Washington DC, in occasione della visita di Netanyahu, centinaia di attivisti ebrei si sono riuniti presso una sala del congresso statunitense, per protestare contro la presenza del Presidente israeliano nel Paese; qualche secondo dopo avere iniziato il sit-in, oltre 300 persone sono state arrestate. Questa la denuncia di Jewish Voice for Peace, ONG che ha organizzato il presidio che da anni si batte per i diritti del popolo palestinese. I manifestanti sono entrati nella rotonda della Cannon House armati di striscioni e vestiti con una maglietta rossa con le scritte “Not in our name” (non in nostro nome) stampata davanti e “Stop arming Israel” (basta armare Israele) sulla schiena. Scopo dell’azione dimostrativa proprio quello di chiedere un embargo di armi nei confronti dello Stato ebraico, e denunciare la presenza di Netanyahu negli Stati Uniti, ritenuto responsabile delle atrocità che si stanno consumando in Palestina.
Il presidio di ieri si è tenuto in occasione della visita di Netanyahu negli Stati Uniti, la prima dall’escaltion del 7 ottobre. Il discorso del Primo Ministro israeliano al Congresso è previsto oggi. Scopo della visita è quello di «ancorare» il sostegno da entrambi i partiti a stelle e strisce in vista delle prossime elezioni che si terranno a novembre: «a prescindere da chi il popolo americano sceglierà come prossimo presidente, Israele rimane l’indispensabile e forte alleato dell’America in Medio Oriente», ha detto lo stesso Netanyahu in un comunicato. L’incontro con Biden è previsto per domani, e quello con Kamala Harris avverrà in separata sede. La protesta, di contro, è stata organizzata per chiedere un blocco ai finanziamenti e all’invio di armi verso Israele. In tempi più che celeri, le forze dell’ordine si sono mosse per arrestare i presenti, circa 400 per Jewish Voice for Peace, e circa 200 secondo la polizia. I dimostranti sono stati fermati con l’accusa di avere violato una legge contro “l’affollamento e l’ostruzione“.
La visita di Netanyahu agli Stati Uniti arriva in un momento difficile tanto per gli USA quanto per Israele. Washington è infatti alle prese con la campagna per le elezioni presidenziali, che ha recentemente visto il Presidente Joe Biden ritirarsi dalla corsa a favore della sua vice Kamala Harris, e il candidato repubblicano Donald Trump scampare a un attentato. In Israele, invece, il premier Netanyahu sta perdendo sempre più consensi mentre in generale lo Stato ebraico risulta sempre più sotto sotto pressione, tanto sul fronte diplomatico, quanto su quello bellico: recentemente, la Corte Internazionale di Giustizia ha dichiarato illegali gli insediamenti israeliani in Palestina, mentre intanto gli Houthi hanno attaccato Tel Aviv dichiarando di avere l’intenzione di continuare a farlo fino a che Israele non interromperà l’assedio di Gaza.
[di Dario Lucisano]
Vietato protestare pacificamente e pensarla diversamente dai nuovi nazisti e fascisti.
Per nascondere la vergogna alle TV, ma tutti li abbiamo visti su Internet in diretta🤣😂😹