giovedì 25 Luglio 2024

Produrre l’acciaio italiano col nucleare: firmato un controverso accordo

La Federazione delle imprese siderurgiche italiane (Federacciai) ha firmato un protocollo d’intesa con il gruppo francese EDF e gli italiani Edison, Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare allo scopo di fare dell’Italia «la prima nazione in Europa e nel mondo a produrre acciaio “green” grazie a un mix energetico che include il nucleare». I firmatari valuteranno le opportunità di coinvestimento nel nuovo nucleare e, in particolare, nella realizzazione in Italia di piccoli reattori modulari (SMR). L’accordo, seppur siglato in un Paese come l’Italia, dove il ricorso all’energia nucleare è stato bocciato da due referendum nel 1987 e nel 2011, appare in linea con il Piano Nazionale Energia Clima (PNIEC) del nostro Paese, con il quale il governo Meloni ha annunciato di voler coprire con il nucleare l’11% del mix energetico nazionale entro il 2050.

La finalità formale dell’accordo consiste nel rendere l’Italia leader nella produzione di acciaio sostenibile, o “green steel” Per questo motivo, si prevede la produzione di acciaio con un’impronta di carbonio ridotta, utilizzando fonti energetiche “pulite”. L’impiego dell’energia nucleare sarebbe giustificato dal fatto che essa viene considerata una fonte di energia a basse emissioni di carbonio: il suo utilizzo potrebbe dunque comportare il significativo abbassamento delle emissioni di CO2 rispetto ai metodi tradizionali di produzione di acciaio – che vedono invece l’utilizzo dei combustibili fossili -, in linea con gli obiettivi di sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici. Nonostante i cittadini italiani si siano dichiarati contrari al nucleare in due specifici referendum, nel 1987 e nel 2011, nella nuova proposta del Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) pubblicata e inviata a Bruxelles dal ministero dell’Ambiente, che definisce le politiche e le misure finalizzate a raggiungere gli obiettivi per abbattere le emissioni climalteranti, reso obbligatorio dai regolamenti europei, si prevede anche uno scenario sul nucleare. L’esplicito intento dell’esecutivo è infatti quello di sviluppare fino a 8GW al 2050 per coprire l`11% della richiesta nazionale, con una possibile proiezione verso il 22%. Contro la proposta del governo hanno firmato un durissimo comunicato Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente, Transport&Environmen e Wwf Italia, che hanno evidenziato come l’inserimento nel Pniec del nucleare sia “totalmente irrazionale”, dal momento che la “apertura alle tecnologie nucleari fissili, che in realtà nulla hanno di nuovo (ad iniziare dai fallimentari Small modular reactor), dopo che in Italia ben due referendum si sono espressi in senso contrario, avrebbe comunque tempi ben più lunghi di quelli dettati dalla traiettoria della transizione”, senza considerare “i rilevanti rischi ambientali connessi e la bassissima accettabilità sociale”.

Sono molti gli studi che indicano come il nucleare, anche quello di ultima generazione, non sia affatto conveniente come viene descritto. Solo dieci giorni fa, per esempio, il governo della Scozia ha affermato che affidarsi a eolico e solare sia ben più vantaggioso rispetto a produrre energia attraverso l’utilizzo di mini reattori nucleari. Lo ha fatto, in particolare, armonizzando i dati presenti in un documento diffuso nel novembre 2023 dal Dipartimento per la sicurezza energetica e net zero (DESNZ) del governo britannico, da cui emerge come i costi di generazione dell’eolico offshore, dell’eolico onshore e del solare su larga scala siano ben più bassi rispetto a quelli del nuovo nucleare. A indicare che, a livello di costi, le rinnovabili rappresentano le tecnologie più efficienti al fine di contenere le emissioni di CO2 è anche il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc). Sul punto si è espressa anche l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), che ha attestato che nel continente europeo – sia in relazione ai costi di produzione che a quelli di sistema – le rinnovabili continueranno ad essere più convenienti rispetto al nucleare al 2030 come anche nel 2050. Secondo quanto descritto in un rapporto redatto da scienziati della Stanford University e della University of British Columbia, i mini reattori nucleari produrranno inoltre molte più scorie radioattive rispetto alle centrali convenzionali. Scorie per le quali, tra l’altro, l’Italia non è ancora riuscita a individuare un adeguato luogo di deposito.

[di Stefano Baudino]

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2 Commenti

    • direi solo un busuness per le multinazionali che continuano ad acquistare terreni sottraendoli anche all’agricoltura ed alle aree verdi. Che poi siano effettivamente green è tutto da dimostrare sia per il funzionamente che per lo smaltimento . Perchè non proviamo a riparlare di quanta CO2 e non solo si mangiano gli alberi e le piante in genere , oltre a fornire bellezza e frescura? Certo non aiutano a produrre l’acciaio. Il nucleare ? Boh! comunque mi sorge un’altra domanda . Qualcuno sa dirmi cosa non si è ancora comprata la Francia delle industrie italiane?

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